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Oltre le barriere

Il calcio è il miglior mezzo per unire: melting pot e multiculturalità al centro

Davide Cerisola dell'Auxilium Monterosa dall'inizio dell'avventura in panchina a uno sguardo sul futuro del gioco

auxilium monterosa pulcini misti

I Pulcini Misti dell'Auxilium Monterosa targato Davide Cerisola

QUESTO ARTICOLO LO TROVI ANCHE SUL NUMERO DEL 13 NOVEMBRE

Tra uno splendido inizio di campionato e una militanza ormai pluriennale nella società di Torino nord, Davide Cerisola, allenatore dell’Auxilium Monterosa Pulcini Misti, oltre a “svelare i trucchi” dietro alle magie compiute dalla sua squadra in questo avvio di stagione, ci fa notare alcuni degli elementi che rendono il calcio straordinario e come il “football inglese” potrebbe avere in futuro sempre più elementi in comune con gli altri sport di squadra.

IL VIAGGIO IN PANCHINA

«Il mio percorso in panchina ha inizio circa tre anni fa. La prima stagione iniziai come vice allenatore, spalla destra di uno dei mister che mi allenò da ragazzo. La stagione successiva, ovvero la 2021/2022, ereditai il gruppo diventando primo allenatore e, da allora, quel gruppo che inizialmente contava solo 10 ragazzi e che ora è formato da 20 amici è diventato la mia famiglia. Una delle cose più belle del Monterosa è il quartiere dove si trova la società, Barriera di Milano, un “melting pot” di culture, tradizioni, etnie e religioni diverse. La presenza in squadra di numerosi ragazzi di origine straniera è uno dei punti di forza della squadra perché per noi ogni piccola diversità è una ricchezza, ed è come se i ragazzi, ognuno con il proprio tocco di unicità, formassero un puzzle perfetto. L’altra cosa fantastica è lo staff che mi affianca durante partite e allenamenti, quest’anno formato da tre genitori-dirigenti e un preparatore dei portieri».

UN PONTE TRA LE PERSONE

Come detto, la squadra è partita alla grande in campionato. A questo proposito l’istruttore si esprime così: «Devo ammettere che i risultati che stiamo raggiungendo stanno stupendo anche me e il mio staff! L’elemento chiave credo sia il legame che c’è all’interno della squadra. Il mio Monterosa è una grande famiglia prima ancora che una squadra e mi sono sempre posto l'obiettivo di costruire rapporti basati sull’amicizia, in cui si dà e si riceve. I miei ragazzi sono quindi un gruppo di amici, oltreché di atleti. Può sembrare un elemento sottinteso, ma anche nel calcio professionistico, durante le partite di Serie A, Premier o Champions League, si può intuire se due compagni si conosco solo come atleti o anche come amici. Avere un amico pronto a supportarti e fare il tifo per te, un compagno che anziché andare per la sua strada sceglie di correre al tuo fianco rende tutto più semplice e più “magico”. Io ho praticato moltissimi sport nel corso della mia vita: calcio, pallavolo, basket, tennis e conservo ricordi bellissimi proprio perché ho cercato di vivere quelle esperienze come opportunità per conoscere persone nuove. Credo che lo sport abbia anche il potere di creare nuove amicizie, il potere di unire e creare legami con persone che arrivano talvolta da regioni del globo distanti migliaia di chilometri. Come scrisse Platone, “si può scoprire di più su una persona in un’ora di gioco che in un anno di conversazione”. Al di là dei risultati e dei traguardi raggiunti, rimarranno indelebili per me i ricordi degli allenamenti all’oratorio, i viaggi in giro per il Piemonte e le cene di squadra».

FINESTRA SUL FUTURO

In chiusura, allargando il discorso a livello più generale, un passaggio sui possibili sviluppi del gioco nei prossimi anni: «A livello di regolamento, la prima cosa che mi viene in mente è il VAR. Al momento sono gli arbitri ad avere il controllo quasi totale di questo strumento di gioco. Credo che già nei prossimi anni il calcio possa prendere spunto dalla pallavolo dove, a differenza del calcio, le panchine possono richiamare obbligatoriamente il video-check per segnalare un’eventuale irregolarità che l’arbitro non ha potuto vedere/valutare in maniera precisa. A livello di gioco invece credo che, con le conoscenze tecniche di cui dispongono ormai tutte le società professionistiche europee, nel calcio del futuro a fare la differenza tra chi vince e chi perde saranno sempre di più le potenzialità fisiche e atletiche dei giocatori. Ne sono un chiaro esempio Haaland, Lukaku, oppure Wembanyama nell’NBA».

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