Tallonite nei giovani calciatori: quando il dolore al tallone non è “solo una botta”
Come riconoscere la fascite plantare, perché non va sottovalutata e quali sono i trattamenti più usati per riportare in campo i giovani calciatori in sicurezza
Il tallone che brucia al mattino, il dolore che si fa sentire a ogni passo verso gli spogliatoi, la corsa che cambia per «non far male». La tallonite, o fascite plantare, è una delle cause più frequenti di dolore al tallone nei calciatori, soprattutto nei più giovani che stanno aumentando ritmi e carichi di lavoro.
Alla base c’è l’infiammazione (o meglio, il sovraccarico irritativo) della fascia plantare, una struttura fibrosa che collega il tallone alle dita e sostiene l’arco del piede. Quando questa fascia viene sollecitata oltre misura, inizia a protestare: il risultato è un dolore che, se trascurato, può trasformarsi in un problema serio.
Perché colpisce spesso chi gioca a calcio
Nel calcio il piede è un «attrezzo di lavoro» sottoposto a stress continui: corse, scatti, frenate, cambi di direzione, salti, tiri ripetuti. Alcuni fattori rendono la tallonite particolarmente frequente:
Sovraccarico meccanico Passare da pochi allenamenti a sedute frequenti e intense, tornei ravvicinati, preparazioni estive troppo “aggressive”: la fascia plantare viene messa alla prova senza i giusti tempi di adattamento.
Superfici di gioco dure Campi molto compatti, sintetici consumati o terreni secchi assorbono poco l’impatto. Ogni appoggio, ogni atterraggio dai salti scarica una quota di forza in più proprio sotto al tallone.
Scarpe non adatte Modelli troppo rigidi, consumati, poco ammortizzati o semplicemente non adeguati al tipo di terreno possono modificare in modo negativo l’appoggio del piede.
Appoggio “difficile” Piede molto piatto o molto cavo, pronazione o supinazione accentuate aumentano la tensione sulla fascia plantare e predispongono al problema.
Nei giovani, a tutto questo si aggiunge un corpo in crescita: ossa, muscoli e tendini non sono ancora completamente maturi e sopportano meno volentieri gli eccessi.
I segnali: quando il tallone chiede aiuto
Il sintomo più tipico è il dolore localizzato sotto il tallone, spesso nella parte interna. Si manifesta in modo particolare:
al primo appoggio del mattino, scendendo dal letto;
dopo essere stati seduti a lungo;
durante corsa, salti e cambi di direzione;
con una sensazione descritta spesso come «pugnalata» o «fuoco» sotto al piede.
Per un calciatore questo si traduce in:
difficoltà a iniziare l’allenamento (poi il dolore talvolta si attenua con il riscaldamento);
calo di rendimento in partita;
cambiamenti del modo di correre per evitare il dolore, con possibili ripercussioni su ginocchia, anche e schiena.
I rischi se viene trascurata
Pensare che «passi da sola» non è una buona strategia. Una tallonite non affrontata correttamente può evolvere in:
dolore cronico, presente anche nelle attività quotidiane;
limitazione funzionale: l’atleta non riesce più a sostenere gli allenamenti previsti;
compensi posturali, con sovraccarico di altre articolazioni;
una vera e propria disabilità temporanea, con difficoltà anche nel semplice camminare.
La regola è semplice: se il dolore al tallone dura da settimane, non è un capriccio del piede, è un campanello d’allarme.
I trattamenti più utilizzati
Il percorso di cura deve essere sempre impostato da un professionista (medico dello sport, fisiatra, ortopedico, fisioterapista specializzato nel piede e nella caviglia). Tra le opzioni che vengono spesso prese in considerazione:
1. Laser terapia
La laser terapia utilizza fasci di luce ad alta intensità con l’obiettivo di:
ridurre l’infiammazione locale;
migliorare il microcircolo;
favorire i processi di riparazione dei tessuti coinvolti.
Viene di solito proposta in cicli di sedute, integrata in un programma che comprende anche esercizi e correzione dei carichi.
2. Onde d’urto
Le onde d’urto (shock waves) sono onde sonore ad alta energia applicate in punti precisi:
stimolano la riparazione dei tessuti;
contribuiscono a ridurre il dolore nel medio periodo;
possono aiutare in presenza di microcalcificazioni o quadri particolarmente resistenti.
Sono una terapia tipicamente utilizzata nei casi che non migliorano con i soli interventi di base.
3. Plantari su misura
I plantari personalizzati sono un alleato importante, soprattutto nei calciatori con alterazioni dell’appoggio:
redistribuiscono il carico sul piede;
sostengono l’arco plantare;
riducono la tensione sulla fascia;
compensano eventuali eccessi di pronazione o supinazione.
La loro realizzazione richiede una valutazione accurata di appoggio, cammino e gesto sportivo da parte di un professionista qualificato.
Cosa completa il percorso di cura
Oltre alle terapie strumentali, di solito vengono inseriti nel programma:
Gestione dei carichi Riduzione temporanea di volumi e intensità, evitando gli esercizi che scatenano maggiormente il dolore. Non sempre è necessario fermarsi del tutto, ma serve buon senso.
Stretching mirato Allungamento del polpaccio e della fascia plantare, eseguito con tecnica corretta e costanza, aiuta a ridurre la tensione sul tallone.
Rinforzo dei muscoli del piede Esercizi specifici per i piccoli muscoli plantari migliorano stabilità e controllo dell’appoggio.
Ghiaccio nelle fasi acute Può essere utilizzato, su indicazione dello specialista, per contenere dolore e infiammazione dopo allenamenti o partite.
Revisione di scarpe e superfici di gioco Scegliere il modello giusto per il terreno, sostituire le calzature usurate e variare, quando possibile, i campi troppo duri sono accorgimenti che aiutano molto.
Prevenzione: proteggere il tallone per proteggere la carriera
Prevenire la tallonite significa inserire alcune abitudini nella routine di squadra:
aumento graduale dei carichi di lavoro;
attenzione alla scelta delle calzature;
stretching regolare di polpaccio e fascia plantare;
esercizi di rinforzo per piede e caviglia, soprattutto nei settori giovanili;
ascolto dei primi segnali di dolore, senza banalizzarli.
Quando rivolgersi a uno specialista
È consigliabile una valutazione professionale quando:
il dolore al tallone è presente da più di 2–3 settimane;
il fastidio peggiora nonostante riposo relativo e semplici accorgimenti;
il giovane calciatore fatica a terminare allenamenti o partite;
il dolore compare anche nel cammino quotidiano.
Una diagnosi precisa e un piano di trattamento personalizzato sono la via più sicura per tornare in campo, riducendo al minimo il rischio di recidiva.
Per i genitori
Tallonite: 5 segnali da non ignorare
Il ragazzo evita di appoggiare bene il piede al mattino.
Dopo l’allenamento zoppica o lamenta dolore al tallone.
Chiede spesso di saltare allenamenti o partitelle per il fastidio al piede.
Cambia modo di correre per «sentire meno male».
Il dolore dura da settimane e non è più «solo una piccola noia».
➡ In questi casi è opportuno confrontarsi con il medico di riferimento o con uno specialista in medicina dello sport.
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