28 Gennaio 2021
Davide Nicola
Davide Nicola (foto wikipedia.org)
Lo avevo fissato nel mio immaginario con la banda da Rambo in testa e i capelli al vento nell'urlo di gioia sotto la Maratona di quel Torino-Mantova da cardio palma. In quell'occasione l'avevo visto di nuovo dal vivo. Da un po' più distante. E, giuro, che delle sue gambe così storte non me ne ero di certo accorto. Mi ero calcisticamente innamorato di quel Rambo granata. Vederlo dal vivo, spogliato di toro, era come incontrare Clark Kent in versione giacca e cravatta. L'ho seguito con trepidazione nell'impresa del suo Crotone e con ammirazione l'ho seguito nella sua impresa ciclistica Calabria-Fila. Mi è sembrato in versione supereroe anche se di granata, in quell'impresa, c'era "solo" il colore della meta. Il coraggio di percorrere l'Italia in bici, nonostante la bici fosse la stessa ad avergli offerto la tragedia di Alessandro, suo figlio. Li mi sono reso conto che il calcio è davvero solo un gioco e non può certo essere il granata a farci supereroi. È l'essere uomo, uomo vero, prima fuori e poi, forse dentro il campo. Mettere testa e cuore al momento giusto al posto giusto in mezzo all'area di rigore è, forse, bravura. Forse classe. Forse un colpo di culo. Compiere un'impresa sportiva è una faticaccia, ma pur sempre una figata! Quando invece la vita ti toglie ciò che di più bello e prezioso ti ha dato, non ci sono santi: o sei un supereroe, o non ti rialzi. Con le tue gambe, dritte o storte che siano. E Davide l'ha fatto. Perché cuore toro, forse. Perché grande uomo, sicuramente. Sono davvero felice che un grande uomo possa essere il "mio" allenatore. Resta il rammarico di avere un piccolo uomo come presidente. Ma sfrecciando con la mia panda, forse, non posso chiedere tutto alla vita.
LETTERA FIRMATA