Serie C femminile
20 Maggio 2023
Alice Pignagnoli, portiere della Lucchese militante in Serie C
«Sei tra le migliori del campionato, ma a queste stesse condizioni non possiamo rinnovarti il contratto» questo è quello che si è sentita dire una donna, una calciatrice, che ha sempre dato tutta se stessa per la causa della squadra e che però allo stesso tempo ha deciso di costruirsi una famiglia. Alice Pignagnoli, portiera della Lucchese e ora sostanzialmente fuori rosa, per due volte si è trovata esclusa dalle società in cui si è trovata solo per il fatto di voler essere una madre, prima con il Cesena nel 2020, ora con la Lucchese mentre è in attesa del secondo figlio.
Alice Pignagnoli - classe 1988 originaria di Reggio Emilia - nella sua carriera ha militato con diversi club importanti tra Serie A, B e C, fra cui Milan, Napoli, fino ad arrivare al Sassari con cui ha vinto lo Scudetto, la Supercoppa Italiana e ha esordito in Champions League. Inizialmente era una centrocampista, ma un giorno a 15 anni ha provato per puro caso a giocare in porta e da lì non è più tornata indietro, accumulando un totale di oltre 250 presenze in tutto e diventando una delle giocatrici più promettenti nel suo ruolo. Il suo percorso per arrivare a così alti livelli però non è stato affatto in discesa, tutt'altro. Ha dovuto lottare contro tutti e tutto per inseguire il suo sogno, a partire dai compagni di classe e gli amici, fino ad arrivare agli insegnanti e i suoi stessi genitori, dai quali è mancato il sostegno che si sarebbe aspettata. Nonostante si sia trovata da sola, non ha mai smesso di credere di poter raggiungere il proprio obbiettivo e, contro ogni pregiudizio e resistenza, è riuscita a sfondare nel settore professionistico.
Il calcio femminile è un ambiente complicato e Pignagnoli l'ha reso chiaro a tutti, raccontando la sua personale esperienza con il libro "Volevo solo fare la calciatrice", edito Minerva, pubblicato nei primi mesi del 2023 e scritto personalmente dall'atleta. In esso riversa in parte la sua esperienza di giocatrice, in parte la sua frustrazione per dover lottare tutt'ora per lavorare facendo quello che ama di più: giocare a calcio. Ne ha parlato alla presentazione del suo libro, gentilmente ospitata dalla Femminile Juventus presso la sua sede di via Faccioli.
«Mi sono spesso sentita sbagliata nel giocare a calcio - racconta -, non ho mai avuto nessun tipo di supporto dalla mia famiglia che al contrario si è sempre opposta. La mia forza è stata non ascoltare mai nessuno. Da piccola scimmiottavo i maschi, mi facevo chiamare Alicio e mi confondevo tra loro tenendo i capelli corti per giocare a calcio; era una tendenza che esisteva tra le ragazze per essere considerate forti. Per gli adulti avrei dovuto lasciare il calcio perché era solo un gioco, mentre mi sarei dovuta preoccupare del mio futuro di donna».
A Novembre 2019 la - allora - 31enne calciatrice rimane incinta per la prima volta, mentre è tesserata con il Cesena. La società romagnola ha deciso di darle fiducia e al settimo mese di gravidanza le rinnova il contratto, permettendole di continuare a giocare con la squadra anche dopo il parto. Ad Agosto nasce Eva e la portiera emiliana si prepara dunque a tornare nel gruppo per riprendere gli allenamenti e rientrare in campo per la stagione 2020-21, giocando tutte le partite da titolare e guidando la seconda miglior difesa del campionato. Tuttavia la stagione successiva la società bianconera cambia totalmente approccio nei suoi confronti.
«Mi hanno dato una grande opportunità e non smetterò mai di ringraziarli per questo, però l'anno successivo mi hanno detto che a quelle stesse condizioni non sarei potuta rimanere, non accettando che facessi questa sorta di part-time da mamma. Mi hanno quindi messo nelle condizioni di non rinnovare il contratto. [...] Se il mondo non capisce che le mamme sono una risorsa per tutto il sistema economico, le donne che vogliono fare figli saranno sempre penalizzate. È una cosa veramente triste, credo che dare la vita sia il mestiere massimo e meriterebbe il dovuto supporto».
Nel 2022 Alice Pignagnoli si rimette in gioco in Serie C e decide di trasferirsi alla Lucchese, con la quale il primo approccio è estremamente positivo, solo fino a quando a ottobre non rimane nuovamente incinta; in quest'occasione il trattamento riservatole dal club è ancora più freddo e drastico. Come descritto nel libro, la società toscana si rifiuta di pagarle non solo le mensilità successive al concepimento del secondo figlio, ma anche gli arretrati del periodo in cui ha giocato regolarmente per la squadra. A nulla sono valsi i tentativi di contrattazione dell'atleta, disposta anche a dimezzarsi lo stipendio per andare incontro al club. La Lucchese inizia a muoversi per allontanarla progressivamente dalla squadra, chiedendole prima la restituzione del materiale sportivo, poi di liberare il posto letto, arrivando a tentare di svincolarla. Il club non sarebbe più tornato indietro, perciò Pignagnoli si trova costretta a rivolgersi ad avvocati per risolvere la questione. Il ricorso a vie legali e un'intervista rilasciata a questo merito hanno dato alla vicenda della calciatrice una notevole copertura mediatica, che ha consentito di far conoscere al grande pubblico la sua storia.
«A me dispiace per quanto accaduto perché è una brutta pubblicità per il calcio femminile. Però ho approfittato di questa occasione per trattare i temi dei diritti delle atlete, dalla maternità allo stipendio minimo, eccetera, tutte cose, che esclusa la Serie A, non esistono nel nostro calcio. [...] Nelle giovanili mancano le dovute tutele nei confronti delle atlete, non ci sono campi e preparatori atletici adeguati, non esistono le stesse condizioni di tutela presenti nel calcio maschile».
L'auspicio di Pignagnoli è quello di continuare a giocare a calcio e trovare una società che glielo permetta, rispettando la sua dignità di atleta, ma allo stesso tempo che con gli anni cambi qualcosa nell'ambiente. Anche con questo intento ha infatti scritto il suo libro, per ispirare le giovani calciatrici - rivolgendosi in particolare alle ragazze della Femminile Juventus presenti alla presentazione - a lottare per i propri diritti e non lasciarsi scoraggiare dalle avversità, ma soprattutto per portare al centro del dibattito queste stesse tematiche e invitare i club a prendersi veramente cura delle proprie atlete. "Storia di una donna che ha cambiato le regole del gioco" come recita il sottotitolo del libro.