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Giovanili Femminili

Riforma delle giovanili: un terribile passo indietro che offende le ragazze

Le ragazze delle società professionistiche potranno (e nei fatti dovranno) giocare metà stagione contro i maschi

Elisa Bonanomi

Elisa Bonanomi, classe 2007, dalla Finale Scudetto con la Roma alle sfide con i tredicenni dell'oratorio

Il tetto del calcio femminile italiano è in fiamme, e ora sono state piazzate cariche esplosive anche alle sue fondamenta. Ufficiali da un paio di giorni, infatti, le novità in merito all'organizzazione dei campionati giovanili 2023/2024. Implementazioni di cui già si parlava da mesi, ma che ora sono lì nero su bianco. 

COME FUNZIONAVA QUEST'ANNO

I campionati giovanili erano divisi in tre fasi. Quella Regionale, disputata in autunno con gironi composti su base principalmente territoriale che promuoveva un certo numero di squadre alla seconda fase, quella Interregionale. Le migliori della fase Regionale, dunque, si sono affrontate in primavera per stabilire chi sarebbe andato a giocasi lo Scudetto nell'ultimo stage, quello Nazionale. Una struttura che sicuramente rappresentava un passo in avanti rispetto all'anno precedente (in cui da ottobre a maggio si giocava un unico campionato regionale), ma che presentava comunque alcuni aspetti critici, almeno per quanto riguarda una regione come la Lombardia. Per formazioni di prima fascia come Inter e Milan, metà campionato è stato del tutto inconsistente (l'Inter Under 17 ha segnato 148 gol in 12 partite, subendone solo 1; il Milan ne ha fatti 172 prendendone 2). Inoltre, essendo i posti per l'interregionale molto limitati, diverse squadre (per esempio Cremonese, Como Women, Cortefranca e diverse altre) sono rimaste fuori pur essendo di livello molto alto. Più alto di molte altre partecipanti alla fase interregionale.

COME FUNZIONERA' ORA

Ciò che cambia è di fatto la prima fase. In buona sostanza, le formazioni di Serie A e B avranno la possibilità (non l'obbligo quindi), di iscrivere in autunno le proprie squadre nei campionati provinciali maschili. In particolare, le Under 17 potranno gareggiare da fuoriclassifica nel campionato Under 14 provinciale; le Under 15, invece, potranno iscriversi nel campionato a nove di Esordienti. Col particolare non trascurabile che chi opterà per questa scelta, avrà garantita d'ufficio la promozione al campionato Interregionale primaverile. Tutte le altre società, ma anche le professioniste che potrebbero non avvalersi di questa opzione, disputeranno un campionato regionale come quello della passata stagione.

DUE PIANI DI INTERPRETAZIONE

È chiaro che alla base di tutto ci sia la volontà di offrire alle formazioni più forti un banco di prova più concreto e dei campionati più allenanti da subito rispetto all'offerta che troverebbero nel panorama femminile. Ed vero, probabilmente, che ragazze di prima fascia nazionale potrebbero tener testa ai ragazzi, dando vita a partite non solo credibili ma anche avvincenti.

Ma se fino a qui si può essere d'accordo, che ne é dell'identità del calcio femminile, se la soluzione proposta è quella di rimettere le ragazze a giocare insieme ai maschi come quando il calcio giovanile femminile ancora non esisteva? Che messaggio si dà a queste ragazze? "Siccome non siamo in grado di farvi giocare in maniera decorosa tra di voi - perché a parte poche eccezioni siete troppo scarse - allora l'unica è rimettervi coi maschi". Stiamo parlando di questo. E ancora, come si può quantificare a tavolino il dislivello che esiste tra maschi e femmine? Come si può andare da ragazze di 17 anni che sono Campioni d'Italia, che sono Nazionali, e dirgli "per noi valete un Under 14 provinciale"? Senza contare i possibili risvolti psicologici nel mettere a confronto ragazzi e ragazze di età così diverse fra loro.

Ma non è finita qui. L'Under 15 dovrebbe giocare contro gli Esordienti dell'ultimo anno, quindi le 2009 si troveranno ad affrontare i 2011. In molti però non sanno che già in questa stagione il Milan schierava ragazze di pari età negli Esordienti contro i maschi (2010 contro 2010), uscendo a testa più che alta dal confronto. Perché dunque, a fronte di ciò che appare un gigantesco passo indietro da punto di vista etico-sportivo, non lasciare quantomeno la possibilità ai club di decidere spontaneamente in quale categoria iscrivere le proprie ragazze?

COSA FARANNO LE SOCIETA'

I club di livello più alto dovranno accettare la novità e si iscriveranno a questo nuovo campionato misto "Regionale 1". Un po' perché da un punto di vista politico sarebbe difficile immaginare un boicottamento totale del nuovo format, ma sopratutto perché - per lo sviluppo delle proprie giocatrici - questo sarà comunque meglio che non passare metà stagione a vincere le partite 20-0. Le società si stanno però muovendo per richiedere possibili deroghe alle categoria di destinazione, passando per esempio dall'Under 14 all'Under 15. Il dilemma più importante sarà però per le squadre di secondo livello. Che fare? Mandare le proprie ragazze al possibile massacro contro i maschi - ma con un goloso ticket "uscite gratis di prigione" che aprirebbe in ogni caso alla fase interregionale? Oppure giocare una stagione di profilo più abbordabile, ma con la possibilità di rimanere fuori a febbraio? La posizione di scelta è scomoda, perché non partecipare al Regionale 1 Misto equivarrà a dichiarare apertamente e in anticipo di non essere all'altezza di chi invece lo farà. Giudizi che di solito è bene siano emessi soltanto dal campo.

LOMBARDIA CASO A PARTE?

È ovviamente difficile andare a normare a livello nazionale scenari che cambiano molto per numeri e livelli da regione a regione. La Lombardia è la zona più sviluppata nel calcio giovanile femminile, e a testimoniarlo c'è la fresca vittoria ma mani basse nel Torneo delle Regioni di aprile (coppa vinta senza aver subito nemmeno un gol). Per questo, la soluzione più logica in Lombardia non sarebbe probabilmente percorribile nella maggior parte delle regioni. Quale?

Da una parte un campionato Elite di andata e ritorno con dentro Inter, Milan, Monza, Atalanta, Como, Como Women, Cremonese, Pro Sesto più tutte quelle società che fanno un lavoro altamente consistente, e che rappresentano avversari degni: parliamo di realtà come Cortefranca, Sarnico, 3Team, Sedriano, Real Meda, e tante altre che ci starebbero eccome in quel tipo di torneo. Dall'altra parte, un girone più "morbido", per tutte quelle ragazze e squadre che stanno muovendo i primi passi e che ha senso mettere in competizione solo fra di loro. E si badi, non siamo noi a proporre questa formula, bensì accreditati addetti ai lavori. 

Non si può del resto ipotizzare una crescita se pensiamo che una regioni come Lombardia, Lazio, Piemonte, Toscana o Veneto debbano andare a scuola indossando la stessa taglia di vestito di altre regioni imparagonabili sul piano dei numeri e della portata.

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