Esordienti
18 Dicembre 2025
ESORDIENTI BONOLA • Silvestro Ferrara, responsabile della Scuola Calcio del Bonola e allenatore dei 2013 gialloverdi
Il risultato è l’espressione di una macchina immensa. Portato avanti durante le settimane, dalla società e dagli allenatori. Ma quei “freddi” numeri nascondono la profondità dell’operato; o, come nel caso del Bonola, nascondono il valore del cambiamento. Anche se forse sarebbe meglio parlare di rivoluzione. Quella portata dal progetto Parma, da Silvestro Ferrara e dal team che ha deciso di lanciarsi in un nuovo progetto. Ambizioso, perché «l’obiettivo è quello di lavorare con una metodologia prossima a quella delle società professionistiche». Ma soprattutto, per il suo tentativo di prevedere il calcio che verrà.
«Pensiamo fuori dagli schemi, cerchiamo di capire quale sarà il modo di fare calcio che avremo fra dieci anni. Il nostro obiettivo è preparare i nostri tesserati al cambiamento che, se vorranno diventare calciatori, dovranno affrontare». Un’idea nata in Emilia, ma che il Parma ha voluto portare ovunque. E che due anni fa ha deciso di implementare anche a Milano. Perché proprio in Via Picchi? «Ci basiamo sul concetto “spugna”, cioè sulla possibilità di incidere in realtà che sono già predisposte ad assorbire cambiamenti, novità e forzature». Le sensazioni? Più che positive, utilizzando i 2013 guidati proprio dall’ex Triestina - ma con una formazione in Danimarca - come «laboratorio sperimentale per capire se questa intuizione potesse funzionare».

Ma, all’atto pratico, come si struttura? «Non c’è una formula segreta, ci sono tre pilastri su cui basiamo l’attività. Il primo è la disciplina, rigida, che i ragazzi devono seguire in tutte le fasi dell’attività sportiva, da quanto entrano in campo al momento in cui lo lasciano. È una sorta di codice comportamentale, che si affianca a un aspetto più atletico. Il nostro obiettivo rimane la crescita motoria dei ragazzi e per questo lavoriamo su cicli di allenamento che di volta in volta si concentrano su un principio diverso: coordinamento, agilità, velocità e forza. Sono aspetti che trattiamo in maniera non casuale, perché riteniamo che questo renda il lavoro più organizzato, dandoci anche la possibilità di lavorare in maniera differenziata. Il terzo fondamento è tattico e si basa sull’idea che i ragazzi hanno modo di assorbire concetti di complessità elevata, ma che per fare ciò sia fondamentale la ripetitività. Così abbiamo costruito la nostra realtà. Utilizzando sempre il pallone e cercando di sfruttare in maniera positività la competitività. Ma soprattutto, basandoci anche sulle esperienze. Prendiamo un “caso studio”, lo analizziamo per sottopacchetti e vediamo in che cosa possiamo migliorare. Poi replichiamo in allenamento ciò che non ha funzionato in gara: ad esempio, nella gara col Villapizzone abbiamo notato che alcune influenze esterne generano tensione e ci portano così a sviare il nostro piano d'azione. Abbiamo così creato delle sezioni molto simili in settimana, cercando così di portare i ragazzi a prendere decisioni il più in fretta possibile».