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NOSTRA INCHIESTA

Chi scende in campo e chi va in panchina?

Abbiamo chiesto agli allenatori quali sono le caratteristiche che fanno guadagnare un posto in campo

Allenatore calcio giovanile

Calcio giovanile, le scelte degli allenatori

Calcio giovanile: chi vince il posto in campo e chi resta a guardare?

In una piccola tribuna ai margini di un campo polveroso, spesso si decide il destino di giovani promesse del calcio. Siamo in Piemonte, dove i campi si animano di speranze, sacrifici e sfide personali. Sono ragazzi con gli occhi lucidi, divisi tra sogni di gloria e la realtà di una panchina troppo stretta. È qui, tra genitori urlanti e il fruscio dei palloni calciati, che gli allenatori decidono: chi merita di scendere in campo e chi, invece, resterà in panchina.

Il calcio giovanile, cuore pulsante del nostro sport nazionale, è molto più di una semplice palestra per affinare dribbling e tiri in porta. È un microcosmo di valori, sacrifici e, talvolta, amarezze. Ma quali sono i criteri che portano un tecnico a scegliere chi far giocare? Lo abbiamo chiesto direttamente a loro, scegliendo un campione tra diverse categorie e diversi campionati. Per i ragazzi che si interrogano sul perché il loro 'allenatore preferisca un compagno a loro, e per i genitori che cercano risposte guardando i propri figli dall’altra parte del vetro, ecco cosa ci hanno raccontato.

Come si conquista il posto da titolare?

Abbiamo chiesto agli allenatori: quali sono le caratteristiche che fanno guadagnare un posto in campo? La meritocrazia sembra essere il comune denominatore, ma con interpretazioni diverse.

Maurizio Cocino, allenatore del LASCARIS UNDER 17:

«Intanto bisogna partire da uno step fondamentale: la scrematura fatta prima di iniziare la stagione. Per ogni compartimento vengono scelti giocatori più o meno sullo stesso livello e che sono propensi al sacrificio in settimana. Da qui in poi scelgo un giocatore piuttosto che un altro partendo da zero. Indipendentemente dalla prestazione della domenica si ricomincia da capo. Lo posso fare perché le mie sedute di allenamento sono composte all’80% da partitore a tema, giochi di posizione, giochi a pressione, e quindi tutti i giocatori sono coinvolti con la palla. Dedicando il tempo solo alla tecnica e al lavoro con la palla posso valutare chi sta meglio e decido sulla base dei tre allenamenti. I ragazzi sanno che se non si allenano bene rischiano di non giocare. Le mie scelte derivano dalla scelta iniziale di avere un organico omogeneo e dalla composizione dei miei allenamenti».

Giuseppe Squillace, tecnico del BORGARO UNDER 16:

«Come dico sempre ai ragazzi, sono scelte in base allo stato di forma settimanale mostrato in allenamento e in particolare in partita. Un altro fattore da prendere in considerazione è il modulo che ho intenzione di utilizzare ed infine la caratteristica del giocatore».

Giovanni Venere, allenatore del CBS UNDER 15:

«La scelta della formazione della domenica è frutto di un’attenta valutazione di più fattori. Il primo elemento da considerare è la frequenza e la presenza agli allenamenti: se un giocatore non si è allenato al meglio, magari a causa di febbre o altri problemi, difficilmente potrà essere al top della forma fisica. Poi, c’è la qualità e l’impegno che il calciatore dimostra durante la settimana. Dettagli apparentemente semplici fanno la differenza: l’atteggiamento, la puntualità nell’iniziare l’allenamento senza perdere tempo negli spogliatoi, la voglia anche solo di vincere le partitelle a fine seduta, la determinazione e la concentrazione durante tutta la sessione. Un altro aspetto fondamentale è legato all’avversario di turno: se tutti i ragazzi si allenano al massimo, le scelte dipendono anche dalle caratteristiche degli avversari. Si cerca di schierare chi può vincere i duelli più importanti in campo. Infine, una cosa essenziale: le decisioni devono essere prese in base alla meritocrazia, mai perché condizionati da pressioni esterne».

Edoardo Ricci, tecnico dell’ALPIGNANO UNDER 14:

«Sicuramente tengo in considerazione i giocatori maggiormente in forma. Quello che ho visto durante la settimana e quello che ho visto nelle partite precedenti... poi sicuramente con qualche rotazione. Io non ho una base grandissima, quindi ho uno zoccolo di 8/9 giocatori titolari e poi ho quelle 2/3 variazioni che scelgo di volta in volta in base al livello dell’avversario. I miei portieri sono due, bravi allo stesso modo: gli sto facendo fare un’alternanza con una partita a testa».

