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25 Luglio 2023
Torino, la città più "scudettata" d'Italia e dalla storia calcistica tra le più ricche di tutta la penisola, grazie ai gloriosi successi di Torino e Juventus. La presenza ingombrante di due poli così importanti ha portato a una piccola lacuna che, nelle altre grandi città, non è mai stata così evidente come nel capoluogo sabaudo.
Avere 3 squadre di rilievo in città è una missione riuscita a poche città italiane: ce l'ha fatta Roma, con la Cisco Roma (diventata poi Atletico Roma) tra i professionisti insieme a Roma e Lazio; ce l'ha fatta nel presente Milano, piazzando l'Alcione nel prossimo campionato di Serie C; ce l'ha fatta Verona, con Hellas, Chievo e Virtus Verona nelle prime tre serie del calcio italiano. Ma a Torino? La poltrona scotta e non poco, ma c'è chi in passato (e nel recente presente) si è potuto vantare si questo ruolo.
Tolti i primissimi anni di vita del calcio italiano, dove tutto il fulcro dell'attività si focalizzava tra Piemonte, Lombardia e Liguria, a Torino ci sono state sostanzialmente solamente Torino e Juventus. Sporadiche apparizioni di sodalizi come Internazionale Torino, Ginnastica Torino, Audace Torino, Piemonte FC, Amatori Torino, FC Pastore, US Torinese ed FC Torinese (di recente rifondata e ora militante nella Prima Categoria piemontese) hanno arricchito il panorama calcistico sabaudo, solamente però negli anni '10 del 1900 e nei primi anni '20 del medesimo secolo. Poi, il buio: alcune di queste società sono state inglobate da Toro e Juve, altre hanno semplicemente smesso di fare attività.
Piccoli sodalizi sono rimasti in piedi in quegli anni, ma lo scettro di terza squadra in città sembrava già focalizzarsi su una squadra ben precisa, ovvero la FIAT Sisport: il club chiaramente legato all'azienda in mano alla famiglia Agnelli giocherà fino a ridosso della Seconda Guerra Mondiale tra seconda e terza serie, giocando l'ultima annata in Serie C nella stagione 1938/39. Un parziale revival di quella antica società è avvenuto negli ultimi anni, con la omonima Sisport, che si sta ritagliando un ruolo chiave nei campionato regionali piemontesi e che presenta, da poche stagioni a questa parte, anche una formazione nella Terza Categoria torinese.
La FIAT Sisport sarà l'ultima squadra di Torino, al di fuori di Juve e Toro, a giocare in Serie B e in Serie C. Nessun'altra squadra, dopo di loro, toccherà la seconda e la terza serie italiana.
Per trovare altre squadre di Torino al di fuori delle solite due bisogna scendere in quarta serie, che ai tempi non si chiamava ancora Serie D. Tanti i nomi addottati, da Prima Divisione a Promozione Interregionale fino a IV Serie, con qualche squadra torinese che si è ritagliata il suo spazio. Molte di queste, dal Lancia al SNIA Viscosa Abbadia di Stura, non esistono più, mentre altre, come il Barcanova, ancora ora fanno attività. Saranno i blaugrana, per primi, a poter vantare con continuità lo scettro di terza squadra di Torino, riuscendo a rimanere stabilmente in quarta serie nel primissimo dopo guerra.
Il livello del campionato, tuttavia, era ancora abbastanza basso e di caratura sostanzialmente regionale e per un definitivo salto in avanti bisogna aspettare la stagione 1952/53, quando la quarta serie (che così verra denominata) diventerà un vero e proprio campionato nazionale. E qui si stabilisce il Cenisia, altra realtà torinese ancora esistente (attualmente neopromossa in Promozione, sesto livello del calcio italiano) che, dal 1954 al 1961, giocherà in quarta serie per 7 stagioni consecutive, disputando partite anche contro squadre come Empoli.
UNA FORMAZIONE DEL CENISIA IN SERIE D, STAGIONE 1957/58 (FONTE: SITO CENISIA)
In quegli anni il Cenisia ha rappresentato con orgoglio la città di Torino non solo con la prima squadra, sempre formata da tanti talenti nati e cresciuti in maglia viola, ma anche con le formazioni giovanili, confermati da ben 4 scudetti vinti con la Juniores (categoria chiamata "Ragazzi", fino a fine anni '50). Un unicum ancora adesso mantenuto in tutta la città tra le società torinesi, fatta esclusione di Torino e Juventus.
