Prima Categoria
11 Novembre 2022
TORINESE PRIMA CATEGORIA: il nuovo portiere argentino oronero Leonardo Andres Romero in posa con la nuova maglia della Torinese
A volte basta poco per dare una svolta a una stagione, a volte basta un segnale da fuori che può essere un colpo di mercato o una svolta in panchina. O magari tutte e due, a poca distanza l'una dall'altra: la Torinese sta rialzando la testa a dovere nel girone C di Prima Categoria e dopo un buon filotto di risultati e un secondo posto conquistato giusto l'ultima domenica ha chiuso un affare che si può considerare una rarità per questa categoria. Si sono spesso visti calciatori scendere di un paio di categorie inaspettatamente, ma un professionista che ha viaggiato per una vita per tutto il Sudamerica, giocando nelle massime serie del continente e in Copa Sudamericana, in una sorta di "equivalente" dell'europea Europa League. La Torinese ha ufficializzato l'arrivo di Leonardo Andres Romero, portiere trentunenne classe 1991 che difenderà i pali oronero a partire dal prossimo impegno di campionato in casa contro il San Maurizio Canavese.
Un ragazzo che si è fatto da sé, per fare pure la citazione letteraria che fa figo e non impegna. Leonardo Romero, soprannominato "El Chino" dai suoi anni tra i campi sudamericani, nomignolo reso celebre da Alvaro Recoba fin dai suoi primi tempi italiani al Venezia, nasce a Rosario, città che con il calcio ha scritto un patto di sangue indelebile. Terra che ha dato ai natali a niente meno che Lionel Messi, Leonardo inizia a scrivere la propria storia calcistica proprio nel Rosario Central, prima di iniziare a girare il continente in cerca di fortuna. Perché la storia di Leonardo è fatta di fatica, sudore e tanta gavetta per scalare montagne apparentemente invalicabili. Il portiere classe 1991 viaggia per l'Argentina, giocando nella "Segunda Division" con le casacche di Juventud Antoniana, Central Cordoba e Tiro Federal, prima di incontrare l'opportunità della vita al di fuori dei confini argentini.
L'occasione si chiama Nacional Potosì, squadra della Bolivia che, al termine del campionato 2016-2017 chiude settimo nella massima serie boliviana, qualificandosi proprio in quella Copa Sudamericana che sa di grande obiettivo raggiunto. Per Leonardo non solo l'esordio in una coppa internazionale, ma anche in uno degli stadi più suggestivi del continente: il Potosì pesca al sorteggio nientemeno che il Fluminense, celebre squadra brasiliana di Rio De Janeiro poi semifinalista della competizione, con tanto di partita allo Stadio Maracanà, uno dei tanti sogni del cassetto per tanti calciatori sudamericani.
La doppia sfida non andò bene per i boliviani (doppia sconfitta, 3-0 e 2-0), ma la carriera di Leonardo decolla, giocando di fatto nei massimi campionati di Panama, Ecuador e di nuovo Bolivia, prima di tornare in Argentina nell'ultima stagione. Universitad de Panama, Real Santa Cruz e Ad 9 de Octubre le ultime avventura, prima dell'ultima annata al Los Andes, in Serie B argentina.
Non a caso se uno arriva dal mondo dei professionisti può portare un cambio di mentalità incredibile a una squadra di Prima Categoria e di fatto, dopo pochi allenamenti, un qualcosa è già cambiato nelle menti dei calciatori della Torinese. Ma prima di pensare al campo va raccontato di come è andata in porto la trattativa tra un ragazzo che ha giocato al Maracanà e un club della settima serie italiana. «Lo conosco da tanto, abbiamo un gran rapporto di amicizia che ci lega e un giorno mi comunica che si trasferirà a Torino - racconta Matteo Tabbia, DS della Torinese - Sua moglie si è trasferita a lavoro qua a Torino e Leonardo mi ha chiesto in quale società fossi, pensando fossi al Toro vero e proprio (ride, ndr). Sono sincero, conoscendo il suo curriculum mi sono inizialmente proposto per dargli una mano a trovare squadra in C o in D, ma quando mi ha ribadito la sua volontà di rimanere a Torino a giocare gli ho buttato la proposta di venire da noi, quasi per scherzo. Alla faccia dello scherzo: nonostante sappia bene che percepiva cifre di gran lunga sopra il budget nostro e di Prima Categoria si è mostrato contento di voler venire da noi, spiegandomi come la priorità, oltre a giocare, fosse stare vicino alla moglie».
Una scelta di cuore, doppia per certi versi: voler star vicino alla propria compagna e non mollare con l'amore per il pallone, trovando quindi il perfetto incastro in via dei Gladioli, dall'amico Matteo. «È venuto a vederci a Cafasse e gli ho rispiegato quale fosse il livello, lontano sicuramente dal Potosì in Bolivia. In Argentina, ad esempio, non esiste il dilettantismo e non hanno i campi di provincia come i nostri, ma nonostante ciò si è mostrato contento di gettarsi in questa avventura. Quando sono andato a prenderlo all'aeroporto, appena sceso, parlava già di vittoria del campionato, di cambio di regime e di grandi progetti, un vero carro armato».
E alla fine il grande accordo è stato trovato: un vero sogno per la Torinese e un possibile aiuto non indifferente sul piano della mentalità: «È un ragazzo d'oro e una gran persona, ha una mentalità pazzesca - conclude Tabbia - Al primo allenamento fargli anche solo un gol in partitella sembrava un'impresa titanica, l'impegno dei ragazzi era quasi da finale playoff. È un segnale chiaro, può portare tutti a testare i propri limiti: è chiaro che quello di Leonardo è un colpaccio straordinario».
Senso di appartenenza e voglia di lasciare già il segno da parte dello stesso Romero, che attraverso i social della Torinese ha già parlato per la prima volta da calciatore oronero: «Sono molto felice di essere qua - racconta Romero - Sento che si possono fare cose importanti. Mi identifico con il Club: sono sempre stato una persona che si è guadagnata tutto ciò che ha ottenuto e sento che il club sta facendo lo stesso percorso, ovvero fare sforzi per raggiungere categorie superiori. Il club ha già fatto uno sforzo importante affinché io possa essere qua e il minimo che io possa dare è l'impegno e la totale dedizione, in allenamento e durante la partita. E spero di poter dare un mano per un eventuale titolo, un giorno.
Ho conosciuto anche lo staff e i miei compagni: mi hanno accolto molto bene. Sono molto simpatici e hanno una buona predisposizione. Sono un bel gruppo e c'è un bel clima».