Roberto Raffaele, allenatore del CARRARA UNDER 15:

«Da noi vige soprattutto la meritocrazia in quanto facendo tre allenamenti a settimana, considero le presenze e l'impegno. Anche perché, come dico sempre ai ragazzi, le partite si vincono in allenamento. Per quanto riguarda i criteri tecnici, invece, tendo sempre a dare equilibrio alla squadra: ho nel gruppo ragazzi molto bravi tecnicamente che sono i punti fermi e fanno da riferimento e poi i ragazzi leggermente più indietro ruotano intorno ad essi. Siamo nel settore giovanile, ma in un campionato provinciale e ciò mi permette di riuscire a fare quasi sempre tutte le sostituzioni che ho a disposizione. Cerco comunque di non lasciare indietro nessuno e di farli crescere sempre. Prediligo una difesa "fisica" ed un centrocampo tecnico, mentre in attacco mi piacciono giocatori di movimento e grande corsa».

Perché si guadagna la panchina?

Ma non tutti riescono a guadagnarsi la maglia da titolare. Gli allenatori sono chiamati a scelte difficili, e ogni decisione ha una sua logica.

Loris Casimiro, tecnico del VALLE SUSA UNDER 16:

«Le cose che influiscono sono tante. Cerco chi si è preparato meglio in settimana, sia fisicamente che mentalmente. La duttilità tattica dei ragazzi è fondamentale: avere in campo qualcuno di affidabile, che ti permetta di cambiare atteggiamento a partita in corso senza dover fare per forza sostituzioni, è un bel vantaggio. Infine, considero la motivazione personale: per esempio, chi viene da una brutta prestazione e in allenamento dimostra di voler fare meglio, o chi gioca contro ex squadre».

Angelo Martorana, allenatore del BSR UNDER 17:

«Per me, l’ascolto e la comprensione delle consegne durante gli allenamenti sono fondamentali. Poi viene la presenza costante agli allenamenti e, infine, la capacità di affrontare la seduta come se fosse una partita. Le caratteristiche di un giocatore, soprattutto in un ballottaggio, pesano se la partita richiede più tecnica o quantità».

Salvatore Altovino, del CIT TURIN UNDER 15 FEMMINILE:

«Prima di tutto, guardo sempre il modulo avversario. Poi osservo gli scontri diretti e le classifiche dell’anno precedente. Se riesco, preferisco andare di persona a vedere i punti forti e deboli degli avversari. Tutto questo aiuta a costruire la formazione migliore per ogni partita».

Non solo tecnica, ma anche etica

Tra gli allenatori intervistati, emerge chiaramente un aspetto: il calcio giovanile non è solo una questione tecnica.

Pierangelo Piantella, che guida l’AURORA UNDER 17 FEMMINILE:

«Ciò che mi fa decidere è l'atteggiamento, l'attenzione e l'impegno della calciatrice durante le sedute di allenamento, ma anche il comportamento fuori dal campo. Io sono maniacale nell’ordine: scarpe pulite prima di scendere in campo, puntualità e rispetto sono fondamentali. E poi, naturalmente, la qualità. In questa categoria, non c'è più l'obbligo di fare giocare tutte, ma io cerco sempre di dare spazio a ognuna, nei limiti del possibile».

Il campo e la panchina, due facce della crescita

Le scelte degli allenatori nel calcio giovanile sono guidate da un intreccio di fattori: disciplina, impegno, tecnica, ma anche atteggiamento e capacità di rispondere alle sfide. Essere titolari è un risultato che si costruisce nel tempo, grazie al lavoro costante e alla voglia di migliorarsi.

Ma, come sottolineano molti allenatori, anche la panchina ha un valore educativo. Non è mai una condanna, ma un momento per osservare, apprendere e trovare nuove motivazioni. Spesso, è proprio stando ai margini del campo che un giovane atleta matura la forza per affrontare con maggiore determinazione le opportunità future.

Che si giochi dal primo minuto o si entri a partita in corso, ogni esperienza ha un ruolo nel percorso di crescita sportiva e personale. Il calcio giovanile, più che insegnare schemi tattici, forma persone capaci di affrontare le sfide, in campo e nella vita.

Seguiranno le parole di altri allenatori, restate sintonizzati.

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