Torneo delle Regioni Femminile
12 Maggio 2023
TORNEO DELLE REGIONI VENETO • Marta Papandrea, portiere del Portogruaro
Una qualificazione raggiunta all'ultima partita disponibile, un quarto di finale giocato a metà per un malore, perso sul campo e poi vinto a tavolino, prima dell'uscita di scena in una semifinale vissuta sostenendo la propria squadra dalla panchina: il Torneo delle Regioni di Marta Papandrea è stato decisamente ricco di emozioni, e la storia del portiere classe 2004 ne riserva altre.
Trovare la propria strada è di per sé complicato, riuscirci da piccoli è veramente difficile. Lo è stato anche per Papandrea, che prima di scegliere la via del pallone ha cambiato percorso già in giovane età. «Ho iniziato a giocare effettivamente tardi. Ho cominciato a 8 anni facendo il difensore, poi per alcuni problemi con l'allenatore, che voleva far girare solo i maschi, ho deciso di smettere e ho continuato con l'atletica, che già facevo. - racconta il numero 12 veneto, entrato così definitivamente nell'ottica calcistica un po' dopo, e in un maniera particolare - A 14 anni ho ricominciato a giocare nel calcio a 5 femminile. Ho iniziato lì come portiere».
Dalla pista di atletica all'indoor, una decisione insolita, ma con una spinta ben precisa: la passione. Sì perché, nonostante la scelta tardiva, è quella ad aver sempre animato lo spirito dell'estremo difensore del Portogruaro, e lo si capisce dalla motivazione del cambio di ruolo e del ritorno in campo: «Per mio padre, che quando era ragazzino giocava in porta. Fare il portiere mi ha sempre affascinato, ricordo che quando ero piccola mi lanciava la palla in casa e uscivo in presa alta». Memorie a cui si aggiungono quelle dell'idolo di famiglia, come spiega Papandrea: «Sono cresciuta a pane e Dino Zoff. A mio papà è sempre piaciuto e ancora adesso prima di qualche partita mi scrive alcune sue citazioni».
Marta Papandrea in azione con il Portogruaro
Ripresi in mano i guantoni, l'estremo difensore veneto passa al calcio a 11 con l'Under 19 del Marcon, prima di vestire le maglie di Venezia, Pro Venezia, Vicenza e Portogruaro, raggiungendo la Serie C. Tante esperienze a cui se ne aggiunge una extra, giusto per rimarcare la passione verso un ruolo amato sin da piccola. «Oltre all'allenamento vado anche alla scuola dei portieri "Imparare a volare", dove due allenatori e altri aiutanti che sono ex portieri professionisti allenano ragazzi di varie età. - spiega l'estremo difensore - Ci sono diversi gruppi e si lavora sulla tecnica del ruolo. C'è più attenzione forse rispetto a quello che viene fatto con il preparatore dei portieri, che è più improntato al lavoro con tutta la squadra. Sicuramente è un aspetto positivo per la mia crescita». E i primi risultati già si vedono.
Quando si sommano passione e dedizione non possono che arrivare soddisfazioni, e Papandrea in questa prima parte della sua carriera se n'è già tolta qualcuna. Il 2023, infatti, è stato fin qui l'anno delle prime gite fuori porta, in termini di squadre, non di ruolo sia chiaro. A febbraio è infatti arrivata la chiamata della Rappresentativa LND, con cui la classe 2004 del Portogruaro ha vissuto prima il torneo internazionale Il Calcio è Rosa - Donne e Pace (svoltosi in parallelo al Caput Mundi e vinto battendo 4-0 le montenegrine dell'Ekonomist) e poi - a marzo - una Viareggio Cup intensissima, terminata solo in finale con la sconfitta ai calci di rigore contro il Milan. «È stata un'esperienza che senza dubbio mi ha cambiato, ma in maniera particolare. - spiega la numero 12 della Rapp sulla seconda, più tosta, competizione - Mi ha permesso di conoscere nuovi modi di vedere il mio ruolo ed è stata sicuramente fondamentale per la mia crescita personale e tecnica. Mi ricordo che quando mi hanno convocato ero veramente al settimo cielo. Ho iniziato un po' titubante, prima avevo fatto solo il Caput Mundi che durava 7 giorni, questo invece una decina, però è stata un'esperienza unica, una di quelle che segnano anche la carriera».
