Sostenibilità
12 Luglio 2024
Francesco Di Ciommo CEO di Authos e di FDC Consulting spiega perchè, per le aziende, sarà cruciale la certificazione nel percorso alla virtuosità e alla sostenibilità
«Non conta 'che cosa' si fa, ma 'come' si fa. La strada esiste per chi ha visione». Parole, testo, rivelazione e realtà a indicare la via, di un visionario ‘credente’, osservante e praticante, curioso per definizione: Francesco Di Ciommo, presidente e CEO di Ford Authos e di FDC consulting digital ESG, società che supporta, guida, forma e certifica personale e aziende nel percorso alla virtuosità e alla sostenibilità. Parole per sintetizzare la sua filosofia di impresa con al centro l’importanza dell’innovazione e della formazione.
Francesco Di Ciommo ha le idee ben chiare: «Innovare, è la capacità di cambiare in maniera semplice». E lo dice lui, che con la semplicità di un racconto illustra le tappe del suo viaggio: «Ho un background di persona molto curiosa, orfano di papà nato a Milano e poi a Salerno, sotto la guida costante e totale di mia mamma che ha fatto il possibile e l'impossibile per darmi una prospettiva concreta per il futuro. Ma io, pur avendo possibilità e titoli per ‘ambire’ ad un lavoro in banca e al posto fisso, ho deciso invece di andare a lavorare in Fiat, realtà ed esperienza che mi ha permesso di visitare 25 paesi, aprendomi nuovi mondi e visioni. Perchè la cultura è fondamentale, la cultura è il mondo. Viaggiare è un’opportunità e un allenamento mentale, ma la chiave del successo è avere fame unita alle competenze e alla professionalità».
«Credo che l'elemento, la caratteristica e il passo più grosso e difficile da avere sia il coraggio di cambiare, la volontà di inglobare i cambiamenti in un mercato che, se si vuol fare il profitto in maniera longeva, bisogna avere la capacità di approcciare con semplicità» sottolinea Di Ciommo svelando anche come si fa, anzi, come lui ha fatto: «Non sono necessari investimenti miliardari o ingenti a livello tecnologico, ma cercare le persone giuste per ogni dipartimento dell’azienda, prestare attenzione al mercato e saperlo interpretare».
«Un’azienda deve sapersi adattare ai cambiamenti, improvvisi e imprevedibili - come ad esempio è stata la pandemia - che ha obbligato a modificare e rivoluzionare il proprio modello di business e ci ha messo davanti a un problema: essere digitalizzati e innovativi per poter essere adattabili al nuovo mercato. Ma quanti erano preparati alla digitalizzazione e a saper creare il delivery, normale negli Stati Uniti dove ho lavorato ma non a Torino?». Adattamento ai cambiamenti e capacità di innovare in nome di una visione che Francesco Di Ciommo ha allenato, provato e vissuto girando il mondo ma non solo. «La difficoltà più grossa quando cambi paese sono i primi 6 mesi dall'arrivo. Periodo in cui non conosci nessuno, devi saperti organizzare e avere grande capacità di adattamento per inserirti. E significa capire la cultura, le relazioni, le situazioni. Elementi che portano a una capacità di reagire repentinamente, esattamente come è stato il periodo del Covid, quando ad esempio noi di Authos, il giorno prima che arrivasse l'annuncio del lockdown di Giuseppe Conte, avevamo appena concluso la formazione per far vedere e vendere macchine online partendo dalla domanda: perchè non si possono vendere macchine on-line?».
«Lo Smart Lab di Authos ha portato per la prima volta le auto, 'le concessionarie' e i venditori, all'interno di centri commerciali e non solo. Oltrepassando confini impensabili e costruendo nuove prospettive, dinamiche e realtà. Smart Lab è stata un'iniziativa innovativa nel mondo soprattutto per ciò che ruotava dietro all'idea - racconta Francesco Di Ciommo -. Non è stato e non è 'vendere auto' in modo tradizionale ma rappresenta una nuova opportunità lavorativa per giovani, dove serve uno spirito e un approccio totalmente differente. Con visione, sostanza, passione, motivazioni, fatica e voglia: un modello unico e inimitabile. Idea e iniziativa che un giorno mi portarono a ricevere la chiamata direttamente dalla casa madre Ford e dalla famiglia».
