18 Novembre 2020
DDL Zan: non è il titolo di una canzone o un nuovo videogioco lanciato sul mercato, ma la proposta di una legge contro i crimini di odio e discriminazione che avvengono nel nostro Paese. “Cosa vuol dire proposta di legge?” vi chiederete voi, e avete ragione! Proviamo a capirci qualcosa, insieme.
Prima di costruire una casa da cima a fondo, le persone si rivolgono a un architetto. Gli comunicano i loro desideri su come vorrebbero che fosse l’abitazione e lui si mette all’opera per realizzarli: la prima azione che compie è quella di disegnare un progetto, posizionando i muri portanti che permettano alla casa di non crollare, poi divide le varie stanze e colloca porte e finestre. Quand’è contento del suo lavoro, mostra il progetto alle persone che gliel’hanno commissionato e, se sono soddisfatte anche loro, possono cominciare i lavori veri e propri. Proviamo a immaginare uno Stato come un insieme di tante case (che chiameremo “leggi”), alcune piccole e altre più grandi, e anche numerosi palazzi, che sicuramente saranno più difficili da costruire e richiederanno un progetto più complesso da disegnare per il nostro architetto (che in questo caso chiameremo “politico”). I politici sono gli architetti che si preoccupano di costruire le leggi per noi cittadini. Esistono però Stati che, per le ragioni più disparate, classificano i cittadini in serie A o B, trattandoli poi in modo diverso. Quali sono queste ragioni? Per citarne alcune dirò colore della pelle, età, sesso, orientamento sessuale. Proprio riguardo questo, negli ultimi mesi si è presentata la possibilità di approvare una legge che tuteli e protegga tutte le persone che vengono prese di mira, derise, insultate e -purtroppo spesso- picchiate e uccise a causa del loro orientamento sessuale. Ma come si fa a creare una legge? Proprio come le case e i palazzi, anche le leggi, prima di essere emanate, hanno bisogno di un progetto che ne disegni le linee-guida e ne tratteggi i punti più significativi. Per questo motivo esiste una sigla, un acronimo, che è anche lo stato embrionale di tutte le leggi: DDL, cioè Disegno Di Legge, che prende il nome del politico che l’ha elaborato. L’onorevole Alessandro Zan, a lavoro con molti altri esponenti politici, si è adoperato per scrivere un DDL contro l’omofobia o, più precisamente contro l’omo-lesbo-bi-transfobia. Sembra uno scioglilingua, è vero. Vediamo se con questo piccolo kit di sopravvivenza linguistico riusciamo a pronunciarlo bene e soprattutto a capire cosa significa. “Omo” vuol dire “uguale” e “fobia” vuol dire “paura”. Omofobia, quindi, significa letteralmente “paura di chi ama il suo stesso sesso”, vale a dire gli omosessuali o più comunemente “gay”, cioè “uomini che amano altri uomini”. Lesbo è una delle isole greche dove, molti secoli fa, viveva una poetessa di nome Saffo divenuta famosa per i versi carichi d’amore che scriveva alle sue allieve; in suo onore oggi la parola “lesbica” si usa per indicare le donne che sono attratte sentimentalmente da altre donne, e pertanto “lesbofobia” definisce la “paura delle donne che amano altre donne”. Bifobia è la “paura di chi ama entrambi”, ovvero i bisessuali, persone attratte sentimentalmente sia da uomini che da donne. Transfobia, infine, indica la paura nei confronti dei transessuali, ovvero tutte quelle persone che non si riconoscono nel sesso in cui sono nate. Fobia vuol dire paura, almeno sul dizionario, ma la traduzione che meglio riflette i tempi che corrono è “odio”. Odio nei confronti dei gay, odio per le lesbiche, odio verso i bisessuali, odio indirizzato ai transessuali. E cosa succede quando l’odio esplode? Diventa violenza. Il DDL Zan cerca di combattere tale violenza, andando a proteggere tutte le persone che vengono aggredite, insultate e a volte persino uccise per colpa dell’Amore, il sentimento più bello e grande del mondo. Quali sono i passi che un ddl deve seguire per diventare legge a tutti gli effetti? Lo Stato italiano è una repubblica parlamentare, cioè tutte le decisioni vengono prese dal Parlamento che ha, quindi, il potere di creare le leggi. Per riprendere la nostra metafora, possiamo pensare al Parlamento come allo “studio degli architetti”. Esso è formato a sua volta da due “uffici”, che si chiamano Camera dei deputati e Senato della Repubblica, dove si riuniscono i politici discutendo delle leggi e dei problemi del Paese. Al momento la Camera è formata da 650 deputati, divisi in base ai partiti politici a cui appartengono (il partito politico che ha preso un numero di voti maggiore alle ultime elezioni avrà, ovviamente, più deputati) e il Senato, invece, è formato da 321 senatori, sempre divisi nelle varie forze politiche che ci sono nel nostro Paese. Per rendere più chiaro quale sia il partito a cui appartengono i politici, sia Camera che Senato sono visivamente divisi in spicchi, come le arance, e ogni deputato o senatore va a sedersi nello spicchio dove siedono i suoi compagni. Il partito o i partiti che governano, e che hanno un numero superiore di deputati e senatori, vengono chiamati Maggioranza, mentre gli altri, che solitamente hanno delle idee e delle proposte differenti, si chiamano Opposizione.