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Calcio internazionale

Vivere il calcio come una religione

Dimentica Inghilterra e Brasile: ecco i paesi dove il pallone è sacro (e non te l’aspetti)

Vivere il calcio come una religione

Tifosi del Senegal

Quando pensiamo al calcio come religione, ci vengono in mente Maracanã, Anfield, Bombonera. In testa scorrono volti noti: Pelé, Messi, Beckham, Ronaldo. Ma fuori dal grande circuito europeo-sudamericano esiste un’altra mappa del mondo, dove il pallone pulsa con la stessa, se non maggiore, intensità. Una passione che infiamma le strade, riempie gli stadi, e racconta molto più di una partita.

Ecco quattro paesi in cui il calcio non è solo un gioco. È una fede, una ragione di appartenenza. E spesso, anche un grido di riscatto.


1. Iran – Il tifo oltre le barriere

Sotto i veli, dietro i divieti, il calcio in Iran è una vera esplosione popolare. I derby di Teheran tra Persepolis e Esteghlal infiammano milioni di persone. Nonostante le restrizioni — comprese quelle che per anni hanno impedito alle donne di entrare allo stadio — il tifo iraniano è tra i più viscerali e rumorosi del pianeta.

Le gradinate diventano spalti di protesta, sfogo, orgoglio nazionale. E quando la Nazionale gioca, il paese si ferma. Persino i regimi più rigidi devono arrendersi al fascino del pallone.


2. Indonesia – Il cuore calcistico del Sud-Est asiatico

Forse non lo diresti, ma l’Indonesia è il paese con la più alta densità di tifosi attivi in Asia. Le partite del campionato nazionale sono seguite da folle oceaniche, con coreografie che nulla hanno da invidiare a quelle delle curve europee.

Le squadre più popolari come Persija Jakarta o Arema FC hanno fan club numerosi quanto quelli di club di Serie A. Eppure, il sistema calcistico locale è in crisi cronica, tra scandali e infrastrutture precarie. Ma niente frena la passione: il calcio è il collante nazionale di una nazione frammentata in oltre 17.000 isole.


3. Senegal – Il sogno comincia sulla sabbia

In Senegal si gioca ovunque: nelle spiagge, nei campi sterrati, nei quartieri senza elettricità. Il calcio è un’educazione parallela, un futuro possibile, una via per uscire dalla povertà. La Nazionale è un simbolo di riscatto sociale. Non è un caso se nel 2022, dopo la vittoria della Coppa d’Africa, il paese è esploso in un’ovazione collettiva.

Dakar si è trasformata in uno stadio a cielo aperto. E ogni bambino ha cominciato a sognare di diventare il nuovo Sadio Mané. In Senegal il calcio non è solo passione: è identità e speranza.


4. Giappone – Disciplina, estetica e una nuova religione sportiva

In Giappone il calcio è diventato una forma d’arte moderna. Non ha la storia millenaria del sumo o la tradizione del baseball, ma ha conquistato spazio e cuore. Dal Mondiale casalingo del 2002, la crescita è stata costante: stadi pieni, club strutturati, giovani educati al fair play.

Il Giappone ha elevato il calcio a manifestazione di spirito collettivo. I tifosi sono famosi in tutto il mondo per pulire lo stadio dopo la partita, anche quando perdono. Una lezione di civiltà che parla più di mille slogan.

E attenzione: tecnicamente, oggi la J-League è tra i campionati più organizzati d’Asia. E i suoi talenti iniziano a brillare anche in Europa.


Il pallone batte ovunque

Il calcio non ha un unico centro. Non appartiene solo all’Europa, né al Sud America. Oggi vive e cresce in ogni angolo del mondo, alimentato da sogni, rabbia, poesia. E in paesi che non finiscono nei tabelloni della Champions, il pallone ha un valore ancora più profondo: è il ponte tra chi sei e chi vuoi diventare.

Forse è arrivato il momento di guardare altrove. Di scoprire che anche a migliaia di chilometri, c’è qualcuno che, come noi, vive al ritmo di un passaggio filtrante e sogna in fuorigioco.

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