22 Dicembre 2020
Una soddisfazione incredibile, arrivata come coronamento di un percorso di crescita iniziato tanti anni prima. Un obiettivo così tanto sognato e raggiunto con lavoro, sudore e fatica. L’attaccante del Mirafiori Gianluca Palmieri è riuscito a superare il traguardo delle 100 reti in carriera: «L’emozione è stata fortissima, anche per il periodo in cui stiamo vivendo - sono state le sue prime parole, che lasciano trapelare subito una evidente soddisfazione - è stato un momento molto importante, di grande gioia, arrivato in un buon periodo a livello di squadra: ero felicissimo».
Un ragazzo tecnicamente molto valido, che a 31 anni sogna di continuare a fare ancora la differenza e di raggiungere e superare altri traguardi importanti: «Non mi nascondo: ho intenzione di giocare almeno fino a 35 anni, poi vorrei intraprendere una carriera da allenatore, magari partendo dai più piccoli. Per questi ultimi anni sogno di ritornare in Eccellenza con il Mirafiori. Sono molto scaramantico, non vorrei neanche pronunciare quella parola, ma non posso nascondermi: ci credo fortemente io così come i miei compagni. Pensiamo di avere tutte le carte giuste per centrare il nostro obiettivo - ha spiegato l’attaccante classe 1989 - L’ambiente è sano, composto da persone eccellenti e che lavorano per il bene della società. A partire dal nostro allenatore: Antonio Caprì è una persona straordinaria, che sa fare il suo lavoro e che dà sempre tutto se stesso. Tira fuori il massimo da tutti noi in ogni situazione, tanto in allenamento quanto in partita. Penso ce ne siano pochi come lui in Promozione: a mio avviso potrebbe meritare un palcoscenico anche superiore. Anche lo staff e i dirigenti sono persone squisite, con le quali è piacevole condividere ogni momento della nostra vita».
Una persona straordinaria, prima ancora che un giocatore di assoluta esperienza che ama mettersi in gioco e a completa disposizione dei compagni: «Il mio rapporto con il resto del gruppo è fantastico - ha spiegato Palmieri - Il clima che si respira all’interno dello spogliatoio è mite, sereno e di reciproco rispetto. Il nostro è un mix di giocatori giovani molto forti, che hanno qualità e umiltà e ai quali auguro di poter arrivare in alto, e di calciatori di maggiore esperienza, le colonne portanti di questa squadra». Gianluca Palmieri è un giocatore che vede nei suoi compagni di reparto uno stimolo per migliorarsi e continuare a crescere in modo da inseguire insieme obiettivi sempre più prestigiosi: «Io credo che a livello tecnico il nostro sia un attacco importantissimo: il tridente che vado a formare con Alessandro Lopes e Antonio Vasta è di altissimo livello. Abbiamo inoltre una difesa molto solida, che riesce spesso a opporsi alle offensive avversarie, e un centrocampo che con il nostro capitano Marco Barbera e Nicola Bartolucci sta diventando molto importante: Marco ha caratteristiche simili alle mie ed ha un passato anche tra i professionisti con la maglia del Messina, Nicola è un centrocampista di interdizione e che sta diventando inamovibile nel nostro centrocampo. Inoltre abbiamo la fortuna di avere con noi Alessio Labella: è un ragazzo ancora molto giovane ma che con mister Caprì ha già fatto un notevole miglioramento».
