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Leoni fuori 8 mesi: tempi di recupero, terapie e il rischio per la carriera di un difensore dopo la rottura del crociato

Tegola tremenda per il giovane difensore appena approdato al Liverpool: un'analisi sul tipo di infortunio in relazione al ruolo

Rottura del crociato: tempi di recupero, terapie e il rischio per la carriera di un difensore

Giovanni Leoni

In un istante, la stagione si ferma, le speranze si affidano al bisturi e alla fisioterapia. Il crac del legamento crociato anteriore non è solo un infortunio: è un banco di prova per un giocatore e per tutto l’entourage, dall’allenatore al club. Basta pensare all’ultima settimana, in cui il difensore Leoni ha subito la temuta rottura, lasciando a bocca asciutta la Nazionale Italiana e complicando i giù non semplici piani del tecnico Gattuso. Ma cosa comporta esattamente un intervento di questo tipo? Quanto è possibile tornare al top? E quali sono le tappe che scandiscono il faticoso cammino verso il campo?

L’intervento chirurgico: un delicato restauro del ginocchio

La ricostruzione del legamento crociato anteriore è considerata il trattamento “gold standard” per gli atleti giovani e di alto livello. Nel caso di Leoni l’intervento sarà eseguito con tecniche moderne che prevedono l’utilizzo di un innesto tendineo prelevato dallo stesso giocatore — la cosiddetta tecnica dell’autograft. Questo approccio garantisce una maggiore stabilità articolare e un rischio di nuova lesione sensibilmente più basso rispetto all’uso di tendini donati (allograft). La riabilitazione è un processo articolato, che inizia già prima dell’operazione stessa con la cosiddetta “pre-riabilitazione”: un programma di almeno 4-6 settimane per preparare il ginocchio, ridurre il gonfiore, recuperare la forza del quadricipite e migliorare la funzionalità del movimento. Questo step è fondamentale per migliorare gli esiti post-operatori e abbreviare i tempi di recupero.

Dopo l’intervento, i primi 3-4 settimane sono dedicate al controllo del dolore e al recupero di una mobilità funzionale minima. In questo periodo, con la guida di fisioterapisti specializzati, si ricomincia a camminare senza stampelle e si inizia la fisioterapia in acqua, che aiuta a ridurre il carico eccessivo sulle articolazioni. Successivamente, la riabilitazione si struttura in tappe progressive che mirano a:

• Recuperare la piena articolazione del ginocchio.
• Rinforzare la muscolatura, soprattutto il quadricipite e i muscoli posteriori della coscia.
• Migliorare l’equilibrio e la propriocezione, indispensabili per prevenire ricadute.
• Preparare fondamentalmente la ripresa dell’attività sportiva ad alta intensità entro 6-9 mesi.

La paura del "mai più come prima"

Un difensore come Leoni ha nell’agilità, nella rapidità del cambio di direzione e nella stabilità del ginocchio le sue armi principali. Una lesione al crociato può compromettere tutte queste qualità se il recupero non è perfetto. La paura del “mai più come prima” aleggia tra giocatori, tecnici e dirigenti. Tuttavia, la scienza e la medicina sportiva hanno fatto passi da gigante: oggi, con riabilitazioni personalizzate e monitoraggio costante, la maggior parte degli atleti ritorna in campo entro un anno, spesso al livello pre-infortunio o molto vicino. 

La lentezza del recupero del crociato non è solo una questione medica ma un tema caldo di gestione sportiva e psicologica, in cui il supporto del club e della famiglia giocano un ruolo non secondario. In conclusione, la rottura del legamento crociato anteriore rappresenta un infortunio grave, che impone tempi di recupero lunghi e un protocollo di riabilitazione strutturato in più fasi, dall’intervento alla ripresa completa. I numeri parlano chiaro: con le tecniche moderne e una buona pre-riabilitazione, almeno il 70-80% degli atleti torna in campo entro un anno, riducendo il rischio di recidive e preservando la propria carriera.

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