Nei due decenni successivi al grande Cenisia della Serie D la città di Torino ha potuto vantare due sodalizi, ben diversi per storia e provenienza, che hanno lasciato il segno nella quarta serie. Prima di queste la Castor Torino, che prende chiaramente il nome dall'omonima ditta che, dal 1955, produceva elettrodomestici. Nata a Moncalieri, l'azienda sposta la propria sede a Rivoli nel 1962, aumentando il proprio fatturato per tutto il decennio, così come il proprio impegno sportivo. La squadra, che portava il nome di Torino (anche se giocava le proprie partite ad ovest del capoluogo, nelle città di Rivoli e nella frazione Cascine Vica), vince la Prima Categoria 1966/67 (l'attuale Eccellenza, quinta serie del calcio italiano) e viene promossa in Serie D per la prima volta nella sua storia.
DAL PIEMONTE SPORTIVO DEL 30 MAGGIO 1966: LA CASTOR VINCE L'ULTIMA GARA DI CAMPIONATO SUL SALUZZO
Gli "aziendali", come spesso venivano chiamati, giocano una prima stagione in Serie D fenomenale (1967/68), chiudendo addirittura quinti nel girone A davanti a squadre come Cuneo, Ivrea e Casale, inserite nello stesso girone. In quella stagione la Castor non giocherà più a Rivoli, ma a Torino, nel terzo impianto cittadino, ovvero lo Stadio Primo Nebiolo, diventando di fatto una squadra torinese a tutti gli effetti. L'avventura però durerà solamente due anni, conclusa nella stagione 1968/69 con l'ultimo posto in classifica, con conseguente retrocessione.
La Castor sparirà dai radar del calcio piemontese, ma negli stessi anni si stava confermando come realtà cittadina di discreta importanza l'Istituto Sociale: una storia incredibile dietro quella del sodalizio torinese, nato come centro di aggregazione sportiva della omonima scuola, diretta dai Padri Gesuiti (con una sezione specifica dalla scuola dell'infanzia alle scuole superiori), con sede nel quartiere torinese di Mirafiori Nord.
Inseriti in pianta stabile in quinta serie, chiamata prima Prima Categoria e poi Promozione, la squadra nata precedentemente per dare spazio a giovani alunni, ex alunni o genitori dei ragazzi assume una connotazione sempre di maggiore spessore, fino alla speciale stagione 1971/72, vinta con grande stacco sulle avversarie. L'Istituto Sociale vince così il girone A di Promozione e sale in Serie D per la prima volta della sua storia, la terza torinese a raggiungere questo traguardo. Promozione sì, ma l'impresa vera del sodalizio torinese è rimanere in pianta stabile in categoria, fattore riuscito per ben 6 stagioni consecutive, alcune di queste giocate e concluse ad alti livelli. Tuttavia i costi di gestione e la sostanziale mancanza di un campo base si fanno sentire e la squadra inizia a faticare, fino al 16° posto della stagione 75/76, che vale la retrocessione. Tuttavia all'orizzonte dell'Istituto Sociale si intravede una possibile fusione con una squadra della provincia di Torino appena promossa in Serie D, il Cafasse, che darà vita a partire dalla stagione 1976/77 all'Istituto Sociale Cafasse, con conseguente trasferimento nella omonima città di Cafasse per la disputa delle gare interne. Una salvezza il primo anno e la definitiva retrocessione in Promozione, nella stagione 1977/78: sarà l'ultima in D della squadra.
Il Sociale Cafasse non sarà però l'ultima torinese a fare la Serie D. La categoria resterà quarto livello del calcio italiano fino alla stagione 1977/78: dall'anno successivo si aggiungerà una categoria, con la divisione della Serie C in Serie C1 e Serie C2, mantenuta fino al 2014/15 con diverse nominazioni. La Serie D diventa il quinto livello, cambiando nome in Interregionale dal 1981, mantenendo però sempre uno status semi-professionistico. Nel mentre a Torino prende piede un altro sodalizio che diventerà, col tempo, sempre più importante in città: il Nizza Millefonti. Campo base tra via Paolo Sarpi e Corso Agnelli, nella parte meridionale della città, e una squadra totalmente in rampa di lancio, al punto che nella stagione 1985/86, da neopromossa, il Nizza vince il Campionato di Promozione e vola in Interregionale, per la prima volta nella sua storia.
