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Video nello spogliatoio delle giovanili: 4 giornate di squalifica e una sentenza che potrebbe fare giurisprudenza

Un calciatore filma un compagno nudo: il video circola tra coetanei, scattano sanzioni per giocatore, presidente e società

Video nello spogliatoio delle giovanili: 4 giornate di squalifica e una sentenza che potrebbe fare giurisprudenza

Classico spogliatoio fine partita, gente che ride, qualcuno che canta, altri che cercavano di ricordarsi dove avessero lanciato i parastinchi. In mezzo a tutto questo caos, spunta il solito telefono. L’idea è semplice: immortalare il cazzeggio post-partita, raccogliere un paio di scene epiche per poi bullarsene in chat. Ma tra un’inquadratura e l’altra, ecco che nella pellicola entra pure il compagno in versione… nature, tranquillo come se fosse a casa sua a scegliere il bagnoschiuma.

Il video, nato con troppa  leggerezza, sfugge subito di mano: condiviso, girato, ribaltato, inoltrato a chiunque avesse almeno un pollice opponibile. Ridono tutti. E proprio quando l’autore si sente una pop star arriva la squalifica. Una chiusura che, francamente, nemmeno lui avrebbe saputo montare meglio. È il tempo dei Social, dove tutto sembra permesso, anche se questo video sui Social non ci è mai finito. Nei guai invece ci finisce l'autore, la società il presidente.

IL FATTO

La Procura ha analizzato il caso, in cui il tesserato della società al momento della vicenda: «per avere lo stesso, all’interno dello spogliatoio del centro sportivo al termine della gara, ripreso con il proprio telefono cellulare il suo compagno di squadra privo di indumenti in atteggiamento scherzoso con il compagno di squadra, inviando poi tale video ad altri giovani tesserati per la stessa società». Nella stessa vicenda a essere presa in esame c'è anche la posizione del presidente della società, «per avere lo stesso, quale presidente dotato di poteri di rappresentanza della società, consentito e/o comunque non impedito che il calciatore, all’epoca dei fatti tesserato per la società dallo stesso rappresentata, riprendesse con il proprio telefono cellulare il calciatore privo di indumenti in atteggiamento scherzoso con il compagno di squadra all’interno dello spogliatoio al termine della gara, nonché che lo stesso calciatore inviasse quanto ripreso ai propri compagni di squadra; nonché ancora per avere lo stesso, avuta conoscenza dell’episodio sopra evidenziato, omesso di adottare misure adeguate nei confronti del calciatore  limitandosi a precludere ai propri giovani tesserati di utilizzare dispositivi di telefonia mobile all’interno degli spogliatoi». A margine il procedimento riguarda anche la società tutta a «titolo di responsabilità diretta ed oggettiva, per i fatti ed i comportamenti posti in essere dai signori presidente e calciatore».

La Procura ha dunque concluso chiedendo la condanna di tutti i deferiti, indicando le seguenti proposte sanzionatorie: per il presidente mesi 3 di inibizione, per il calciatore autore del video 10 giornate di squalifica da scontarsi in gare ufficiali, mentre per la società euro 1.500,00 di ammenda.

COSA HA DECISO IL TRIBUNALE

Il Tribunale Federale Territoriale, dopo aver analizzato il caso, ha chiarito quanto segue:

  • Il video realizzato - pur ritraendo situazioni stigmatizzabili - non configura un atto di bullismo o cyberbullismo, anche considerando che il filmato non è stato pubblicato su social - girato a quanto pare solo in alcune chat - e che è stato fatto cancellare appena il presidente ne è venuto a conoscenza.

  • Tuttavia, la ripresa è vietata dalle regole di tutela dei minori: pertanto, il gesto riceve comunque una sanzione.

  • Quanto al presidente, è stato ritenuto responsabile per non avere adottato misure preventive efficaci nello spogliatoio. Tuttavia, il Tribunale ha valorizzato la sua reazione immediata all’accaduto: ha informato i genitori, ha ordinato la cancellazione del video, ha vietato l’uso dei cellulari negli spogliatoi.

LE SANZIONI

Dopo un'attenta disamina, la Procura ha deciso di irrorare le seguenti sanzioni: 4 giornate di squalifica al ragazzo autore del video, un mese di inibizione al presidente e una multa di 500 euro alla società. Il tribunale riconosce che non si è trattato di un episodio di bullismo in senso stretto ma sottolinea che, al di là delle intenzioni, si è violata la regola che tutela la privacy e la dignità dei giovani atleti. E per questo un’organizzazione sportiva non può esimersi dal prevedere controlli e regole chiare: lo spogliatoio non può essere un luogo “senza sorveglianza”.

E così, mentre il protagonista della “ripresa d’autore” conta i giorni di stop, la società scopre l’altro lato della storia: il nuovo safeguardian, previsto dalla legge, che non è solo una figura da brochure. Una piccola lezione: a volte, più del video, pesa chi non guarda. Benvenuti nel nuovo mondo del calcio … in via di estinzione.

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