Seconda Categoria
19 Aprile 2022
Matteo Riboldi, il numero 10 del Giussano
Nello scontro diretto con vista playoff valso al Giussano, autore di una rimonta romanzesca da 1-3 a 5-3, l'aggancio in classifica a una Cosov reduce da un poker di successi, il rasoterra di Matteo Riboldi ha certificato il sorpasso dei biancorossi nell'ultimo quarto di gioco.
Che gara è stata?
«Siamo andati negli spogliatoi sotto di un gol, nonostante il lieve predominio territoriale: abbiamo pagato un nostro errore individuale. Dopo il destro all'angolino di Bellotti, troppa frenesia nell'andare a ottenere il vantaggio è costata l'uno-due che avrebbe steso chiunque: per fortuna Festa ha riacceso le speranze sfruttando l'errore di Gubitoso e Camurri risolto poi una mischia».
A questo punto il numero 10 è il deus ex machina.
«Al 30' della ripresa Corti va sul fondo e con un bel colpo di tacco serve Festa, che da vero attaccante fa sponda per calciare di prima intenzione: il destro a pelo d'erba si insacca alla destra del portiere. È Santagada nel finale a rendere la festa completa, depositando la sfera nel sacco dopo aver dribblato in contropiede il numero 1 ospite».
Che cosa è scattato in voi per vincere una partita così?
«Dopo la pausa legata all'emergenza sanitaria, è una sorta di anno zero: è il primo anno con mister Figini e di fatto una categoria nuova per la squadra, che aveva vinto la Terza, e per me, che sono arrivato dalla Vis Nova nel 2021. Una volta acquisita la salvezza, l'obiettivo playoff fa gola: se li raggiungeremo, li giocheremo con la giusta spensieratezza. Non mi aspettavo a questi livelli Albiatese, Campagnola Don Bosco e Oratorio Lomagna: Fr Team Paina e Triuggese erano invece tra le più quotate».
Raccontaci di te e delle tue caratteristiche tecniche.
«L'amore per il calcio è nato grazie a nonno Guido, che mi portava allo stadio a vedere l'Inter. Ho svolto la trafila nella Vis Nova e il progetto intessuto in neroverde, salendo in Serie D dalla Prima Categoria, è stato tanto efficace quanto inatteso: eccezion fatta per la prima promozione, che doveva sanare la retrocessione di quando militavo nella Juniores, negli altri anni l'obiettivo estivo era la salvezza. Nel nostro 4-3-1-2 ho l'incarico dell'ultimo passaggio, sono il rifinitore: in carriera sono stato anche centrocampista, o inserito nella batteria dei trequartisti. Indosso la maglia numero 10, ma per me un numero vale l'altro».
Come mai hai lasciato la Vis Nova?
«Col passare del tempo stava diventando un passatempo impegnativo: non so quanto spazio avrei potuto ritagliarmi in Serie D, e quando ho pensato come conciliare calcio e lavoro, ho valutato Giussano come soluzione ideale, avendo molti amici che vestono il biancorosso, o in dirigenza. È proprio il collettivo il nostro punto di forza: ognuno fa il suo, ma nessuno eccelle. I risultati sono sempre merito (o demerito) del gruppo. Per questo, nonostante quella di domenica sia stata una vittoria meritata e assai emozionante, dico che la nostra prestazione migliore è stato il secondo tempo contro la forte Ausonia nel girone di andata, proprio per il gioco corale espresso».
Dove pensi di poter migliorare?
«Domenica ho segnato il primo gol dell'anno, quindi direi in fase di finalizzazione. Sono presente agli allenamenti e al servizio della squadra: al di là delle doti tecniche, questo è il mio pregio».
Chi è Matteo?
«Un 24enne solare che lavora nell'agenzia immobiliare di papà (non sa ancora come sia fatto un pallone, lui) e che, per quanto da ragazzino, per come rubava l'occhio e per questione di ruolo, impazzisse per Sneijder, adora Messi. Lui è il talento, e basta».