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Diego immortale nella memoria degli allenatori

Maradona
Il mondo, e l’Argentina e la città di Napoli più di tutti, piange la scomparsa prematura di Diego Armando Maradona, dedicandogli ovazioni, canti e ringraziamenti per tutto ciò che ha significato e continuerà a significare sul campo da gioco. Alcuni allenatori dalla fede calcistica partenopea hanno condiviso con noi dei ricordi preziosi legati a lui, scolpiti nella memoria con immortale affetto e stima. Simone Castagna, istruttore della Strambinese 2010, racconta: «Maradona è un leggendario, con lui è morta anche una parte di noi. Era un idolo, un rivoluzionario. Non capita a tutti di vederlo giocare, io ho avuto la fortuna di vederlo allo stadio durante la semifinale di Coppa Italia 2014 contro la Roma, vinta dal Napoli 3-0, è stato indimenticabile». Anche Antonio Cinquegrana, allenatore del Sant’Ignazio Under 15, rievoca l’emozione incredibile del vederlo giocare: «Diego ha segnato un tratto indelebile del calcio. Ho vissuto sulla mia pelle gli scudetti del Napoli, andavo agli allenamenti della squadra quando potevo. Oggi il calcio è pieno di grandi campioni come Ronaldo, Messi, ma Maradona era “una cosa a parte”, ha portato il suo modo di essere sul campo. Lui, insieme a Pino Daniele e Massimo Troisi, ha portato Napoli in alto, l’ha fatta conoscere al mondo insieme a tutte le sue tradizioni. Diego era un esempio per tutti, combatteva per i compagni, la squadra, l’allenatore. Era tanti in uno». La provenienza di Diego dal contesto malridotto e fatiscente delle favelas argentine si rifletteva sul suo modo di occupare il campo e d’imporsi nel gioco con un attaccamento furioso al pallone e una contemporanea gentilezza verso i più deboli, i dimenticati. Proprio come ricorda Gianfranco Maione, tecnico del Lucento: «Diego era l’uomo del popolo, s’immedesimava nel popolo, provenendo dalla strada. Io sono cresciuto con le gesta di Maradona, l’ho visto tutte le volte che ne ho avuto la possibilità. Vedere una squadra “piccola” come il Napoli sconfiggere un gigante come la Juventus è stata un’emozione incredibile». La dedizione che Maradona rivolgeva ai suoi tifosi, ai tifosi del Napoli, è qualcosa che difficilmente si potrebbe spiegare e replicare. Un esempio ci viene raccontato da Vincenzo Peluso, allenatore dell'Under 14 del Ciriè: «Nell’87 andai a vedere un allenamento al centro Paradiso insieme ad un paio di amici. Aspettavamo fuori, sperando che Diego uscisse a firmarci l’autografo. D’un tratto eccolo lì con un sorrisone e una scatola enorme tra le mani piena di cioccolato e regalini vari; ci chiese dove avessimo parcheggiato e ce la fece caricare nel portabagagli. Lui s’identificava con Napoli, si rivedeva nei napoletani e diceva sempre “Io voglio far felici i ragazzi di Napoli”. Era sovrumano».  
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