E poi quel numero 10, una maglia pesante ma che spinge Palmieri a dare sempre il massimo: «È un numero molto importante, è vero, ma mi permette di riversare sul terreno di gioco la mia libertà, senza essere prigioniero di regole ferree - ha spiegato Palmieri - L’allenatore mi dice sempre di entrare in campo e di dare il massimo, di fare ciò che sento». E poi ci svela anche un aneddoto: «Mi sono tatuato il numero 10, per portarlo sempre con me in ogni situazione. Rispecchia un po’ la mia persona anche nella vita di tutti i giorni». Un numero che deve essere da esempio per i compagni di squadra, soprattutto per quelli più giovani: «Cerco di trasferire tutto ciò che ho imparato calcando i campi di calcio in questi anni, ma lo faccio in modo molto particolare. Non penso di essere quel giocatore che, dall’alto della sua esperienza, urla ai compagni più giovani: io preferisco parlare sul campo con i fatti, con le giocate dettate dalla fantasia e dalla tecnica che possano essere loro d’aiuto nei momenti di difficoltà. Chi indossa la maglia numero 10 deve essere un leader, deve assumersi le responsabilità e aiutare i compagni nei momenti complicati, venendo a prendere il pallone e facendo respirare la squadra. Cerco di motivare il gruppo in allenamento e in partita - ha aggiunto Palmieri, che spiega anche come sia cambiato il suo modo di allenarsi dopo il brutto infortunio in cui ha rimediato la frattura della costola - Grazie al mister, che nell’ultimo periodo mi ha trasmesso il reale valore di impegno e sacrificio, ora sento di dover dare tutto me stesso durante gli allenamenti settimanali, anche per essere da esempio ai più giovani. Credo sempre in quello che faccio: con grinta, cattiveria e determinazione provo a portare a casa la vittoria. Sempre. Questo è ciò che cerco di trasmettere ai più giovani: la perseveranza nel raggiungere i propri sogni. Caricarsi la squadra sulle spalle è il compito del numero 10».
Nella stagione 2006/07, Gianluca Palmieri venne anche premiato con il Pallone d’Oro di Sprint e Sport: «All’epoca giocavo nella CBS. Ero in un momento magico, ma penso che mi sia mancata un po’ di cattiveria agonistica per poter andare avanti a quei livelli: probabilmente non sono riuscito a proseguire come avrei voluto per quel motivo. Rimane tuttavia di gran lunga uno dei momenti più belli della mia carriera, che mai potrò dimenticare e di cui ne vado ancora oggi molto fiero».
Gli obiettivi sono chiari e più o meno dichiarati: l’attaccante classe 1989 punta in alto, per raggiungere soddisfazioni personali e di squadra: «Parlando a livello collettivo, l’obiettivo è quello di ritornare a giocare in Eccellenza: sarebbe un traguardo straordinario. L’impronta del gioco del nostro allenatore è tutta incentrata sul possesso palla, in cui la tecnica e il gioco la fanno da padrona. Pensiamo di poter far bene già a partire da questa stagione, anche se la ripresa è un’incognita. La formula che hanno pensato per chiudere la stagione è molto particolare e permetterebbe ad una squadra come la nostra di disputare una decina di finali in cui tutti devono necessariamente dare tutto. Ho già vissuto una situazione simile con la maglia del Grugliasco, quando abbiamo vinto il campionato e siamo andati in Eccellenza: vedo tante analogie con quell’annata, a partire dalle basi solide, passando per il grande allenatore e i validi giocatori. Si potrebbe ripetere anche con il Mirafiori. Abbiamo la consapevolezza di potercela giocare a viso aperto con tutti, ma dobbiamo rimanere umili e concentrati. A livello personale sto vivendo un periodo molto felice. Pur avendo 31 anni, fino ai 35 non voglio precludermi nulla: vorrei puntare al record dei 20 gol in una sola stagione, dopo i 18 di un paio d’anni fa, oltre a tornare a calcare palcoscenici importanti con il Mirafiori». E per quanto riguarda il proprio futuro una volta appesi gli scarpini al chiodo, Palmieri non ha alcun dubbio: «Non vivo senza calcio, anche se l’ho sempre considerato come una seconda professione: oltre che un semplice sport è un’entrata economica non indifferente. Questo sport mi trasmette una incredibile passione: quando festeggio un gol sono felicissimo, urlo di gioia. Per questo motivo penso sia difficile vedermi lontano dal calcio».