«L'esperienza Smart Lab è stato replicato in diverse realtà e paesi dall'Australia al Quebec, dal Canada agli Stati Uniti, dal Belgio alla Germania e tanti altri ma i risultati sono stati ben diversi. I motivi? La mancanza di visione pensando che bastasse replicare per ottenere gli stessi riscontri. Ma i risultati non sono ‘duplicabili’ perchè ogni realtà è diversa, ha dinamiche differenti e ad esempio in molte situazioni, non hanno puntato su giovani ma sui 'classici venditori'. Noi abbiamo selezionato giovani da tutta Italia, con approccio totalmente diverso da un venditore classico. E l'esempio ne è il fatto che la migliore venditrice che abbiamo non aveva mai venduto auto e non aveva mai lavorato nel settore auto. Dimostrazione che conta di più lo spirito, la fame, la voglia, la capacità di adattarsi e proporre innovazione».
«Un’altra tappa fondamentale per ogni azienda che vorrà recitare un ruolo da protagonista nei prossimi anni sarà la virtuosità. Cioè, soddisfare i requisiti ESG (Environmental, Social and Governance) e rappresentare un ottimo modello di sviluppo sostenibile. Dove si rispetta l’ambiente, si favorisce l’inclusione sociale e ci si adopera per un benessere dei propri dipendenti. Tre concetti alla base del nostro modello dell’ultimo triennio, che ci hanno permesso, come Authos, di ottenere la certificazione ESG nel dicembre 2021 e lo status di 'società benefit' dal febbraio 2023. Traguardo raggiunto al termine di un biennio di politiche nel segno della sostenibilità ambientale, dell'inclusione e della governance cioè un soggetto in grado di perseguire, insieme alle finalità commerciali, anche iniziative legate al bene comune della realtà del territorio. Un risultato storico per Authos che giunge dopo altri importanti traguardi di questi anni come l'approvazione del bilancio di sostenibilità e la certificazione ESG». E un messaggio chiaro e limpido dedicato al mondo dell'impresa e delle imprese: «La virtuosità è la strada da seguire per garantire un domani migliore alle future generazioni». Spiegandone sempre il perchè.
«C’è un dato importante, frutto di ricerche a livello internazionale - prosegue Francesco Di Ciommo -. La generazione “Z”, quella dei ragazzi tra i quattordici e i sedici anni, fra cinque anni sarà disposta a compare un bene o un servizio anche a un prezzo più alto, se vi riconosceranno un’azienda che trasmette valori di ambiente e di inclusività e una governance corretta».
ESG non è dunque una sigla astratta. Ma una richiesta del mercato. E non soddisfarla, esporrà a conseguenze pesanti. «Se le aziende non saranno ESG, non potranno in futuro partecipare ai bandi di finanziamento dell’Unione Europea, il costo del denaro aumenterà sempre di più e le banche non concederanno crediti e non elargiranno o daranno più soldi». Da qui l’idea di formare professionalità in grado di poter certificare un’azienda in ambito di sostenibilità e farla diventare virtuosa, aspetto che diventa cruciale anche sul mercato perchè differenzia ed 'eleva' lo status o la riconoscibilità.
«La formazione tende fa passare la paura: dell’evento, delle persone, delle sfide. Viaggiando ho capito che i concetti di ambiente, sociale e governance sarebbero state le chiavi anche aziendali per il futuro. Perchè siamo in un momento storico dove il no-profit si incrocia col profit, con le associazioni di diverso genere e natura, dal volontariato alle associazioni sportive e tante altre, che sono, diventano e diventeranno sempre più, strumenti per le imprese per poter essere riconosciute e certificate come aziende 'benefit'». Con la visione che diventa una nuova sfida: come rendere misurabile, documentarlo e certificarlo? Con Francesco Di Ciommo che ha già dato forma e sostanza alla risposta: «La nostra forza deve essere quella di parlare e far capire alle aziende questo aspetto, come? Attraverso un master universitario presentato il 5 aprile a Torino dedicato proprio alla formazione di professionalità specifiche. Grazie alla collaborazione tra FDC consulting digital ESG - società pensata e realizzata da Francesco Di Ciommo - e il dipartimento di management dell'Università di Torino, è nato il "Master D-ESG e responsabile d'impatto", il primo Master di II livello in Italia e sesto al mondo.
