Politica sportiva
18 Aprile 2025
Luca Atzori, il presidente ha dovuto patteggiare una pena di otto mesi
Otto mesi di squalifica. Non per aver truccato partite, non per aver commesso abusi, non per essersi intascato fondi pubblici o per aver violato principi etici. Otto mesi di squalifica per aver fatto quello che, fino a ieri, le istituzioni calcistiche spingevano a fare: aprire una seconda società sportiva (dopo aver cancellato la squadre riserve) per ampliare l’offerta formativa ai giovani calciatori. Questa è la vicenda surreale che ha colpito Luca Atzori, presidente del Chisola, una delle realtà più importanti del calcio giovanile piemontese.
Sì, avete letto bene: punito per aver fatto qualcosa che, in teoria, avrebbe dovuto essere un merito. Perché la creazione della Vinovo Sport, una nuova società parallela al Chisola, non è stata un’operazione nascosta o fraudolenta. È stata una scelta strategica, trasparente, condivisa, almeno nel silenzio-assenso di chi dovrebbe vigilare e supportare.
E invece? Silenzio. Nessuna linea guida, nessuna circolare, nessuna informazione ufficiale su ciò che si poteva o non si poteva fare. Nessun comitato regionale si è preso la briga di alzare il telefono o scrivere due righe per dire: “Attenzione, questo potrebbe essere un problema”. No. Il presidente Atzori e la sua società sono stati lasciati camminare nel buio, fino al momento in cui è arrivato il colpo: squalifica. E patteggiamento, perché in questo sistema conviene ammettere anche quello che non si è fatto per evitare il peggio.
Ma il punto non è solo Atzori. Il punto è che quello che è successo al Chisola può accadere a qualunque società sportiva dilettantistica. Anzi, potrebbe essere solo l’inizio. Solo a Torino e provincia sono 16 le seconde società. E poi, oggi è una squalifica sportiva, domani potrebbe essere un’ispezione dell’Ispettorato del Lavoro, una multa dell’Agenzia delle Entrate, una contestazione previdenziale. Le società sono convinte di essere in regola. Le istituzioni le rassicurano. Poi però, quando arrivano i controlli, ci si ritrova da soli.
E allora, la domanda che tutti devono porsi è una: chi tutela davvero le società sportive dilettantistiche? Chi si preoccupa di accompagnarle nella giungla normativa che si è creata negli ultimi anni? Perché quello che sta emergendo è un cortocircuito gravissimo, fatto di leggi nuove, interpretazioni ambigue e istituzioni sportive che si voltano dall’altra parte.
E qui entra in gioco il secondo grande tema, che nessuno vuole affrontare davvero: la riforma dello sport. Una riforma che, sulla carta, dovrebbe garantire tutele e diritti, ma che nella realtà sta mettendo in ginocchio centinaia di associazioni sportive. E cosa fanno le istituzioni calcistiche? Minimizzano. Sottovalutano. Sorridono e parlano di “transizione morbida”. Ma chi lavora nelle società sportive, chi fa quadrare i conti ogni mese, chi si occupa della gestione di allenatori, collaboratori e strutture, sa bene che non c’è niente di morbido. C’è solo burocrazia, incertezza, costi aumentati e una sensazione crescente di abbandono.
Le società sportive non possono più permettersi di navigare a vista. Hanno bisogno di certezze, non di interpretazioni. Di regole chiare, non di trappole. Di istituzioni che siano alleate, non giudici a sorpresa. E invece, nel silenzio generale, si rischia ogni giorno di più. Chi sarà il prossimo Atzori? Chi sarà il prossimo Chisola?
Il nostro giornale sta da una parte sola: quella delle società. Di chi, ogni giorno, accende le luci del campo, mette in ordine gli spogliatoi, organizza le partite, forma i ragazzi, educa le generazioni future. Non staremo zitti mentre le istituzioni voltano le spalle. Non faremo finta di nulla quando un presidente viene squalificato per aver dato un’opportunità in più ai giovani. Non abbasseremo la testa davanti all’ipocrisia.
Questo non è solo un caso isolato. È un campanello d’allarme. Ignorarlo significa mettere a rischio l’intero sistema del calcio dilettantistico. E allora alziamo la voce. Perché chi ama davvero lo sport, lo sport di base, sa bene da che parte stare.
Commenti all'articolo
enrico.gros
18 Aprile 2025 - 23:37
Fuori tema rispetto al focus dell'articolo sopra, ma faccio notare che la federazione inserisce di solito le squadre della società madre e quelle della società figlia nello adesso gironevdi qualificazione a 4 squadre o nello stesso campionato. E non parlo solo della società oggetto dell'articolo, perché l'abbiamo visto in tanti casi. E poi succedono cose "strane" che pure voi raccontate...