Primavera 1
26 Marzo 2022
Andrei Coubis, terzino italo-rumeno del Milan, e Samuel Iling-Junior, asso inglese della Juventus
Giovedì sera si è consumata un'altra tragedia sportiva, dopo quella contro la Svezia che ha tagliato fuori l'Italia dai Mondiali del 2018. La sconfitta contro la Macedonia del Nord e la conseguente mancata qualificazione a Qatar 2022 ha aperto dibattiti, critiche e analisi sull'intero movimento calcistico di casa nostra. Cosa non funziona? Quattro anni fa si diede la colpa principalmente a Gian Piero Ventura e Carlo Tavecchio, che pagarono con esonero (il ct) e dimissioni (il presidente della Figc). Oggi la discussione è un po' più ampia: il livello della nostra Serie A si è abbassato, l'alta classe dirigente è troppo vecchia, gli attaccanti Azzurri non sono all'altezza della situazione, le scelte di Mancini sono sbagliate, si dice. Ma non solo: c'è anche chi ha puntato il dito sulla percentuale elevatissima di stranieri nei Settori Giovanili oltre che in Serie A. E, in effetti, i numeri del Campionato Primavera fanno impressione: su 553 calciatori delle 18 rose della Primavera 1, 196 sono stranieri. In pratica, il 35,55% dei giocatori non sono italiani. E in Serie A si arriva addirittura al 63%. Cifre che non spiegano tutto e che non possono essere l'unica motivazione del flop della Nazionale maggiore, ma che comunque possono indurre a una riflessione d'insieme.
La formazione del Lecce scesa in campo il 16 ottobre 2021 a Zingonia contro l'Atalanta: nell'undici titolare, ben 10 calciatori su 11 sono stranieri. Unico italiano il centrocampista classe 2004 Stefano Milli, poi comunque sostituito durante la gara dall'albanese Dario Daka. I pugliesi, con 20 calciatori stranieri in rosa, detengono il record della categoria
Va da sé che la critica rivolta ai vivai sia: «Possibile che ci sia bisogno di pescare all'estero già per la Primavera?». Domanda lecita, e corroborata dal fatto che anche guardando le Under 17 la strada intrapresa - seppure con percentuali logicamente minori - sia la medesima. Alcuni addetti ai lavori hanno provato a dare questa spiegazione: «I ragazzi che arrivano dall'estero hanno più fame dei nostri, si impegnano di più». E, almeno in parte, può essere anche vero. Ma è una strategia che funziona? In termini di risultati puri, guardando la classifica qui sotto, si nota che l'Empoli - campione d'Italia in carica - sia uno dei club che utilizza meno stranieri (21,87%), così come la Sampdoria semifinalista (ultima con l'11,42%). Inter e Atalanta, le altre due formazioni arrivate fino in fondo nella passata stagione - hanno invece intrapreso la strada opposta: i nerazzurri milanesi sono settimi con un 37,93% che va comunque oltre la media, quelli bergamaschi sono quinti con il 41,37%. Del resto, che a Zingonia dopo Mino Favini si sia cambiato modo di operare è sotto gli occhi di tutti: Kessie, Kulusevski, Barrow, Diallo Traore e oggi Cissè (in gol all'esordio in Serie A contro il Bologna) ne sono la dimostrazione. E allora dove sta la verità? Difficile dirlo. Come è difficile dire se l'Italia di Mancini è quella che vinto gli Europei… o quella che non si è qualificata ai Mondiali.
La tabella degli stranieri utilizzati in Serie A pubblicata da Calcio e Finanza: clicca sulla foto per leggere l'articolo