Riflessioni
24 Dicembre 2023
L’Italia non va ai mondiali da ben due edizioni. Ai campionati europei siamo riusciti a qualificarci, ma con l’Inghilterra abbiamo preso due sonore batoste. E non tanto per il risultato, bensì per quanto ha detto il campo. Ci hanno dato una lezione. Scorrendo i social, almeno stando alle frasi che vengono messe in bocca a vecchi campioni, leggo spesso che la colpa di questo disastro è da ricondurre alla scuole calcio. E in parte sono anche d’accordo. Leggo che la colpa è degli istruttori perché insegnano la tattica, sarà vero? No. Leggo che gli istruttori pensano solo al risultato, a vincere, sarà vero? No. Leggo che mancano gli oratori e il calcio di strada, questo è vero, ma ad Amsterdam o a Parigi non mi sembra di vedere bambini palla al piede per strada a tirare due calci al pallone. Eppure i francesi e gli olandesi sfornano campioni. E allora? Naturalmente la ricetta in tasca io non ce l’ho e nemmeno la voglio avere, non è il mio mestiere che è quello di osservare, fotografare e quello che vedo andando sui campi di calcio è che i nostri giovani calciatore non hanno le basi più elementari. I nostri calciatori non sanno calciare e non sanno correre che nel gioco del calcio sono le cose più elementari. Mi spiegava un vecchio maestro di calcio come il professor Francesco Trucchi che saper correre può consentire ad un calciatore di scalare anche due categorie. Sembra banale, non lo è e i nostri ragazzi sono tutti scoordinati.
Un vecchio video di quando Guido Mattei era alla Scuola calcio della Juventus. Ne sono passati di anni ma la qualità con la quale i giovani calciatori che compaio nel video davano del tu al pallone è sorprendente. Frutto di una tecnica sopraffina. Perché questo era quello che si insegnava ai giovani calciatori, la tecnica di base. Le professioniste continuano a farlo ma le dilettanti? Perché, ricordiamo, poi Mattei non ha insegnato solo calcio alla Juventus ma è stato anche al Lucento e sappiamo bene i risultati che hanno ottenuto in corso Lombardia.
Il secondo aspetto è quello tecnico, avere cioè nei piedi la sensibilità di trattare il pallone. Serve allenamento ma soprattutto qualcuno che te lo insegni. E come sostiene qualcuno per insegnarti una cosa come prima cosa la devo saper fare. Se ti devo insegnare a calciare devo prima di tutto saper calciare bene. Tanto per fare un esempio. A Torino e provincia di grandi maestri ne abbiamo avuti molti, tra questi Guido Mattei che è stato un buon calciatore, avendo militato anche nella Juventus (ha partecipato e segnato nella Coppa delle Alpi) ma soprattutto un istruttore con i fiocchi. Di fianco pubblichiamo un video un po’ datato di quando era alla Scuola calcio della Juve ma che andrebbe reso attuale.
«Quel filmato - spiega Mattei - è il riscaldamento prima dell'allenamento. Indispensabile per per trattare bene il pallone, per diventargli amico. Si abbellisce lo stile, le movenze gestuali, le finte, controfinte, rotazioni, arresti e ripartenze, sterzate. Serve anche per rendere mobili e disarticolate le spalle, il bacino, le ginocchia, le caviglie, indispensabili per affrontare il vero allenamento la tecnica di situazione e la tecnica di partita che è tutta un’altra cosa». Ora io so già che molti istruttori diranno che ste cose andavano bene ai tempi dei dinosauri che i ragazzi di oggi non sono quelli di allora e vanno allenati in maniera diversa. Siamo davvero sicuri? E se è veramente così su una cosa dobbiamo essere tutti d’accordo, il metodo che stiamo usando è sbagliato. Altrimenti andremmo ai Mondiali. Io prendo per buono tutte le nuove filosofie ma se poi i risultati sono questi non li possiamo accettare e allora, forse, io tornerei a questi Vecchi Maestri. Almeno impariamo a calciare e a correre.