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Serie C

L'impresa più incredibile dell'anno la compie il Lecco: cinquant'anni dopo è di nuovo Serie B

Foggia battuto anche al ritorno e delirio di una città intera: Paolo Di Nunno ha portato i blucelesti oltre i sogni più inimmaginabili

L'impresa dell'anno è del Lecco: cinquant'anni dopo è di nuovo Serie B

È la pagina finale della favola. Il cielo è interamente colorato di bluceleste dopo l’ultimo pomeriggio di battaglia calcistica, quello più importante e più incredibile. In una domenica che tutta la città non dimenticherà mai il Lecco batte il Foggia nella finale playoff e dopo cinquant'anni torna in Serie B: una corsa che parte da lontano, oltrepassando mille difficoltà, mille scetticismi, coronando l'epopea di un presidente incredibile come Paolo Leonardo Di Nunno.

FLASHBACK

24 settembre 2022: Lecco–Mantova 3-0, segnano Battistini, Celjak e Lepore. È l’inizio di un nuovo corso bluceleste, il primo momento clou di un’annata che per sentimento comune a molti pareva all’insegna del «De Profundis». È anche la prima del Lecco di Luciano Foschi (subentrato pochi giorni prima ad Alessio Tacchinardi), l’embrione di una creatura prossima a risalire la china e a correre incontro a un sogno. Prima a piccoli passi, poi a velocità sostenuta; il cambio di passo decisivo coincide con un altro 3-0, questa volta a formazione di altra caratura, il Vicenza, compagine data tra le principali favorite. A quel punto, una fiammella comincia a scoppiettare nel cuore pulsante del popolo bluceleste e le prime scintille si presentano la sera dell'1 febbraio 2023, quando, dopo il successo per il rotto della cuffia contro la bestia nera AlbinoLeffe, parte della tifoseria bluceleste comincia «timidamente» a inneggiare alla Serie B. I successivi trionfi contro Juventus Next Gen e Arzignano propagano il fuoco ma a buttare acqua ci pensano Stefano Vecchi e la sua FeralpiSalò, i quali prendono il largo, varcano la soglia della promozione diretta, ne lasciano dietro di sé il portone e lo sbattono in faccia alle concorrenti, dal canto loro costrette a recarsi verso l’accesso alternativo, la «finestrella dell’ultimo piano».

L'ULTIMA BATTAGLIA

Il Lecco comincia la corsa playoff contro l'Ancona, poi Pordenone, Cesena: cresce la consapevolezza di una squadra che si scopre capace di superare ogni ostacolo. Infine Foggia, con la magica punizione di Lepore che suona tanto come un segno del destino. In un Rigamonti-Ceppi vestito a festa, nel match di ritorno Bjarkason fa gelare il sangue nelle vene blucelesti. L’incerta e balbettante caccia di episodi produce l’intervento irregolare di Ogunseye su Bianconi, accertato dal Var che sorride al popolo bluceleste, rinfrancato dall’ennesimo atto di coraggio targato Franco Lepore. Questione di poco, le gambe tornano a tremare e frenare il Foggia torna ad essere operazione praticabile soltanto all’interno dell’area piccola per tutto il primo tempo. Ma l’approccio nuovo della ripresa lo si scorge all’istante.

Non di pregevole fattura ma espressiva di concretezza, la trama che conduce Buso alla ricerca dello specchio, con l’opposizione di Kontek a transennare la scorciatoia verso il paradiso. La spada di Damocle, a questo punto, cambia pelle e assume i lineamenti del logorio fisico. Galli, Buso e Girelli le vittime, al loro posto spazio per Lakti, Mangni e Zambataro. Primi segnali di assalto finale si percepiscono sui guantoni di Melgrati, che schiaffeggiano la battuta da fuori dell’ultimo rossonero ad alzare bandiera bianca, quel Bjarkason costretto poco dopo ad osservare da spettatore non pagante il tripudio bluceleste, instradato dalla beffarda traiettoria di Mangni, alimentato da una respinta zoppicante di Dalmasso e acceso ufficialmente dal tap-in vincente di Erald Lakti, per un ruggito da togliere il fiato.

La rivincita più bella e meravigliosamente inimmaginabile per un centrocampista in costante crescita nel suo percorso in bluceleste, che permette ora alla squadra di giocare con il cronometro  e di anticipare un finale leggendario; il sipario si abbassa sul Rigamonti – Ceppi per cedere il passo alla conquista della Serie B attraverso un arcobaleno disegnato dalle retrovie che si deposita sul magico piede di Lepore, il cui «scavetto», rifinito con una firma in avorio da due passi, spalanca ufficialmente le porte alla cadetteria bluceleste, fa scattare le danze sugli spalti all’impagabile grido «Serie B», «Serie B». Una città che sale nuovamente in cattedra nell’Italia del pallone, il cui sentimento è sintetizzato fedelmente dagli sguardi dei giocatori, i quali, stravolti di felicità, librano nel cielo di Lecco la propria immensa gioia al triplice fischio.

L'OROGLIO DI FOSCHI

Un Luciano Foschi con tanto di sorriso a trentadue denti fa capolino in sala stampa. Quale il primo pensiero al fischio finale? «Tutte le volte che vinco un campionato, mi siedo e mi godo la gioia dei miei ragazzi. Sono stato due minuti seduto a guardare i miei ragazzi e a godere di questo successo». Dichiarazioni che accompagnano l’epilogo di una conferenza stampa intervallata dagli scroscianti applausi dei presenti, al termine della quale il tecnico ha anche l’onestà intellettuale di «fare ammenda» su un primo tempo decisamente contratto, il peggiore dell’intera girandola playoff: «avevamo addosso un macigno», ammetterà all’alba della propria risposta. Il tecnico esterna così le proprie emozioni: «Quando ho cominciato a fare l’allenatore dicevo a me stesso che mi sarebbe piaciuto venire a Lecco per fare qualcosa di importante, non pensavo fino a questo punto. Quando sono arrivato qui ho percepito scetticismo nei confronti di una squadra che poteva far bene; noi abbiamo fatto qualcosa di fantastico, che rimarrà nella storia, da raccontare ai propri figli e nipoti. Non eravamo la squadra più forte, ha vinto la squadra più brava; la più forte ci ha spaventato, quella più brava ha vinto, con merito e giocando a calcio». La nota finale è per il patron, Paolo Leonardo Di Nunno: «Ha riportato su questa squadra dai dilettanti; ha un’umanità che non traspare ma ce l’ha e a modo suo esterna la passione. Tanto di cappello a lui».

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