Calcio mondiale
29 Aprile 2025
Lionel Messi con la maglia dell'Inter Miami
Dai Cosmos di Pelé all'era Messi: l'inarrestabile ascesa del calcio americano
Negli annali dello sport americano, poche storie sono tanto affascinanti e tortuose quanto quella del calcio. Per decenni considerato uno sport "straniero", quasi un intruso nel pantheon dominato da baseball, football americano e basket, il soccer ha vissuto momenti di gloria effimera seguiti da lunghi periodi di oblio, per poi rinascere con una forza e una struttura che oggi lo proiettano verso un futuro da protagonista. Il viaggio inizia negli scintillanti anni '70, con un esperimento tanto ambizioso quanto fragile: i New York Cosmos.
L'età dell'oro effimera: i New York Cosmos e la rivoluzione della NASL
Quando i fratelli turchi Ahmet e Nesuhi Ertegun, leggendari fondatori della Atlantic Records, decisero di investire nel calcio fondando i New York Cosmos nel 1971, insieme al potente sostegno di Steve Ross e della sua Warner Communications, l'obiettivo era audace: trasformare uno sport di nicchia in un fenomeno di massa. La North American Soccer League (NASL), nata pochi anni prima, era un campionato giovane e con ambizioni globali, ma privo di un vero motore trainante. I Cosmos divennero quel motore.
Inizialmente, la squadra faticò a trovare un'identità e un pubblico. Giocava in stadi semi-deserti, e il calcio era percepito più come una curiosità etnica che come uno sport nazionale. La svolta epocale arrivò nel 1975 con l'ingaggio di Edson Arantes do Nascimento, universalmente noto come Pelé. L'arrivo di 'O Rei', tre volte campione del mondo con il Brasile e considerato il più grande calciatore di tutti i tempi, fu un terremoto mediatico e culturale. Pelé non era solo un atleta; era un'icona globale, un ambasciatore dello sport capace di trascendere i confini geografici e culturali.
La sua partita d'esordio con la maglia verde dei Cosmos, il 15 giugno 1975 contro i Dallas Tornado al fatiscente Downing Stadium, fu trasmessa in diretta nazionale dalla CBS e catturò l'attenzione di circa 10 milioni di spettatori – una cifra sbalorditiva per il calcio negli USA di allora. Fu l'inizio di un'era. I Cosmos, da semplice squadra, si trasformarono in un brand globale, un simbolo di glamour e internazionalità nella vibrante New York degli anni '70.
Il progetto non si fermò a Pelé. Seguirono altri campioni di caratura mondiale: il "Kaiser" tedesco Franz Beckenbauer, libero leggendario e capitano della Germania Ovest campione del mondo; l'attaccante italiano Giorgio Chinaglia, idolo della Lazio e bomber implacabile ma dal carattere difficile; il capitano del Brasile campione del mondo nel 1970, Carlos Alberto Torres. Questa parata di stelle trasformò le partite dei Cosmos in eventi imperdibili. Il Giants Stadium nel New Jersey, dove la squadra si trasferì, iniziò a registrare affluenze record per il calcio nordamericano, superando regolarmente i 40.000 spettatori e toccando punte di oltre 70.000 per le partite di cartello.
I Cosmos divennero un fenomeno che andava oltre lo sport. Erano il punto d'incontro tra calcio, showbiz e jet set internazionale. Mick Jagger, Robert Redford, Andy Warhol, Henry Kissinger, Frank Sinatra erano presenze fisse sugli spalti o negli esclusivi party post-partita. La squadra divenne un simbolo della New York cosmopolita e festaiola, un'attrazione irresistibile. Sul campo, i risultati arrivarono: cinque titoli NASL (Soccer Bowl) tra il 1972 e il 1982 testimoniarono un dominio sportivo alimentato da talento e investimenti senza precedenti.
Il crollo del sogno: la fine della NASL e l'oblio
Tuttavia, il modello Cosmos e NASL si rivelò insostenibile. Basato su stipendi astronomici per stelle ormai a fine carriera, senza un solido investimento nelle infrastrutture locali e nello sviluppo giovanile, il sistema dipendeva interamente dalla presenza dei grandi nomi. Quando Pelé si ritirò nel 1977 con una commovente partita d'addio tra Cosmos e Santos, seguito negli anni successivi dagli altri campioni, l'interesse iniziò a scemare rapidamente.
