Spensieratezza e volontà
28 Novembre 2023
I Pulcini dell’Ivrea Calcio festeggiano la vittoria del campionato
«Mattoncino dopo mattoncino, per creare un muro, per dimostrare quello che siamo, e che un giorno saremo», questa la filosofia di Stefano Marchetti allenatore da ormai 13 anni dell'Ivrea Calcio, che da quest’anno segue i Pulcini 2014. Un gruppo in continua evoluzione che da quest’anno si divide in due gruppi, ognuno seguito da un allenatore fisso, un gurppo sempre più numeroso che, vede aggiungersi 7 nuove promesse ai 15 ragazzi dello scorso anno. Stefano Marchetti si occupa del girone A, affiancato da ormai due anni da Simone Rovereto, «Quando scegli un secondo stai attento, scegli uno che conosci bene, che sia paziente e professionale. Magari abbiamo qualche idea differente su possibili scelte di gioco, e tecniche in allenamento, ma questo può portare a un confronto e a una crescita, mi fido tanto di Simone».
Far parte di un Academy permette ai ragazzi, agli istruttori e hai genitori un confronto continuo in un’esperienza formativa che ti cambia sia al livello personale che calcistico. «Fin dai primi anni fui seguito anch’io dalle Accademy prima del Milan, poi dalla Juventus, avere squadre che ti seguono fin da giovane ti dona un'esperienza formativa che non termina mai» racconta Marchetti.
«Quando sono felici loro sono felice anch’io, non mi soffermo sul risultato finale, preferisco guardare le singole azioni, concentrandomi sui dettagli- spiega così l'istruttore il suo approccio sul campo, non nascondendo però l’emozione che prova ogni partita vedendo l’impegno dei suoi ragazzi.- È importante valorizzare le scelte di gioco nel briefing iniziale di ogni allenamento, ma anche integrare nella programmazione fatta a inizio anno un lavoro più dettagliato, soffermandosi su qualche azione che può mettere in difficoltà. Sbagliare è un diritto, è così che i ragazzi imparano. Vederli giocare mi permette di capire su cosa soffermarmi. Per ottenere ottimi risultati, bisogna seguire i ragazzi a 360, diventando anche un po’ come un fratello maggiore, più si sentono a loro agio più migliorano in campo. Esserci fin da subito, trovare il modo giusto di conoscerli, dimostrarsi empatico, essere sempre presente non solo sotto il lato calcistico, mi ha permesso di creare un gruppo forte e omogeneo».
Il frutto dei risultati che gli Orange stanno ottenendo in questo campionato e non solo, è dato anche dal forte sostegno delle famiglie, che gli accompagnano in questo cammino di crescita: «Avere un rapporto extrascolastico, con i ragazzi e con i genitori mi permette di conoscere al meglio ognuno di loro, più cose so sui ragazzi più so come comportarmi, se ci sono delle difficolta, o dei pensieri provenienti dal di fuori, trasparirà sul campo; proprio per questo è fondamentale esserci, capirli, fargli da spalla».
«Il calcio è la mia malattia, una passione che mi accompagna fin da piccolo» racconta Marchetti. Il suo percorso inizia molto giovane nell’Ivrea Calcio fino a 18 anni, anno in cui esordisce in prima squadra spostandosi poi nel canavese.«Io sto bene qui, non voglio andarmene», è questa la frase che lo accompagna da anni e che l’ha portato lo stesso anno in cui ha lasciato i campi degli Orange come giocatore a iniziare il percorso da allenatore, proposta che gli è stata fatta dal padre ai tempi dirigente della società. «La società è cambiata tanto in questi 13 anni, tolti i primi anni con mio padre, negli ultimi due sono subentrati i nuovi dirigenti che hanno portato ancora una volta, una svolta importante». Una società ambiziosa quella dell’Ivrea Calcio che impegna i ragazzi, non solo nel campionato della federazione, ma anche in tornei e amichevoli con tutte le Accademy Juventus del Piemonte.
Il percorso di Marchetti come allenatore inizia con i Piccoli Amici che per la prima volta si affacciano al mondo del calcio, non solo, questo periodo coincide ai primi anni di inserimento della sezione scuola calcio nella società. Il primo anno viene vissuto dall’istruttore con un certo senso di spensieratezza, impegnandosi poi, allenamento dopo allenamento, prendendo anche il patentino Uefa B. «Il secondo anno iniziai l’università e questo mi ha permesso di gestire al meglio ogni allenamento, dedicandomi ai ragazzi in maniera più costante. Ora allenare è un qualcosa di cui non posso fare a meno, sapere di esserci per loro non ha eguali». Nonostante alcune proposte da squadre con ragazzi di età superiori Marchetti non ha «Il calcio dei piccoli è ingenuo, i ragazzi non si disperano vogliono solo giocare, è un calcio libero, dove tu puoi solo accompagnarli educandoli senza mai limitarli».
I ragazzi di questa età devono capire che possono fare tutto, non esistono ruoli fissi ognuno di loro deve saper adottare qualsiasi posizione, deve imparare ad esserci sempre per la squadra. Marchetti è consapevole della bravura di ogni singolo ragazzo, ma ciò che l'ha stupito di più è la velocità con cui i ragazzi si sono avvicinati al nuovo approccio. La figura dell’istruttore, deve essere un punto di riferimento che segue la squadra anche durante la partita analizzando le attitudini, sostenendoli, e proponendogli delle possibilità di gioco, senza mai soffocare la loro creatività. «Confrontarsi con le Academy mi ha dato tanta soddisfazione, vedere questo tipo di calcio mi emoziona» continua «Dai tornei vedi poco di come allenano gli altri, vedi belle squadre, l’importante è seguire la propria strada, se sei fermo, organizzato, programmato anche i bambini ne guadagneranno».
Ciò che porta un profitto per Marchetti è invece confrontarsi e seguire gli allenamenti di altri colleghi della società. La scelta di seguire solo i giovani giocatori è una scelta irremovibile, l’istruttore vede in queste squadre un calcio genuino dove conta solo il sorriso, non conta il risultato ma le prestazioni di ogni singolo giocatore. «La cosa più bella è vederli crescere, sapere cha hai con contribuito a quello che saranno un giorno». Un racconto pieno di sentimento quello di Stefano Marchetti, che confessa la sua emozione mentre parla dei sui ragazzi. Gli occhi non mentono, e quelli di Marchetti ne sono un esempio.