Cerca

Scuola Calcio

Competizione naturale, crescita vera: perché i risultati servono anche ai più piccoli

Ogni gol è una gioia, ogni sconfitta una lezione: il calcio di base insegna più di quanto sembri

Scuola Calcio

Manca poco più di un mese all'inizio della scuola calcio. "Il calcio più bello di tutti", lo definiscono molti. Quello dove il risultato non conta, aggiunge qualcuno. Ma, come ogni anno, Sprint e Sport continuerà a pubblicare gratuitamente sulla propria app i risultati degli Esordienti e dei Pulcini di tutta Milano, con un inserto digitale dedicato (e disponibile in regalo con il giornale). Una scelta che vogliamo ribadire, perché fondata su basi solide. E che, prima dell'inizio della stagione, vogliamo riepilogare.

VITTORIA E SCONFITTA, TEMA DI VITA E DI SPORT

"Vincere non è l'unica cosa che conta"; vero - a tratti - ma la vittoria può insegnare molto. I tre punti acquisiti alla fine di un match, ci permettono di andare molto più a fondo: perché vincere è una cosa, saper vincere è un'altra. Il fatto di aver sportivamente superato un altro avversario non deve far cadere ogni principio di rispetto che, nel calcio come nella vita, si può ritenere fondativo dei rapporti interpersonali. E ciò accade fra i bambini, dove si vince, si gioisce, ma finisce lì. "Vittoria" e "sconfitta" sono eventi della nostra quotidianità, che fin da piccoli è necessario conoscere. Saper che esistono, saper come affrontarli; saper che una vittoria rappresenta un momento di gioia, ma che una sconfitta dev'essere vissuta come un punto di (ri)partenza, da cui si può subito risalire. Il risultato va quindi molto al di là di una semplice questione narrativa, ma permette di trasmettere molto più di ciò che si riceve.

E, se ci si proietta nel contesto sportivo, questa "lezione" assume un senso proprio. Soprattutto nel calcio. Dove le regole "basilari" sono poche. Due porte, una palla, chi segna di più vince. E quindi, è estremamente facile definire il risultato finale. E qui, però, le due narrazioni convergono: non è il risultato di una partita a identificare un ragazzo, non è il risultato di una partita a identificare una squadra. In questo caso è allora necessario lavorare sui genitori, sugli istruttori e sulle società che spesso vedono nel punteggio un sorta di Big Brother che osserva - e giudica - dall'alto. Allenare - e gestire - i gruppi rappresenta, in questa fase, molto più di un semplice lavoro sportivo: «Il calcio mi ha insegnato tante cose: la relazione e il rispetto degli altri, delle regole e dell'autorità, l'impegno a gestire un gruppo, saper ascoltare e stare al passo con i tempi che cambiano», raccontava Carlo Ancelotti. E, se questi valori vengono trasmessi fin da piccoli, allora "chi ben comincia è a metà dell'opera".

ALIMENTARE LA NATURALE COMPETITIVITÀ

Bisogna inoltre alimentare un istinto naturale dei bambini: fare a gara su tutto. La naturale competizione - sana, ma ben radicata - che si vede spesso nei rapporti interpersonali. Perché eliminarla proprio in questo contesto? Come detto, non è una questione di vincere, ma di saper vincere e, soprattutto saper perdere. E, qui, forse hanno molto da insegnare. I bambini vivono quest'esperienza come una gioia, una ricerca di un'emozione, ma finisce lì. Non c'è alcuna retorica alle spalle, alcun aspetto nascosto. E poi, perché vivere nell'idea che a tredici anni la vittoria non conti nulla, e a quattordici invece il risultato significhi molto. Non c'è alcun salto, c'è più che altro da contribuire a un percorso graduale, che punti al cercare di controllare - e al tempo stesso alimentare - quella voglia di primeggiare. Perché, quando Pulcini ed Esordienti segnano, gioiscono a fine partita per i tre punti conquistati, sembra difficile poter immaginare che tutto ciò non abbia alcun senso.

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Sprint e Sport

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter