Pro Eureka, come ci si rialza da sei sberle?

La casella delle vittorie dice zero, il tabellino dell’ultima gara con l’Inveruno sei gol incassati. I numeri non diranno tutto, per carità, ma qualcosina almeno sì sulla Pro Eureka. Crisi? O conseguenza? O ancora bivio? Fabio Nobili ha tra le mani una squadra giovane, con quel 22.1 di età media in campo domenica a rappresentare una delle più basse del campionato. In campo, peraltro, non c’è Piotto: scelta tecnica, o meglio disciplinare da appurare in settimana. In campo non c’è carattere, per di più. E questo sembra essere il maggior inghippo per un gruppo che aveva ben impressionato sia con la Folgore Caratese (1-1) sia contro la Juventus in amichevole (0-3 in 45’) prima del… set. Chiarissimo il tecnico: «Non c'è mai uno che alza la voce e sprona il gruppo. Troppa rassegnazione. Nello spogliatoio tra il primo e il secondo tempo ho visto solo teste chine: questa è una squadra che quando va sotto, poi naufraga». Chiarissimo anche il vice presidente Bruno Olivieri: «Il comportamento della squadra ci ha lasciati perplessi». Dunque consapevolezza di un certo gap tecnico, di una rosa giovane, di potersela giocare coi denti e coi nervi (vedansi il pareggio con la capolista Chieri e la rimonta col Verbania da 1-3 a 3-3). Tutto giusto, ma se il pensiero di quel gap non è stimolo ma sentenza nella testa ai giocatori allora ciao. Tocca lottare, bisogna farlo e rifarlo e rifarlo ancora. Non naufragare quando si va sotto. In questo è anche lo spogliatoio (compatto?) a poter fare la differenza. E dunque l’inevitabile domanda: Nobili a rischio? «Mai trovato persone più corrette, ma so bene che posso essere messo in discussione per i risultati. No, non mi sento a rischio: siamo tutti consapevoli che è necessario innanzitutto saper soffrire». E Olivieri: «Continuiamo con lui. Certo adesso ci aspettano tre partite particolarmente proibitive , come quelle contro Borgosesia, OltrepoVoghera e Varese». Ecco: forse il bivio è proprio qui.