Storie di calcio
15 Febbraio 2025
Claudio Ranieri e un gruppo di calciatori capaci di dimostrare che nulla è impossibile
Nel calcio moderno, dominato da miliardi di euro, investimenti faraonici e squadre costruite come aziende, il Leicester City ha scritto nel 2016 una delle favole più incredibili della storia dello sport. Un club che lottava per non retrocedere appena un anno prima, con una squadra composta da scarti di altre formazioni, giocatori semisconosciuti e un allenatore che veniva da esperienze difficili. Eppure, contro ogni logica e con quote iniziali di 5000 a 1 per la vittoria finale, il Leicester ha conquistato la Premier League.
Nella stagione precedente, il Leicester era riuscito a salvarsi per miracolo. Estate 2015: Claudio Ranieri, tecnico romano abituato ai grandi palcoscenici ma etichettato come 'eterno secondo', viene scelto come allenatore. La sua nomina lascia perplessi: la sua ultima esperienza in Premier con il Chelsea risaliva a oltre un decennio prima, e il suo recente incarico con la nazionale greca si era concluso con una clamorosa sconfitta contro le Isole Fær Øer. Insomma, non proprio il miglior biglietto da visita.
Il mercato del Leicester non accende i riflettori: arrivano N’Golo Kanté, centrocampista francese praticamente sconosciuto, Robert Huth, difensore di esperienza, e Shinji Okazaki, attaccante giapponese dai piedi educati. Riyad Mahrez e Jamie Vardy sono già in rosa, ma non sono certo considerati stelle del calcio inglese.
Ranieri cambia poco tatticamente rispetto al suo predecessore Nigel Pearson, ma lavora sulla mentalità. Il Leicester gioca un 4-4-2 compatto, con transizioni velocissime e contropiedi micidiali. Kasper Schmeichel in porta dà sicurezza, la difesa guidata da Huth e Wes Morgan regge l’urto degli attacchi avversari, mentre a centrocampo Kanté corre per tutti. Mahrez inventa, Okazaki lotta e Vardy segna.
Ranieri gestisce la squadra con leggerezza: durante la stagione introduce i "premi pizza" – se i giocatori tengono la porta inviolata, li porta tutti a mangiare. Un dettaglio che dimostra come sia riuscito a creare un gruppo affiatato e motivato.
L'inizio è positivo, ma nessuno si aspetta che il Leicester regga il passo. Eppure, a novembre è in vetta alla classifica. Jamie Vardy diventa il simbolo della squadra: segna per undici partite consecutive, battendo il record di Ruud van Nistelrooy. A gennaio, con la squadra ancora in lotta per il titolo, tutti iniziano a prendere sul serio il Leicester. Il vero segnale arriva a febbraio, con una vittoria per 3-1 sul Manchester City all’Etihad Stadium, firmata Huth e Mahrez.
A marzo e aprile, mentre le rivali come Arsenal, Tottenham e City perdono punti per strada, il Leicester continua a vincere e pareggiare con regolarità. Ranieri predica calma: “Dobbiamo pensare alla salvezza”, ripete fino a che non diventa chiaro che il Leicester sta per fare la storia.
Il 2 maggio 2016, il Leicester è a un passo dal sogno. Il Chelsea di Guus Hiddink pareggia 2-2 contro il Tottenham, e matematicamente i Foxes sono campioni d’Inghilterra. I giocatori, radunati a casa di Vardy, esplodono in un’esultanza incontenibile. Il piccolo Leicester ha fatto l’impossibile.
La festa si conclude con la partita in casa contro l’Everton, un 3-1 davanti a un King Power Stadium in lacrime di gioia. Ranieri, con il trofeo in mano, diventa il simbolo di un calcio che può ancora sorprendere.
Il Leicester City del 2016 è la dimostrazione che il calcio non è solo denaro e grandi campioni. Con umiltà, sacrificio e un’idea chiara di gioco, chiunque può vincere. Da quel momento, ogni squadra sfavorita che sogna l’impresa viene accostata a loro.
Oggi, nel mondo del calcio fatto di Superleghe, diritti tv e affari miliardari, il Leicester rimane la favola più bella del calcio moderno. Perché, ogni tanto, Davide può ancora battere Golia.