La lega, composta da franchigie con enormi disparità economiche e gestionali, entrò in una crisi profonda. I costi operativi erano esorbitanti, i contratti televisivi si ridussero fino a scomparire, e il pubblico, attratto più dalle celebrità che dal gioco in sé, abbandonò gli stadi. La NASL, che nel suo picco contava 24 squadre, si contrasse progressivamente fino al collasso definitivo nel 1984. I New York Cosmos, ormai svuotati della loro aura leggendaria, giocarono ancora per un anno in un campionato indoor prima di sciogliersi nel 1985. Il sogno si era infranto, lasciando dietro di sé l'idea che il calcio professionistico su larga scala negli Stati Uniti fosse destinato a fallire. Seguì un decennio di sostanziale vuoto per il calcio di alto livello nel paese.
La svolta del 1994 e la nascita prudente della MLS
Il punto di svolta arrivò quasi dieci anni dopo, con un evento che cambiò per sempre la percezione del calcio negli Stati Uniti: la Coppa del Mondo FIFA del 1994. Ospitare il torneo fu una scommessa vinta. Nonostante lo scetticismo iniziale, il Mondiale americano fu un successo straordinario in termini di pubblico (record di spettatori totali e medi per partita, tuttora imbattuto) e di coinvolgimento popolare. Per la prima volta, milioni di americani videro il calcio non come un passatempo esotico, ma come un grande spettacolo globale capace di generare passione ed entusiasmo. Le immagini delle città in festa, le partite combattute, le storie dei campioni entrarono nelle case attraverso la televisione come mai prima.
Una delle condizioni imposte dalla FIFA per assegnare il Mondiale agli USA era stata la creazione di una lega professionistica di prima divisione stabile. Mantenendo la promessa, nel 1996 nacque la Major League Soccer (MLS). Memore del fallimento della NASL, la MLS adottò fin dall'inizio un approccio radicalmente diverso: centralizzazione delle decisioni, controllo dei costi (attraverso un sistema di salary cap e contratti gestiti dalla lega stessa, non dai singoli club - il cosiddetto modello single-entity), e un focus prioritario sulla costruzione di infrastrutture dedicate, in particolare stadi specifici per il calcio (soccer-specific stadiums).
L'inizio fu tutt'altro che facile. Le prime stagioni furono caratterizzate da affluenze modeste, scarsa copertura mediatica, regole sperimentali e talvolta bizzarre (come gli shootout per decidere le partite in parità) nel tentativo di "americanizzare" il gioco, e una qualità tecnica non eccelsa. Diverse franchigie affrontarono difficoltà finanziarie, alcune si trasferirono o chiusero. Sembrava che la storia potesse ripetersi.
La crescita esponenziale: da Beckham alla maturità
Ma la MLS dimostrò resilienza e capacità di apprendimento. A partire dalla metà degli anni 2000, la lega intraprese un percorso di crescita costante e strutturata. La costruzione di stadi di proprietà divenne la norma, creando atmosfere più intime e coinvolgenti per i tifosi e garantendo flussi di entrate cruciali per i club. L'investimento nelle academies giovanili iniziò a produrre talenti locali, riducendo la dipendenza da giocatori stranieri a fine carriera.
Il 2007 segnò un'altra pietra miliare. L'arrivo di David Beckham ai Los Angeles Galaxy, reso possibile dall'introduzione della "Designated Player Rule" (che permetteva ai club di ingaggiare fino a tre giocatori fuori dal tetto salariale), fu un colpo mediatico di portata globale. Beckham non portò solo il suo talento e la sua immagine iconica, ma riaccese i riflettori internazionali sulla MLS, dimostrando che la lega poteva attrarre stelle nel pieno della loro fama. Il suo arrivo aprì le porte ad altri grandi nomi negli anni successivi (Thierry Henry, Kaká, Zlatan Ibrahimović, Wayne Rooney, tra gli altri), contribuendo ad elevare il livello tecnico e l'interesse.
