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Riflessioni

Del Piero, lezione di scout, Cassano Jr che fatica!

Filosofie a confronto: dalle parole dell'ex capitano bianconero all'esperienza del figlio d'arte

Del Piero, lezione di scout, Cassano Jr che fatica!

Christopher Cassano, figlio classe 2011 di Antonio, impegnato da sottoleva nel campionato Under 14 Nazionale con la maglia della Virtus Entella

«Non conosco alla perfezione i settori giovanili, ma conosco la filosofia di molti tecnici, la loro concezione del gioco. Oggi la prima richiesta è quella della fisicità. Ci sono dei settori giovanili nei quali se un ragazzo non è nato entro marzo, neanche ti guardano. Calcola che io sono di novembre e giocavo con ragazzi nati a gennaio e avevano quasi un anno più di me. E a tredici o quattordici anni quel tempo fa la differenza in primo luogo "fisicamente". L'allenatore delle giovanili bravo non è quello che vince il campionato della sua categoria, ma quello che porta il maggior numero di ragazzi al livello superiore. Chi fa quel mestiere deve sentirsi un formatore, un insegnante di calcio, e invece spesso si punta solo a vincere, perché se si arriva primi nella categoria allora si farà carriera». Alex Del Piero

Ho trascritto alla lettera, parola per parola, un pezzo di un'intervista rilasciata dal grande numero 10 della Juventus al Corriere Della Sera. Ecco, Alessandro Del Piero ha toccato un argomento molto importante che merita interesse. Ha sottolineato le difficoltà che può avere un bravo calciatore a confrontarsi con chi ha un anno in più, ma addirittura solo pochi mesi in più. L'esempio fatto su se stesso è eloquente. Queste differenze di nascita mettono a confronto l'età relativa con l'età effettiva creando nel calcio dubbi, paure, interrogativi. E si, le due età si fanno sentire in termini di sviluppo fisico-mentale. Se questi svantaggi nel calcio vengono poi erroneamente percepiti come differenze di abilità tecniche o insufficienti bravure, lo svantaggio per il bambino sarebbe enorme, inducendolo addirittura al ritiro.

Tutti sappiamo che la differenza cronologica da quella relativa, tende ad assottigliarsi con la crescita del bambino fino poi a scomparire dopo l'adolescenza. Di conseguenza, ci vorrebbe una maggiore attenzione nel valutare un soggetto, prima di bocciarlo. Una lente di ingrandimento sarebbe d'obbligo prima del no ad un ragazzo bravo ma in ritardo fisico a causa della sua data di nascita. Chissà quanti ipotetici futuri calciatori traditi dal ritardo biologico della crescita hanno lasciato il calcio perché scartati. La lettura dell'intervista di Alessandro Del Piero è stata luce per i miei occhi, e manna per le mie personali convinzioni su come si dovrebbero aiutare i giovani, ad affrontare preparati, il difficile mestiere del calciatore. Il calcio professionistico che si gioca oggi è velocissimo, è diventato sempre più frenetico, devi arrivare primo sulla palla ad ogni costo, le giocate devono essere leste, rapide, sbrigative, ed è per questo che quando vai all'appuntamento con il pallone, lo devi conoscere bene, trattarlo bene, per portarlo in giro con te nel campo, pronto a soddisfare le tue idee di gioco. Insomma: più velocità più tecnica.

Domenica 25 novembre scorso ho assistito alla gara di Campionato Nazionale Under 14 tra Torino e Virtus Entella. Nella società ligure gioca Christopher Cassano, figlio del grande fantasista Antonio Cassano (anche lui presente tra gli spettatori). Il ragazzino gioca sotto età (2011), i torelli sono 2010. Lui, al centro avanzato di un attacco a tre, doveva vedersela con i due centrali, strutturati fisicamente due volte lui. Ha giocato quasi tutta la partita. Ha toccato 5 palloni, si proprio 5 di cui uno di questi calciando un angolo con poca forza. Lui, più bambino che adolescente, si è battuto con temperamento su ogni palla, velocissimo, una stile di corsa spettacolare, agile, svelto, rabbioso senza paura.

Sentiremo sicuramente parlare in futuro di Christopher Cassano. Mi chiedo però perché invece di divertirsi a realizzare grappoli di gol, fughe con la palla, dribbling prolungati, insomma confrontarsi con il pallone e con avversari della sua stessa fascia di età "dove si gioca ancora a nove" lo fanno invece salire di categoria, a duellare con i più grandi, ad armi fisiche imparziali senza possibilità di successo su di loro? Si crede forse che giocare contro chi ha un anno in più crei maggiori difficoltà a tal punto da migliorarlo? C'è un protocollo direttivo da rispettare? È una richiesta del famoso papà? Mi piacerebbe saperlo. Se fosse così, allora, non ci sarebbe più bisogno di tecnici preparati. Per diventare giocatori basterebbe confrontarsi con chi ha un anno in più, passare dal campo a 5 a quello a 7, da 7 a 9, da 9 a 11, e tutto si risolve. Non è così. Ecco che salta fuori Alex Del Piero che ricorda e racconta che pur essendo già molto bravo tecnicamente, stentava a mettersi in evidenza con chi era nato anche solo qualche mese prima di lui. Se fosse stato scartato, che danno si sarebbe fatto al calcio italiano? Un danno incalcolabile.

Giocare sotto età non migliora i piedi, anzi penalizza chi deve fidanzarsi con il pallone, e sposarsi poi con lui per tutta la carriera. Antonio Cassano non dovrebbe permettere a suo figlio di sprecare l'allenamento più importante della settimana e cioè "La Partita" e di accontentarsi di quei pochi palloni che tocca Christopher solo per giocare con i più grandi. All'età del figlio di Antonio Cassano (lo prendo naturalmente come esempio) si deve vivere il più possibile con il pallone, se non lo si frequenta tutti i giorni, per tutto l'anno diventa il primo avversario in partita. Mi piacerebbe che Antonio leggesse l'intervista di Del Piero e meditasse anche sul mio umile consiglio frutto di anni di esperienza nel settori giovanili. Ad Antonio chiederei se conosce qualche allenatore che in allenamento sappia creare delle esercitazioni tecniche superiori a quelle che si presentano in una partita di calcio, tutte situazioni una diversa dall'altra, se si, me lo presenti. Sarei felice di conoscerlo.

È solo la partita che dà la vera situazione di gioco, e delle giocate. Perché allora Antonio fa tanti chilometri per vedere suo figlio toccare 5 palloni? Giocare invece in libertà, dove chi ha del talento (come suo figlio) lo possa esprimere da protagonista per tutta la partita arricchendo il proprio bagaglio tecnico cercando di fare, e strafare, mettendo così in magazzino tutte quelle giocate provate e riprovate in allenamento, poi da velocizzare e perfezionare in gara così da poterle utilizzare con successo quando il calcio comincia a contare. Personalmente auguro a tutti i Christopher Cassano in circolazione di potersi confrontare tutte le domeniche contro i loro coetanei dove i più bravi possono trovare vita facile e non difficile, per potersi scatenare in libertà. Solo così tutti i Chtistopher Cassano potranno confrontarsi con il pallone e domarlo in velocità con l'unica arma che un giocatore può avere a disposizione “La “Tecnica”.

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