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Lutto

Ci lascia a soli 64 anni una leggenda del calcio dilettantistico: se ne va uno dei dirigenti più amati

L'ex direttore sportivo di Sant'Angelo, Legnano e Seregno stroncato da un malore improvviso: domenica era sugli spalti a vedere Milan-Pavia

Eros Pogliani

Chi tiene insieme uno spogliatoio quando il vento soffia contro e la classifica fa paura? Chi rimette ordine nelle carte, sistema la rosa e ridà fiducia a un ambiente scottato? Nel calcio, spesso, sono i direttori sportivi a giocare la partita più dura, quella che non finisce sui tabellini ma resta nella memoria di chi vive il club ogni giorno. Il calcio dilettantistico oggi piange Eros Pogliani, stroncato da un malore improvviso: se ne va una figura di riferimento del panorama dirigenziale, uno di quelli che in trincea ci andavano sul serio, tra telefono bollente, colloqui interminabili e scelte coraggiose.

UN PROFESSIONISTA DI CREDIBILITÀ
Eros Pogliani era conosciuto e riconosciuto per due qualità che nel mestiere pesano come un rigore al 90’: competenza tecnica e credibilità. Non slogan, ma sostanza. Nelle società in cui ha lavorato ha sempre lasciato un’impronta concreta, di quelle che si vedono quando cambiano i risultati e, prima ancora, quando cambia il clima attorno alla squadra. Non cercava riflettori, cercava soluzioni. Una telefonata in più, una visita al campo, un confronto schietto: il suo stile era pratico, diretto, da uomo di spogliatoio con la scrivania come campo base.



IL SUO METODO: ROSA EQUILIBRATA, IDEE CHIARE
Qual era il suo playbook? Pogliani amava costruire rose equilibrate, mettendo insieme l’esperienza dei “senatori” e la freschezza dei giovani. Un mix che nel calcio è un’arte: saper dosare minuti, responsabilità e gerarchie, perché l’alchimia non nasce per caso. Con i veterani portava dentro il club carattere e letture di gioco; con i ragazzi, portava entusiasmo e gambe. Un ibrido ben calibrato, come un centrocampo che sa quando verticalizzare e quando congelare il pallone. Chi lo ha incrociato sa che la sua mano si notava anche nei momenti scomodi: quando la classifica spinge in basso, quando serve cambiare pelle senza perdere la bussola, quando una squadra deve imparare di nuovo a guardarsi negli occhi.

LA LOMBARDA CHE CONOSCEVA COME LE LINEE DEL CAMPO
Il legame di Pogliani con il territorio lombardo andava ben oltre i singoli incarichi. Già dirigente di Legnano, Solbiatese, Seregno e Sant'Angelo tra le altre, conosceva a menadito le dinamiche del calcio locale, sia a livello dilettantistico che semiprofessionistico. E questa non è una nota di colore: è una competenza che pesa. Sapere dove pescare un talento, capire il contesto giusto per farlo crescere, intuire quali pedine mettere attorno a un gruppo perché sbocci, sono tutte mosse da scacchista del pallone. In Lombardia era un professionista stimato e rispettato, e non per gentile concessione: per la coerenza nei comportamenti, per il rispetto con cui si muoveva tra campo e uffici, per quella credibilità che si conquista con anni di lavoro e poche chiacchiere.



UN VUOTO CHE PESA COME UN CARTELLINO ROSSO
La notizia della sua scomparsa, arrivata per un malore improvviso, ha scosso l’ambiente sportivo. Il calcio dilettantistico perde un riferimento, uno di quei “costruttori silenziosi” che tengono insieme i progetti quando i riflettori vanno via. Non c’è bisogno di cifre per capire che l’impronta di Pogliani resterà nella memoria di chi ha vissuto con lui spogliatoi, campi e uffici. I club passano, i campionati cambiano, le stagioni si rincorrono: ciò che resta è lo stile. E lo stile di Eros Pogliani parlava di competenza, credibilità e coraggio.

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