Dal 2005 ad oggi, la MLS ha vissuto un'espansione senza precedenti. Il numero di squadre è passato dalle 10 iniziali alle 30 previste per il 2025, con nuove franchigie che pagano centinaia di milioni di dollari per entrare nella lega. La media spettatori è cresciuta costantemente, superando quella di campionati storici come la Serie A italiana e la Ligue 1 francese. Le tifoserie organizzate sono diventate una realtà vibrante in molte città, con coreografie, cori e una passione che rivaleggiano con quelle europee e sudamericane.
L'era Messi: calcio, cultura Pop e business globale
Se l'arrivo di Beckham aveva rappresentato un salto di qualità, l'approdo di Lionel Messi all'Inter Miami nel 2023 ha segnato l'inizio di una nuova era, forse ancora più impattante. Considerato da molti il più grande calciatore della sua generazione (e forse di sempre), fresco vincitore della Coppa del Mondo con l'Argentina, Messi ha scelto la MLS non come un viale del tramonto dorato, ma come una nuova sfida in un campionato in crescita.
L'impatto è stato immediato e travolgente. L'Inter Miami, club co-fondato da David Beckham e situato in una città globale come Miami, è diventato istantaneamente un fenomeno di costume. Le maglie rosa della squadra sono andate esaurite in tutto il mondo, i prezzi dei biglietti per le partite (in casa e in trasferta) sono schizzati alle stelle, gli stadi registrano il tutto esaurito ovunque giochi Messi. L'accordo di trasmissione globale della MLS con Apple TV ha ricevuto una spinta enorme in termini di abbonamenti e visibilità internazionale.
Ma l'effetto Messi va oltre i numeri. Ha catalizzato l'attenzione mediatica globale sulla MLS come mai prima, fondendo calcio, cultura pop, social media e intrattenimento. Ha ispirato un'intera generazione di giovani calciatori americani e ha portato a un boom di iscrizioni nelle scuole calcio locali. L'Inter Miami, con la sua narrazione costruita attorno a Messi, Beckham e un ambiente glamour, incarna perfettamente la nuova fase del calcio USA: un prodotto sportivo maturo, ma anche un fenomeno culturale e un business globale.
Il futuro è adesso: verso il Mondiale 2026 e oltre
Il prossimo grande banco di prova, e al contempo una straordinaria opportunità, sarà la Coppa del Mondo FIFA 2026, che gli Stati Uniti ospiteranno insieme a Canada e Messico. A differenza del 1994, quando il paese era ancora un "novizio" del calcio, oggi gli USA si presentano all'appuntamento con un ecosistema calcistico solido e maturo.
La MLS è una lega stabile e in espansione, con impianti moderni, accademie giovanili produttive, una base di tifosi appassionata e crescente, e una visibilità internazionale in aumento. La nazionale maschile (USMNT), composta in gran parte da giocatori formatisi nelle accademie MLS o che vi hanno militato, mostra progressi costanti e ambizioni crescenti. Il calcio femminile, dove gli USA sono da sempre una potenza mondiale, continua a prosperare.
Il calcio non è più visto con sospetto o sufficienza. È diventato parte integrante della cultura sportiva americana, specialmente tra le nuove generazioni e nelle comunità multiculturali. Le partite della MLS, della nazionale, ma anche dei campionati europei, sono seguite con competenza e passione.
L'America ha Imparato a giocare (e ad amare) il calcio?
La risposta, osservando il percorso fatto dai tempi pionieristici ma fragili dei Cosmos, sembra essere un deciso sì. Il processo è in pieno svolgimento e la crescita appare inarrestabile. La MLS si consolida come una lega di destinazione attraente, il movimento giovanile è in piena espansione, il Mondiale 2026 promette di accelerare ulteriormente lo sviluppo.
Se l'avventura degli anni '70 fu un sogno affascinante ma effimero, costruito sulla sabbia delle superstar e del glamour, il calcio americano di oggi poggia su basi solide: investimenti a lungo termine, infrastrutture, sviluppo del talento locale e una cultura calcistica che sta mettendo radici profonde. Forse, come suggerito, è giunto il momento per il "vecchio continente", spesso ancorato a pregiudizi sul livello del gioco Oltreoceano, di iniziare a guardare con maggiore attenzione e rispetto a ciò che sta accadendo negli Stati Uniti. L'America non sta solo imparando a giocare a calcio; sta costruendo un futuro in cui vuole essere protagonista sulla scena mondiale. E questa volta, sembra fare sul serio.