Scuola Calcio
19 Settembre 2024
Manca ancora qualche settimana alla partenza dei campionati di Esordienti e Pulcini, categorie che Sprint e Sport seguirà come di consueto con grande attenzione, e con uno spirito ben preciso. Raccogliendo i risultati di tutti, andando a seguire tantissime partite direttamente sul campo, registrando sulla nostra applicazione e documentando tutto sul nostro inserto dedicato. I risultati - lo sappiamo - sono spesso al centro di discussioni nel mondo della preagonistica. Non per noi, e di seguito spieghiamo il perché cercando di sintetizzare al massimo qualcosa che dal nostro punto di vista è piuttosto semplice. Ecco dunque cinque motivi per cui anche quest'anno dedicheremo grande sforzo e risorse per tenere una luce accesa sul calcio dei più piccoli. Cinque motivi per cui raccoglieremo e pubblicheremo i risultati della Scuola Calcio.
Il calcio è lo sport più popolare del mondo perché è il più "popolare", appunto, e perché è uno dei più semplici. Due squadre, due porte, un palla. Chi fa più gol vince. Lo capiscono tutti, anche i bambini, e ciò che spesso i bambini capiscono meglio degli adulti è il fatto che non è un risultato a identificarci e qualificarci. Come già spiegato ampiamente nella passata stagione, il "problema" dei risultati è qualcosa che riguarda gli adulti. Se un bambino teme di perdere, o gli pesa una sconfitta, è sempre perché attorno a lui c'è un adulto che gliela fa pesare. Quindi non è il risultato in sé il problema, bensì le paranoie che i grandi creano attorno.
Giriamo ogni settimana decine e decine di campi, parliamo con società, istruttori e responsabili, e c'è una cosa su cui sono tutti d'accordo, anche chi è "filosoficamente" contrario alla pubblicazione dei risultati. Conoscere la classifica del proprio gironcino dà un'idea precisa del tipo di partita che si andrà ad affrontare e, di conseguenza, può aiutare a fare delle scelte corrette nelle rotazioni della propria rosa. Se si va ad affrontare una squadra più indietro da un punto di vista tecnico, sarà l'occasione giusta per dare più spazio e offrire un confronto più livellato ai nostri ragazzi calcisticamente meno pronti. Ci sono poi quegli allenatori che vogliono vincere tutte le partite con più gol possibili e fanno giocare sempre i più forti in ogni caso. Ok, ma anche qui il problema non è il risultato, è l'adulto. In quei casi toccherebbe alla società "richiamare" il tecnico a un principio diverso. Toccherebbe ai genitori curarsi che il proprio figlio non sia coinvolto in dinamiche sportive tossiche. Ed eventualmente portarlo altrove.
Qui ci si addentra in una narrativa piuttosto inflazionata, ma che ha una base di verità. Non siamo fenomeni quando vinciamo una partita. Non siamo dei falliti quando perdiamo. Questo vale nello sport ma è un pensiero che si può estendere facilmente alla vita di tutti i giorni. Il fallimento, però, è la chiave del miglioramento, la chiave della crescita. Si lavora insieme su una sconfitta, stimolando i rapporti umani e lo spirito di squadra. Si studia dove si può migliorare, anche di poco, fissando un nuovo piccolo obiettivo come - semplicemente - prendere un gol in meno della volta precedente. Il risultato, allora, non è altro che una misura di paragone, un dato che ci indica una direzione da seguire.
Chiunque abbia a che fare con dei bambini lo sa. Fanno a gara per qualsiasi cosa. Ci tengono a vincere, ma poi finisce lì. Per loro. Quello per la vittoria è un appetito naturale, è fame per la vita e per le emozioni. È gioia. È abbastanza insensato, quindi, pensare che fino a 13 anni una vittoria "non conti nulla", mentre quando si entra in agonismo, a 14, invece cambi tutto da un giorno con l'altro. È un passaggio graduale, un percorso di maturazione che deve permettere loro di interiorizzare e controllare quell'appetito e quella voglia di primeggiare a tutti i costi. Il ruolo centrale, come sempre, è degli adulti. Andate a vedere una partita di Pulcini, guardateli giocare, segnare, esultare, e poi ditegli voi che tutto quello "non conta nulla".
E qui arriviamo forse al nodo vero, al cavallo di battaglia di chi vuol tenere spenta la luce sulla Scuola Calcio: "il problema sono i genitori" e via con tutta la retorica spicciola sulla squadra di orfani, eccettera eccetera. Che ci siano papà e mamme molesti e rompiscatole è la verità. Che sul fronte della cultura sportiva si possano e si debbano fare grandi progressi è sacrosanto, ma ricordiamoci che siamo tutti nella stessa barca. Noi pensiamo che il nostro ergerci a censori e moralizzatori, puntando il dito sui cattivi, ponendoci a esempio perfetto e modello da seguire (finché non toccano il nostro di bambino), è un esercizio sterile e poco utile. E anche in questo, i risultati c'entrano ben poco.
Commenti all'articolo
GioGiaqui
23 Settembre 2024 - 17:51
Come voi anche io sono per il risultato. Vincere con 10, 15 gol di vantaggio non serve a nessuno. Non è allenante né per la squadra che vince, tantomeno per quella che perde, ed alla soglia degli 11 anni questi risultati rischiano di pesare molto sia durante la gara, sia dopo. La Federazione dovrebbe distinguere campionati tra società che fanno selezione e campionati fra società che non la fanno.