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Serie C

Dopo il clamoroso rinvio della partita il presidente del club 4 anni fa in Serie A tuona: «Campionato falsato!»

Il numero uno lancia anche un appello per una riforma radicale: «Perchè non tornare a 2 gironi da 40 squadre?»

CROTONE SERIE C - GIANNI VRENNA

CROTONE SERIE C - Gianni Vrenna è il presidente del Crotone dal 2017

Cosa succede quando il pallone smette di rotolare, non per un fischio finale, ma per decisioni fuori dal rettangolo di gioco? È la domanda che Gianni Vrenna, presidente del Crotone, si pone con una certa amarezza, mentre osserva il panorama incerto della Lega Pro. In un campionato che sembra più un campo minato che un terreno di gioco, Vrenna non si tira indietro e affida le sue riflessioni a una conferenza stampa che ha il sapore di una chiamata alle armi per il calcio italiano. Il tutto dopo che il match dei rossoblù in casa del Taranto previsto per sabato 1 marzo alle 17.30 è stata rinviata a data da destinarsi dalla Lega Pro a causa dei procedimenti in corso del club pugliese in tema di giustizia sportiva. 



IL GRIDO DI ALLARME DEL CROTONE
Gianni Vrenna non usa mezzi termini: «Questo campionato è altamente falsato». Un'accusa che risuona come un tuono nel cielo già tempestoso della Lega Pro. Il presidente del Crotone non è nuovo a queste battaglie, e la sua frustrazione è palpabile. Ricorda con rammarico quando il suo Crotone, consolidato in Serie A, ha pagato il prezzo delle irregolarità altrui. «Non più tardi dell'altro ieri, Campedelli del ChievoVerona è stato rinviato a giudizio, e chi ne ha fatto le spese è stato il Crotone» sottolinea. La possibile esclusione non solo del Taranto, ma eventualmente anche della Turris, è solo la punta dell'iceberg di un sistema che, secondo Vrenna, ha bisogno di una riforma decisa e urgente.



UN CAMPIONATO DA RIFORMARE
La Lega Pro, con le sue 60 squadre e i playoff che coinvolgono 30 di esse, è un sistema che Vrenna definisce insostenibile. «Non si possono avere 60 squadre di calcio» afferma con decisione. La proposta del presidente del Crotone è chiara: ridurre i gironi a due, con un massimo di 40 squadre, e alzare i parametri di iscrizione. «Ci sono realtà che non hanno neanche lo stadio», aggiunge, sottolineando la necessità di un calcio più strutturato e sostenibile. Vrenna non si limita a criticare, ma propone soluzioni concrete. «Perché non si ritorna a due gironi come è stato sempre, con 40 squadre?» chiede. E ancora, si potrebbe pensare a una B2, per dare spazio a realtà importanti. Un calcio che, secondo il numero uno del club rossoblù, deve essere sostenibile e che deve vedere la partecipazione di società con una struttura solida e un bacino d'utenza adeguato.



LA SFIDA DELLA TRASPARENZA
Un altro tema caldo è quello della trasparenza nei bilanci. «Le verifiche le fanno, anche se non so in che termine» ammette Vrenna, sollevando dubbi sulla reale efficacia dei controlli. Ecco perché insiste sulla necessità di bilanci trasparenti che diano sicurezza a tutto il movimento calcistico. Ma come si è arrivati a questo punto? Vrenna offre uno spaccato di ciò che accade dietro le quinte, un dietro le quinte che spesso sfugge ai tifosi, ma che è cruciale per comprendere il gioco. «Quando vengono da noi – sottolinea – posso garantire che fanno le pulci sui bilanci, pagamenti, tasse e contributi». Eppure, nonostante questi controlli rigorosi, ci sono società che in corso d’opera diventano inadempienti, rendendo il torneo una sorta di roulette russa, dove il pallino può fermarsi su chiunque.



LA SPERANZA DI UN CAMBIAMENTO
Nonostante le difficoltà, Vrenna non perde la speranza. Ha già parlato con il presidente Matteo Marani e il presidente Gabriele Gravina, e si prepara a incontrare altri presidenti per discutere di questa situazione. «Andremo a fare le nostre rimostranze in assemblea a Firenze» annuncia, con la determinazione di chi non intende arrendersi. In un calcio che sembra aver perso la bussola, Vrenna si erge come un faro di speranza, con la sua visione di un campionato più equo e sostenibile. Perchè senza una riforma, avverte, il calcio diventa insostenibile, un lusso che pochi potranno permettersi.

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