Rivoluzione Aia
07 Giugno 2025
Linea dura del neo presidente Antonio Zappi
Non ci sono più scuse. Non ci sono più attenuanti. Chi aggredisce un arbitro durante una partita deve andare in galera. Fine della storia. Lo ha detto chiaramente Antonio Zappi, presidente nazionale dell’AIA, l’Associazione Italiana Arbitri, intervenuto ad Avigliana per celebrare i 40 anni della sezione di Collegno del presidente Gioachino Annaloro. Ma la festa è stata anche l’occasione per parlare di un’emergenza che da anni infetta i campi di calcio, soprattutto nei campionati dilettantistici e giovanili: la violenza contro i direttori di gara.
Zappi non ha usato mezzi termini. Ha dichiarato di aver chiesto ufficialmente al Governo e al Parlamento una legge che preveda l’arresto immediato per chi alza le mani contro un arbitro durante una partita. Non multe, non sospensioni, non ammonimenti fuori dal campo. Carcere. E non per vendetta, ma per giustizia e per rispetto.
«Non possiamo più permettere che un ragazzo o una ragazza di 17, 20, 30 anni esca da casa per arbitrare una partita e rischi le botte", ha detto Zappi. Chi picchia un arbitro deve rispondere penalmente».
I numeri parlano chiaro: decine di aggressioni ogni anno, spesso da parte di genitori, allenatori o calciatori fuori controllo. E ogni volta lo stesso copione: indignazione, qualche comunicato, magari una squalifica. Poi tutto torna come prima. E l’arbitro successivo sale in macchina per andare a dirigere con la paura che la prossima volta tocchi a lui. E allora sì, forse serve una legge dura. Forse serve l’arresto, come deterrente e come messaggio chiaro: lo sport non può tollerare chi usa la violenza. E non si tratta solo di proteggere gli arbitri – si tratta di difendere l’intero sistema sportivo da chi lo infanga. Sempre nel corso del convegno però l'attuale numero uno Aia non ha nascosto le difficoltà con cui si cerca di portare avanti le riforme e che non sempre le volontà, i desiderata dell'Aia trovano strade spianate in un sistema politico controverso.
Se questa riforma andrà in porto sicuramente sarà un passo in avanti ma, a nostro avviso, non decisiva. La violenza la risolviamo se mettiamo le mani nelle tasche dei presidenti e dei genitori della squadra e colpiamo pesantemente gli allenatori. Sono loro, quelli che dovrebbe essere i primi educatori, il punto di riferimento della squadra e quindi dei ragazzi che devono conservare uno stile sobrio in panchina. In realtà sono i primi a lamentarsi, sono i primi a protestare nei confronti delle giacchette nere, sono i primi che non tengono a freno i ragazzi in campo.