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Riflessioni

Calcio senza dribbling? Non produce campioni

I grandi allenatori lo sanno e prendono una strada chiara: lasciare libertà ai più estrosi

Calcio senza dribbling? Non produce campioni

Luis Hasa, fantasista della Juventus Next Gen qui in azione di dribbling con la maglia della Nazionale

Finalmente! Un ex grande calciatore prima, e un grandissimo allenatore poi, Luis Enrique, da questa stagione sulla panchina del Paris Saint-Germain, con una sua dichiarazione ridimensiona tutti quegli allenatori che pensano, e credono, di insegnare ai grandi campioni come muoversi in campo. Per Louis Enrique, vincitore con il Barcellona di 2 Campionati Spagnoli, 3 Coppe di Spagna, 1 Super Coppa Spagnola, 1 Uefa Champion League, 1 Super Coppa Uefa, 1 Coppa del mondo per Club FIFA, non è così. Ai giornalisti risponde:

«Chi? Kylian Mbappè? Kylian Mbappè gioca senza allenatore, non ne ha bisogno. Lui può fare ciò che vuole, dove vuole, e quando vuole. Non sarà mai un problema né per me, né per la squadra»

Questa si che è la piena maturazione di un grande coach. Il tecnico campione del mondo nel 1958, Vicente Feola, responsabile tecnico del Brasile e vincitore di 2 campionati Paulista, ad un giornalista che gli chiedeva: «Ma Pelè ha solo diciassette anni, con quale criterio lei fa la formazione»? «Semplice - disse Feola - prima metto in campo chi sa giocare, e lì ci metto cinque minuti, se poi rimane un posto libero me ne bastano comunque dieci per decidere». Anche qui si percepisce l'esperienza di chi sa che sono loro, i calciatori, quelli tecnicamente più forti, che saltano l'avversario e che ti lasciano impietriti sul posto gli artefici dei trionfi della squadra e degli allenatori.

Luis Enrique, attuale allentore del PSG ed ex del Barcellona con cui ha vinto tutto nel 2015

Purtroppo da noi si complica tutto. Le statistiche dicono che siamo al ventiseiesimo posto al mondo nella classifica per il numero dei dribbling tentati in partita. Questa graduatoria di merito che arriva da Coverciano, l'Università del calcio, spaventa tutti coloro i quali reputano il dribbling il momento più bello di una gara. Non per niente i grandi dribblatori vengono fortemente ricercati in tutto il mondo e pagati a peso d'oro. Senza di loro che monotonia, e che nostalgia dei dribbling sfacciati e irriverenti nei confronti degli avversari di turno. Gli allenatori dei settori giovanili dovrebbero ricordare ai propri allievi che il dribbling è un'arma difensiva in attacco. Sì, difensiva. Se non puoi passare la palla o concludere a rete difendila dribblando. Incentivare il dribbling è anche un momento tattico della squadra. Insomma saltare uno o più avversari, mettere sottosopra le difese, fare o far fare gol è il sogno di ogni bambino che mette per la prima volta un paio di scarpe tacchettate.

Ritorno a sua maestà il dribbling per dire al bravo allenatore del Frosinone Eusebio Di Francesco che con il suo sorriso sardonico nell'intervista del dopo partita, parlando dell'esplosione di Matias Soule, vanta il suo merito: «Sì è vero, lascio al mio attaccante la possibilità di esagerare nel dribbling, così da non snaturare il potenziale talento che c'è in lui». E ripete: «Gli permetto qualche dribbling in più solo per farlo crescere e per far si che si collochi nei numeri uno degli attaccanti». No, basta! L'allenatore del Frosinone non può darsi i meriti di aver migliorato e cambiato il modo di giocare di Matias Soule di avergli fatto anche dei discorsi personali scoprendo in lui delle particolari capacità di apprendimento. La realtà è che Eusebio Dì Francesco ha raccolto i frutti di madre natura prima (sempre il primo grande allenatore), del settore giovanile del Velez (Il club Argentino dove è nato calcisticamente Soulé), e della Juventus. È stata la società bianconera che con il suo staff ha contribuito a plasmare, migliorare e perfezionare quelle tecniche che contraddistinguono un giocatore dall'altro, facendo fare a Matias Soule il salto dalla Primavera alla Juventus Nex Gen Under 23 campionato professionista di serie C (banco di prova difficile) e subito dopo, appena visto all'opera, prelevato velocemente da Massimiliano Allegri con inserimento e debutto in prima squadra(19 presenze) la prima il 30/11/2021 nella gara con la Salernitana. Alla Juventus il talento di Matias Soulè è sempre stato libero di esprimersi. Questi sono i veri meriti di chi ha lavorato, intuito, e investito sulle grandi doti tecniche di Matias Soulé.

Matias Soulé con la maglia della Juventus. Oggi è in prestito al Frosinone di Eusebio Di Francesco con cui sta facendo benissimo

Parliamoci quindi chiaro, il calcio senza dribbling corre il rischio di rimanere senza piccoli nuovi calciatori i quali annoiati da cinesini, coni, scalette, mini schemi di gioco, partite con le mani rendono gli allenamenti sempre meno divertenti costringendo così i giovani ad abbandonare il calcio e praticare altri sport come tennis, nuoto, atletica dove i gesti sono esclusivamente finalizzati allo sport che scegli. Solo nel calcio si eseguono numerosi esercizi che nulla hanno a che fare con una partita di calcio. E quando verso fine allenamento finalmente si gioca, bisogna sottostare ad altre regole. Arriva il pallone, ma la partita è a due tocchi partendo dal basso. Dopo tre allenamenti le assenze aumentano, fino poi al ritiro finale. In conclusione voglio rubare una massima ad un un grande ex fantasista del calcio Italiano: Andrea Gasbarroni (poco inferiore ai Baggio e ai Del Piero) attualmente dimostratore tecnico in Juventus dove da anni lavora con i giovani il quale dice: «Se non dribbli cosa giochi a fare a calcio?».

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