Il progetto del Master parte da un’idea rivoluzionaria per il mondo imprenditoriale e accademico, finalizzata a creare nuove figure manageriali in grado di gestire tutte le attività virtuose di un’impresa: i responsabili d’impatto D-ESG (Digital, Environmental, Social and Governance). Obiettivo dichiarato pertanto la formazione di professionisti, con pieno spirito di inclusione, capaci di integrare conoscenze e competenze trasversali tra di loro, per presidiare la trasformazione digitale, quella ecologica, la responsabilità sociale e la buona governance, nuove figure professionali capaci di integrare i temi della sostenibilità nelle strategie aziendali, monitorare e rendicontare le performance e comunicare tutto questo con successo al mercato.
«Un percorso formativo in grado di fornire conoscenze e competenze trasversali sulle tematiche della trasformazione digitale, ambientale, sociale e della corretta governance, uno degli elementi cruciali, che determina il successo o meno di una azienda», spiega Francesco Di Ciommo, presidente e CEO di FDC consulting digital ESG oltre che di Authos. La cerimonia di inaugurazione del Master tenutasi il 5 aprile al Sermig di Torino è stata aperta dai saluti delle istituzioni, rappresentate da numerosi e autorevoli esponenti: il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica dell’Italia, Gilberto Pichetto Fratin; la Ministra per le disabilità della Repubblica Italiana, Alessandra Locatelli; l’Assessore della Regione Piemonte al Bilancio, Finanze, Programmazione economico-finanziaria, Patrimonio, Sviluppo delle attività produttive e delle piccole e medie imprese, Andrea Tronzano; l’Assessora alla transazione ecologica e digitale, innovazione Città di Torino, Chiara Foglietta; il Magnifico Rettore dell’Università di Torino, Stefano Geuna; il Direttore Regionale Piemonte Nord, Valle d’Aosta e Sardegna di Intesa Sanpaolo, Stefano Cappellari, il Chief Lending Officer di Banco BPM, Teresio Testa.
Con ulteriore momento di confronto nella tavola rotonda a cui hanno partecipato: Enrica Baricco, Fondatrice e Presidente di CasaOz e MagazziniOz; Giacomo Carelli, CEO di CA Auto Bank e Presidente di Drivalia; Luca Dal Fabbro, Presidente Iren S.p.A. e Presidente ESG European Institute; Anna Ferrino, Amministratrice Delegata di Ferrino & c. S.p.A.; Licia Mattioli, Amministratrice Delegata di Mattioli S.p.A.; Roberto Mattio, Vice Presidente Nazionale AIDP – Direttore Risorse Umane e Organizzazione Pininfarina; Davide Spanti, Operations Sustainability Environment and Energy Director Mondo Ferrero; Fiorenzo Tagliabue, CEO Gruppo SEC Newgate.
Con il bilancio alla fine della cerimonia a cura di Francesco Di Ciommo, founder e amministratore unico di “FDC consulting digital ESG” e la prof.ssa Francesca Culasso Responsabile Dipartimento di Management dell’Università di Torino.
«Da questo lancio del Master è emerso che si stanno sviluppando nuove figure professionali, non più collaterali, ma decisive affinchè ogni azienda possa passare da un’analisi esclusivamente economica a un’analisi di virtuosità. Grazie a questo progetto avremo una continuità nei processi aziendali e vogliamo far vedere la nuova strada del futuro in base a quello che il mercato chiede. La strada esiste per chi ha visione: Da qui al 2028 anche le PMI dovranno presentare il bilancio di sostenibilità legato ad azioni virtuose che le aziende e le società dovranno mettere in campo».
E torna il concetto alla base: «Non conta 'che cosa' si fa, ma 'come' si fa. La strada esiste per chi ha visione». Parola di Francesco Di Ciommo.