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La protesta

Mahmood e Mara Sattei: «Solidarietà a Tony Effe, fuori dal Capodanno»

La decisione del Comune di Roma criticata come un attacco alla libertà artistica.

Mahmood e Mara Sattei: «Solidarietà a Tony Effe, fuori dal Capodanno»

Il concerto di Capodanno 2024 al Circo Massimo, uno degli eventi più attesi dell’anno nella Capitale, si trasforma in un caso politico e artistico. Mahmood e Mara Sattei, due tra i protagonisti più attesi della serata, hanno annunciato il loro ritiro dall’evento in segno di protesta contro l’esclusione di Tony Effe, definito «persona non gradita» dall’Amministrazione capitolina. La decisione ha acceso un dibattito sulla censura e sulla libertà di espressione artistica, riportando al centro dell’attenzione il delicato rapporto tra arte e politica.

La protesta degli artisti

Con un post su Instagram, Mahmood ha dichiarato: «Ho aspettato fino all’ultimo poiché speravo di leggere una notizia diversa rispetto all’esclusione di Tony Effe dal Capodanno di Roma. Ritengo che questa decisione rappresenti una forma di censura. Per questo decido anche io di non partecipare al Capodanno della Capitale». Alla sua voce si è aggiunta quella di Mara Sattei, che ha espresso una posizione simile: «Non trovo corretto impedire a un artista di esibirsi, privandolo della sua libertà di espressione».

Le parole dei due artisti hanno scatenato reazioni a catena, raccogliendo ampio consenso tra i fan e sollevando nuove critiche nei confronti della gestione dell’evento da parte del Comune di Roma. L’accusa principale? Aver limitato la libertà artistica in favore di decisioni politiche poco trasparenti.

Tony Effe e la censura: il contesto

Il caso ruota attorno a Tony Effe, rapper controverso, membro storico della Dark Polo Gang, recentemente al centro dell’attenzione mediatica per alcune vicende personali e i suoi testi provocatori. Le polemiche non sono una novità per lui: i dissing con Fedez e le dichiarazioni della sua ex compagna, Taylor Mega, a programmi televisivi come "Belve" hanno contribuito a polarizzare il pubblico. Tuttavia, è proprio questa popolarità a rendere discutibile la scelta di escluderlo dall’evento: molti vedono la decisione come una mossa per evitare scandali, a scapito della libertà artistica.

L’annuncio dell’esclusione, inizialmente accompagnato da un comunicato in cui si sottolineava l’importanza del Circo Massimo come luogo di «storia e cultura», ha alimentato ulteriori critiche. La contraddizione? Prima l’annuncio ufficiale della partecipazione del rapper, poi l’esclusione per ragioni non chiarite.

Il Circo Massimo: simbolo di inclusione o divisione?

Il Circo Massimo, uno dei luoghi più iconici di Roma, dove storia e modernità si incontrano, avrebbe dovuto rappresentare un simbolo di inclusione e unità. Invece, si è trasformato in teatro di divisioni. La scelta di escludere Tony Effe ha spaccato l’opinione pubblica e sollevato una questione più ampia: chi decide cosa è arte e cosa no?

Mahmood ha sottolineato come «qualsiasi forma d’arte possa essere discussa e criticata, ma non deve essere censurata». Una posizione condivisa da molti addetti ai lavori, che vedono nella libertà di espressione il cuore pulsante della creatività. La censura, invece, rischia di appiattire il panorama culturale e trasformare l’arte in uno strumento politico.

Reazioni e conseguenze

Il ritiro di Mahmood e Mara Sattei non è passato inosservato. Se da una parte molti fan hanno lodato la loro presa di posizione, dall’altra il Comune di Roma si trova ora a fronteggiare un danno d’immagine significativo. La domanda che molti si pongono è se il concerto, privo di due delle sue star principali, riuscirà a mantenere il suo richiamo mediatico.

Le polemiche non si limitano al mondo dello spettacolo. Anche esponenti politici e figure della cultura hanno espresso opinioni divergenti: alcuni sostengono la scelta del Comune di preservare l’immagine della città, mentre altri la condannano come una mossa opportunistica e poco lungimirante.

Un Capodanno diverso: l’arte come protesta

Questa vicenda mette in luce un aspetto spesso dimenticato della musica e dell’arte in generale: la loro capacità di farsi portavoce di istanze sociali e politiche. Negli ultimi anni, salvo rare eccezioni come l’iniziativa "Una nessuna centomila" guidata da Fiorella Mannoia, si è assistito a un silenzio generale da parte degli artisti su temi delicati. Mahmood e Mara Sattei hanno invece deciso di usare la loro visibilità per lanciare un messaggio chiaro: l’arte non deve piegarsi alle logiche politiche.

Un’occasione persa?

La vicenda del concerto di Capodanno al Circo Massimo lascia un sapore amaro. Quella che avrebbe dovuto essere una serata di festa e celebrazione si è trasformata in un caso emblematico di censura e conflitto tra arte e politica. Mentre Mahmood e Mara Sattei ribadiscono il loro impegno per la libertà artistica, la decisione del Comune di Roma di escludere Tony Effe rimane un punto interrogativo su cui riflettere.

Questa vicenda ci ricorda che la libertà di espressione è il fondamento di qualsiasi società democratica, e l’arte, nelle sue molteplici forme, ne è una manifestazione imprescindibile.

Anche Lazza contro la censura

Un ulteriore elemento che alimenta la polemica arriva dalle parole di Lazza, rapper noto per il suo linguaggio diretto e schietto. In una storia pubblicata su Instagram, Lazza ha espresso tutto il suo disappunto per quella che considera una censura ingiustificata nei confronti di Tony Effe e, più in generale, del mondo rap. Le sue parole sono un duro attacco alle critiche rivolte ai colleghi:

«Ogni volta che qualcuno del rap viene infilato in una situazione mainstream si cerca sempre di additarlo per qualcosa o farlo passare per coglione. Geolier non va bene, è napoletano, canta solo in dialetto. E Geolier ve l’ha messa nel culo, e godo. Tony Effe è misogino, è violento, e non va bene. E anche Tony ve la metterà nel culo. Smettete di censurare il lavoro degli altri perché non lo ritenete tale e allora cercate delle scuse per darvi ragione, siete voi che non capite.»

L'intervento di Lazza punta il dito contro la tendenza a marginalizzare il rap italiano nei contesti mainstream, ritenendo ingiusto giudicare un artista sulla base di criteri morali soggettivi piuttosto che artistici. Il messaggio è chiaro: la censura colpisce la libertà espressiva e culturale, danneggiando un movimento musicale che negli ultimi anni ha saputo parlare a un pubblico sempre più vasto e diversificato.

Queste parole si aggiungono a quelle di Mahmood e Mara Sattei, rafforzando la sensazione che il mondo della musica stia alzando la voce contro decisioni percepite come limitanti e ingiuste.


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