Calcioscommesse
28 Ottobre 2025
Josè Mourinho era stato sanzionato nella passata stagione per le sue dichiarazioni contro la classe arbitrale
Una schermata del cellulare si illumina in una saletta dell’Istanbul Chief Public Prosecutor’s Office: un numero spicca sul display, quasi irreale. Non è la quota di una partita, ma il conto delle puntate attribuite a un solo direttore di gara: 18.227. Accanto, altri dati compongono un quadro che pare scritto per un romanzo noir: 371 arbitri con conti su piattaforme di scommesse, 152 di loro che avrebbero scommesso in modo attivo, 10 oltre la soglia delle 10.000 puntate ciascuno, 42 sopra 1.000. È la fotografia, scattata dalla stessa Federazione calcistica turca (TFF), che sta facendo tremare il pallone anatolico. E che obbliga tutti – club, istituzioni, tifosi – a farsi la domanda più scomoda: cosa succede adesso?
Secondo quanto dichiarato dal presidente della TFF, İbrahim Hacıosmanoğlu, la federazione ha avviato un’indagine interna incrociando dati con “unità statali” e ricostruendo l’attività di 571 arbitri operanti nei campionati professionistici. Risultato: 371 con almeno un account su siti o app di betting, 152 che avrebbero effettivamente puntato su partite di calcio nel periodo coperto dalla legge n. 6222 (cinque anni). Tra i coinvolti figurano 7 arbitri di prima fascia e 15 assistenti di alto livello; nel perimetro d’indagine rientrano anche 36 direttori di categoria inferiore e decine di assistenti. La TFF ha annunciato il deferimento alla propria commissione disciplinare, con sanzioni previste – in base all’Articolo 57 del codice disciplinare – da tre mesi a un anno di stop per chi verrà riconosciuto colpevole.
La reazione della magistratura è stata immediata: l’Istanbul Chief Public Prosecutor’s Office ha fatto sapere di aver “acquisito” le dichiarazioni del presidente Hacıosmanoğlu come una formale segnalazione, disponendo l’ulteriore approfondimento di un fascicolo che – dettaglio significativo – era già stato aperto nell’aprile 2025. In parallelo, un’indagine partita presso la Procura di Antalya sul Comitato Centrale degli Arbitri (MHK) è stata unificata sotto il coordinamento di Istanbul. L’ipotesi è un filone di inchiesta che sfiora non solo l’illegal betting, ma anche eventuali profili di manipolazione degli incontri.
“Abbiamo cominciato dal nostro cortile”, ha detto Hacıosmanoğlu, promettendo “tolleranza zero” e un percorso di bonifica morale. Il messaggio politico-sportivo è chiaro: la TFF vuole ritessere il rapporto di fiducia con club, calciatori e pubblico. Ma la stessa trasparenza invocata in conferenza stampa si scontra con l’attesa per i nomi: ad oggi, non sono stati divulgati i dettagli individuali, né la lista delle gare su cui sarebbero state piazzate le scommesse. E sono proprio questi tasselli a determinare, nella percezione collettiva, la differenza tra una deviazione diffusa e un sospetto di alterazione dei risultati.
Dalla sponda dei club, la mossa federale è stata accolta come “un passaggio necessario”, ma con richieste precise: il Galatasaray, per bocca del presidente Dursun Özbek, ha sollecitato la pubblicazione trasparente dei nominativi, delle partite arbitrate e dei dettagli delle giocate. Anche il Fenerbahçe ha rivendicato di aver denunciato da tempo un clima distorto; parole che si intrecciano a un biennio segnato da frizioni durissime tra club e arbitri, fino alle note sanzioni comminate al tecnico José Mourinho durante la sua esperienza ad Istanbul per dichiarazioni contro la classe arbitrale. Il contesto è pesante, il terreno sociale infiammabile.
Anche a prescindere dalle colpe individuali, il danno d’immagine è già qui. Da anni allenatori, dirigenti e tifoserie denunciano una sfiducia cronica verso gli arbitri. Le sanzioni comminate a José Mourinho nella stagione 2024-25 per le sue invettive contro la classe arbitrale – e poi parzialmente ridotte in appello – raccontano un ambiente polarizzato, dove ogni episodio alimenta la narrazione del sistema. Ora quei racconti si saldano con un dato oggettivo: centinaia di arbitri con conti scommesse. Il combinato disposto è esplosivo. Compito della TFF – e della politica sportiva – sarà governare non solo la giustizia, ma anche la comunicazione, fornendo elementi verificabili e calendarizzando tempi e passaggi del procedimento.
Nel breve termine, la palla passa alla Commissione Disciplinare della TFF: i deferimenti promessi dovranno tradursi in atti concreti, con sospensioni cautelari ove ritenute necessarie e con istruttorie rapide ma robuste. In parallelo, la magistratura proseguirà su possibili violazioni della 6222, dell’ordinamento delle federazioni sportive e della normativa su scommesse e gioco illegale. Le tempistiche della giustizia penale non coincidono con quelle del calendario sportivo: da qui nasce il dibattito su una eventuale “pausa tecnica” dei tornei. Non è escluso che, per accelerare la normalizzazione, la TFF valuti un commissariamento di alcuni organi tecnici o un rimpasto del MHK, così da sganciare la gestione delle designazioni dalle aree sotto indagine. È già accaduto in altri Paesi che la ricostruzione passasse da figure “terze” e da un comitato integrità con poteri ispettivi. Ma, di nuovo, ad oggi non ci sono delibere ufficiali di stop dei campionati: siamo nel dominio delle opzioni, non delle decisioni.