Porsi un obiettivo e perseguirlo fino alla fine senza mai fermarsi. E' probabilmente questa la formula più congeniale per definire il profilo del centrocampista Gabriele Bove, classe 1998, ex Juventus. Il giovane talento ha compiuto tutta quanta la trafila del Settore Giovanile bianconero, sino alla Primavera di Fabio Grosso con cui ha vinto uno scudetto e il Torneo di Viareggio 2016: era - tanto per intenderci - l'aurea squadra cadetta della Juventus di Moise Kean, Luca Clemenza e Simone Muratore. Tuttavia la storia di Bove affonda le radici ancor più nel profondo: prima di vestire la maglia della Juventus infatti i colori che contraddistinguevano i suoi consueti ingressi in campo viola. L'attuale talento della Sambenedettese ha cominciato con il Settimo, esperienza di cui porta ricordi significativi: <<Al Settimo ho cominciato con la Scuola Calcio, e prima ancora ero solito giocare nei giardinetti sotto casa con i miei nonni o con gli zii. Sono cresciuto con Holly e Benji e guardavo spesso videocassette dei gol più belli della storia del calcio con il sogno di poterli emulare>>, spiega il talento settimese. Dopo il Settimo ecco la prima svolta: <<Ho iniziato ben presto a effettuare provini, sia con la Juventus che con il Torino. Ben presto i bianconeri mi hanno arruolato. Nella finale del Torneo Ale e Ricky segnai due reti proprio contro di loro e la chiamata non tardò ad arrivare in tempi brevi>>. Qui l'inizio di una lunga parabola ascendente, durata ben nove stagioni: <<Sono stato alla Juve da quando avevo 10 anni fino a 19. Lì ho imparato praticamente tutto, in un ambiente del genere puoi solo crescere, dentro e fuori dal campo, al fianco di tecnici e dirigenti molto preparati>>. Nell'estate del 2017 la seconda svolta: il passaggio alla Sambenedettese in Lega Pro, squadra in cui Bove milita ancora attualmente: <<Qui mi trovo molto bene. Sono grato alla società per avermi permesso di fare il salto tra i grandi e di avermi supportato soprattutto nelle fasi iniziali, perché era la mia prima esperienza concreta effettiva lontano da casa. Ad una stagione di distanza sono perfettamente convinto che sia stata la scelta migliore per il mio percorso calcistico. Cosa consiglio alle nuove generazioni? Di giocare per divertirsi e di puntare in alto: le emozioni che ti regala un pallone non te le può di certo trasmettere virtualmente una play station>>
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