Unica, sì, ma non l'ultima, perché soltanto un mese dopo si apre un'altra parentesi per Papandrea: quella del Torneo delle Regioni. «È stata una convocazione un po' inaspettata perché è arrivata all'ultimo. - svela il portiere veneto - Non conoscevo le altre ragazze, a parte alcune con cui ho giocato da più piccola, e non sapevo come fosse il loro modo di giocare, però già alla prima partita con la Calabria siamo riuscite a comportarci da squadra». Al debutto arriva un pareggio in rimonta, mentre il derby successivo con Trento termina con uno 0-0 che complica la qualificazione ai quarti di finale, da conquistare battendo la capolista Umbria all'ultima giornata.
Una missione di certo non facile, ma le ragazze di Semenzato stringono i denti e riescono nell'impresa. «È stata la partita migliore che abbiamo fatto. Siamo arrivate all'ultima gara con l'ansia di essere dentro o fuori e siamo state molto brave, giocando a tutti gli effetti da squadra. - spiega Papandrea, che allargando il binocolo su tutta la competizione continua - È stata tosta. A Viareggio c'era la partita e poi una pausa, qui invece tutto di seguito. È stato veramente difficile sull'aspetto mentale, anche se avevamo uno staff che ci stava dietro e su cui non c'è nulla da ridire. Io poi mi sono fatta male al piede nella prima partita, tra l'altro, e avevo un dolore assurdo. Prima, però, il bene per la squadra». Parole da segnarsi sul taccuino.
Dopo aver vissuto un intero girone sempre da titolare, la numero 12 della Rapp si prepara per i quarti di finale con la Toscana, che sembrano iniziare al meglio. Al 5' Gregoris porta infatti in vantaggio il Veneto, ma a una decina di minuti dalla fine bastano 120 secondi alle avversarie per ribaltare la partita. Un colpo duro per la squadra, forse un po' di più per Papandrea, che all'intervallo viene sostituita per poi essere portata in ospedale. «È stata una botta d'ansia. - racconta la classe 2004 - Avevo le gambe che mi rispondevano poco, già durante la gara sentivo di non stare bene e quando sono andata nello spogliatoio ho avuto un calo di pressione. Sono all'ultimo anno di scuola, l'agitazione dei giorni prima, è venuto fuori tutto in quel momento e non ho più retto. Dopo un po' che sono rimasta per terra mi hanno portato al pronto soccorso, dove mi hanno detto che non era neanche strettamente necessario andarci, infatti non mi hanno fatto niente. Mi sono spaventata perché non mi era mai successo, però mi hanno detto che è difficile che mi possa ricapitare, e adesso so che cosa fare».
In un momento certamente non facile arrivano tuttavia delle buone notizie dal campo: il Veneto perde 2-1, ma passa in semifinale a tavolino per un'incredibile errore della Toscana, rea di aver fatto giocare una calciatrice squalificata. Una notizia che rende più lieto il pomeriggio di Papandrea: «Me l'hanno detto quando ero in ospedale. Ho provato un mix di emozioni, ma senza dubbio ero stracontenta». La numero 12 accede così nella Top 4 d'Italia insieme alle compagne, pronta per sfidare l'Emilia Romagna anche dopo l'incidente del giorno prima perché, taccuino alla mano: «Prima il bene per la squadra». Parole segno di passione, dedizione, e sottoscritte dal giovane portiere: «Mi è dispiaciuto non giocare. Io me la sentivo, però il dottore mi ha tenuto ferma, se no ci sarei stata per la squadra».
Con una stagione ancora da concludere a Portogruaro, quale sia la strada calcistica di Papandrea resta ancora un mistero, ma a 18 anni i pensieri non sono solo sul pallone. «Studio al liceo scientifico indirizzo sportivo a Mestre, non ho ancora un'idea precisa su cosa fare dopo, però sicuramente andare all'estero mi invoglia di più. - racconta la classe 2004, che precisa - Studierei sicuramente qualcosa di economia, poi business e management rimanendo sempre nell'ambito sportivo». E sul continuare a indossare i guantoni non ci sono dubbi: «Il calcio farebbe parte del mio futuro, continuare è una delle cose più importanti. Chiaramente, però, prima c'è lo studio».