Calcio giovanile
16 Gennaio 2025
Julio Velasco
Julio Velasco, una delle voci più autorevoli della pallavolo mondiale, ha sempre avuto una capacità straordinaria di osservare ciò che accade dentro e fuori dal campo. Riflettendo sul disagio giovanile e sul ruolo dei genitori, Velasco offre una visione diretta e priva di filtri, che sfida luoghi comuni e invita alla riflessione. Anche nel mondo del calcio giovanile, le sue parole trovano un eco potente e attuale.
«È cambiato il mondo, è cambiata la velocità di cambiamento del mondo.
Trovo ingeneroso dire che i giovani hanno poca voglia di fare: il problema è che fanno troppe cose. Il corso di inglese, l’allenamento sportivo, lo studio… e hanno poco tempo davvero libero, per la noia e l’ozio creativo.
Nella maggior parte dei casi sanno risolvere le cose e hanno meno paura di cambiare perché non hanno molto da perdere. Certo, c’è chi attraversa momenti difficili, ma spesso questi momenti fanno parte dei problemi comuni a tanti ragazzi. Non tutto è patologico.»
«I genitori, invece, sono cambiati. Oggi hanno paura della frustrazione dei figli, pensano che la frustrazione o i traumi danneggino la loro anima per sempre. La storia dimostra che non è così: altrimenti dopo la guerra, con una generazione cresciuta tra bombe e miseria, cosa sarebbe dovuto succedere?
Intervengono troppo. Parlano con l’allenatore, parlano con l’insegnante. Per aiutarli, ovviamente, ma non capiscono che ciò che ti rende forte è un buon sistema immunitario. Per costruirlo, però, devi anche ammalarti e superare il virus. E lo devi superare tu, da solo.»
«Mia madre, quando ci diceva che dovevamo arrangiarci, lo usava come metodo. Perché quando la mano del genitore ti molla, come fai?
I figli ti devono piacere perché sono tuoi, non perché sono i migliori. Non c’è un ranking: tuo figlio non vale solo se arriva in alto, altrimenti è un fallito. Quando un genitore dice “mio figlio è bravo ma non lo capiscono”, sta tranquillizzando se stesso. “Non è colpa sua” vuol dire “non è colpa mia.”»
«E poi c’è lo sport. Se viene trasformato in una lente per guardare alla vita, non fa bene. La vita non è un campionato. Se anche la musica o l’arte diventano una classifica, come nei talent, può anche essere divertente, ma applicando lo schema in modo rigido diventa un po’ mostruoso.
Van Gogh sarebbe retrocesso e solo da morto avrebbe vinto la Champions.»
Le parole di Velasco ci ricordano che la vera forza nasce dalla libertà di imparare, sbagliare e crescere, sia per i giovani che per i genitori. Anche nel calcio giovanile, è fondamentale lasciare che ogni ragazzo trovi il proprio cammino, senza la paura di inciampare. Perché, in fondo, è proprio questo che rende i campioni, dentro e fuori dal campo.