Riflessioni
24 Maggio 2023
Nell’ambito del XXXV Salone Internazionale del Libro di Torino si è tenuta una conferenza inerente al tema della Tutela dei Minori. Un evento sulla scia di quello che si era svolto un anno fa al Museo dell’Automobile per sensibilizzare sull’argomento ma anche per mettere nero su bianco nuovi principi guida. Contestualmente alla conferenza è stato infatti sottoscritto un protocollo d’intesa tra FIGC, Difensore Civico e Autorità Garante dei Minori della Regione Piemonte, per promuovere la cultura dell’inclusione attraverso iniziative concrete contro discriminazione e violenza nel mondo del calcio giovanile, partendo in primis dalle segnalazioni dei diretti interessati, calciatori e calciatrici.
Presenti all’evento - oltre alle figuri istituzionali strettamente coinvolte quali Vito Di Gioia, Mauro Foschia, Luciano Loparco, Sergio Pecchini, il Difensore Civico Paola Baldovino, e il Garante per l'Infanzia e l’Adolescenza della Regione Piemonte Ylenia Serra - anche altre personalità del calcio piemontese che hanno avuto spazio per intervenire nel corso del pomeriggio. Stefano Sorrentino, Martina Rosucci, Luca Gemello e poi Andrea Fabbrini, ex calciatore professionista oggi Responsabile del Settore giovanile del Novara che ha detto probabilmente la frase più importante.
«Negli spogliatoi non vedo discriminazioni, il problema e le tensioni sono fuori dal campo. I primi a essere formati dovrebbero essere i genitori». Parole che dicono tutto sullo stato dell’arte del calcio. Un mondo, man mano che vi si affacciano le nuove generazioni, sempre più schiavo di ciò che succede all’esterno. Perché se fino a qualche anno fa, varcare la soglia dell’impianto significava togliersi dalla strada ed entrare in una sorta di zona franca con regole e disciplina precise, oggi invece la presenza costante e il fiato sul collo dei genitori rendono spesso impossibile la crescita prima di tutto umana che il campo comporterebbe.
Quel rapporto che un tempo mamme e papà avevano con le figure di allenatori e dirigenti, ai quali affidavano totalmente i propri filgi, tende a venire meno. Cresce invece quasi una cultura del sospetto, che porta a pensare troppo facilmente male. Il bambino, un po’ come il cliente al ristorante, ha sempre ragione, e in effetti le relazioni famiglie-società assomigliano sempre più a quelle tra un'azienda e i propri clienti. Non è nostra intenzione, ovviamente, fare di tutta l’erba un fascio, ma Fabbrini ha centrato perfettamente il punto: è giusto dare risalto ai gravi episodi che possono accadere all’interno degli impianti per colpa di tecnici e tesserati poco adatti al ruolo, ma oggi nel calcio i problemi maggiori avvengono al di fuori, quando genitori e parenti portano a bordocampo e sugli spalti le frustrazioni che non riescono a risolvere altrove.