Dopo una prima stagione sotto tono, che corrisponde con una immediata retrocessione in Promozione (quattordicesimo posto), il Nizza Millefonti vince nuovamente la Promozione (stagione 1987/88) e sale in Interregionale, dove però ci rimarrà per ben 8 stagioni consecutive. Di fatto diventa la serie ininterrotta più lunga per una torinese in categoria, oltre al sodalizio con più presenze nel semi-professionismo della storia del calcio torinese, un record unico mantenuto ancora ora dal Nizza che, sotto la presidenza Gianluigi Regis, gioca ininterrottamente in Interregionale dalla stagione 1988/89 alla 1996/97 (in CND dal 1992).
Il primo anno è stellare, con un terzo posto alle spalle del Cuneo (promosso in C2) e della Pegliese (di Genova) con Gianni Frara in panchina, l'anno dopo arriva un quinto posto, che di fatto proietta il Nizza tra le più forti squadre della categoria. In rosa c'erano giocatori del calibro di Giovanni Gino (con un passato di lusso in Serie C), Marco Sesia (andato al Toro nel 1992/93, con Mondonico in Panchina), Claudio Grauso (andato al Toro nella stagione 1994/95) Giovanni Abate (andato alla Sampdoria nel 1993/94), Marco Roccati (andato al Ravenna in Serie B, con Beppe Marotta DS) e Jimmy Fontana (in Primavera con la Juve), oltre a varie star diventate famose nella regione come Ettore Cellerino, Tronzano (attuale Assessore Regionale in Piemonte), Vittone, Veronese, Rizzieri, Dalseno, Zarra, Saccullo e Wellmann, oltre a tanti altri. Come allenatori passarono i vari Gianni Frara, il compianto Beppe Mosso e Rosario Rampanti, fratello di Serino e "ponte" tra il Nizza e il Toro, visti i tanti prestiti dei granata alla società torinese.
L'investimento della dirigenza, che in quegli anni era maggiormente rivolto alla prima squadra, prosegue negli anni successivi, con due salvezze senza playout (1990/91 e 1991/92), che permetteranno al Nizza di partecipare al primo Campionato Nazionale Dilettanti con la nuova denominazione.
IL NIZZA MILLEFONTI PAREGGIA IN CASA DEL SAVONA. CND 1993/94, DA SPRINT E SPORT DEL 15 MARZO 1994
Dopo un sesto e un quinto posto finisce l'era Regis, con cui il Nizza inizierà a declinare con la prima squadra. A lui subentrerà il nuovo presidente Franco Meringolo, con una netta inversione di tendenza con un maggiore investimento nel settore giovanile (dove arrivano, in quegli anni, allenatori del calibro di Massimo Gardano, Ciccio Voglioti e Mario Goglia). La prima squadra, invece, reggerà la CND ancora due anni, con un nono posto nella stagione 1994/95 e un rovinoso ultimo posto nella stagione 1995/96. La prima squadra non vedrà più il semiprofessionismo, continuando a frequentare l'Eccellenza con frequenza fino all'inizio degli anni 2000, ma crescerà nel settore giovanile, con vari titoli messi in bacheca anche con il successivo presidente, Beppe Bivona.
Nel presente le strade tra la Serie D e la città di Torino sono assai lontane. La città sabauda ha spesso visto tanti sodalizi cittadini approdare in Eccellenza (massima categoria regionale) e rimanerci: oltre al citato Nizza Millefonti (stabilmente in categoria fino al 2001/2002), il ruolo di terza squadra di Torino se l'è presa il Lucento, considerata a lungo dalle menti più giovani come il sodalizio più importante in città dopo Juventus e Toro. Tante stagioni in Eccellenza per i rossoblù, prendendosi il record di presenze nel nuovo millennio in categoria (ben 15), seguito da Atletico Torino (6), Vanchiglia (5), CBS (5), Nizza Millefonti (4), Sporting Cenisia (2), Mirafiori (1), Atletico Gabetto (1) e AS Torino Calcio (1).
Il Lucento ha accarezzato con ottimi risultati anche l'ipotesi promozione in D tra il 2000 e il 2010, raggiungendo però al massimo un terzo posto. Similmente si sta comportando negli ultimi anni il Vanchiglia, che per risultati sportivi della prima squadra può considerarsi la terza forza di Torino ai giorni nostri. Il quarto posto in campionato dell'ultima stagione ne è una conferma, ma da qua a vedere una terza formazione torinese almeno in D ce ne passa di acqua. I tempi sono maturi? Chissà. Nel mentre la città può continuare a vantarsi "solo" di Juventus e Torino tra le super big del calcio sabaudo.