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Giovani talenti

Arda Güler: il fenomeno turco che ha già il destino scritto

Scopri il probabile erede di Modrić e leggi la sua lettera al mondo

Arda Güler: il fenomeno turco che ha già il destino scritto

Arda Güler con la maglia del Real

Dalle strade di Ankara al tempio del calcio mondiale

Nato il 25 febbraio 2005 ad Altındağ, un quartiere popolare di Ankara, Arda Güler è cresciuto in una famiglia umile ma unita, dove il pallone era molto più di un gioco. A nove anni entra nel settore giovanile del Gençlerbirliği, ma è al Fenerbahçe che inizia a far parlare di sé: debutta in prima squadra a 16 anni e conquista in fretta i tifosi con una visione di gioco rara e una personalità da veterano.
A 17 anni riceve la maglia numero 10, eredità pesante che fu di Alex de Souza, suo idolo di sempre. Il soprannome? Il “Messi del Bosforo”.

Quando chiama il Real Madrid

Nel luglio 2023 il salto: Arda sceglie il Real Madrid, rifiutando le avances di Barcellona, PSG e Bayern. La scelta del cuore, come spesso ripete lui stesso. Ma c'è di più: prima della firma, chiede al club spagnolo di versare più del dovuto per il cartellino, così da aiutare economicamente il Fenerbahçe. Non è una leggenda metropolitana. È successo davvero.

Il debutto ufficiale arriva il 6 gennaio 2024 in Coppa del Re. Poi gli infortuni, la pazienza, e finalmente la consacrazione: primo gol in Liga il 10 marzo contro il Celta Vigo. A fine stagione, 6 gol in 12 presenze e un triplete da raccontare ai nipoti: Liga, Supercoppa di Spagna e Champions League.

Turchia nel cuore

Con la nazionale maggiore debutta nel 2022, ma è agli Europei 2024 che entra nella storia: segna un gol meraviglioso contro la Georgia, diventando il più giovane marcatore all’esordio in un Europeo. Record strappato a Cristiano Ronaldo, niente male per un ragazzo che ha ancora i brufoli e la voglia di spaccare il mondo.

Curiosità che raccontano chi è davvero Arda

  • Il gesto per il Fenerbahçe: ha chiesto al Real di pagare più della clausola rescissoria per sostenere il club che lo ha cresciuto.

  • Il regalo al padre: con il primo stipendio da professionista gli ha comprato un dono semplice, “ma pieno di significato”.

  • L’idolo brasiliano: non Messi né Ronaldo, ma Alex de Souza, ex 10 del Fenerbahçe.

  • Il cuore grande: nel 2024 ha inviato una maglia autografata a un giovane calciatore amputato, soprannominato “l’Arda Güler del calcio per amputati”.

  • L'autocritica dopo la Champions: «Non mi sentivo di averla vinta, non avevo giocato abbastanza» – ha confessato in un’intervista. Una maturità che spiazza.

Il futuro: Modrić va, Güler resta

Con l’addio di Luka Modrić, il Real Madrid sta plasmando una nuova identità a centrocampo. C’è Bellingham. C’è Camavinga. Ma l’astro nascente, quello da modellare e far brillare, è proprio lui. Arda ha tecnica, visione, tiro e… anima. Qualità che fanno la differenza quando si indossa il bianco più pesante d’Europa.


✉️ Da leggere fino all’ultima parola: la lettera che Arda ha scritto al mondo

«Quando ero piccolo, guardavo le partite del Fenerbahçe con mio padre e mio fratello. Non avevamo molto, ma avevamo il calcio. Io non vedevo l’ora che arrivasse il weekend per mettere la maglia gialla e blu, quella vera, anche se era un po’ troppo grande per me.

Sognavo solo una cosa: diventare un calciatore. Non per i soldi. Non per la fama. Ma per rendere orgogliosa la mia famiglia, per rendere orgogliosa la Turchia.

Il mio primo stipendio l’ho usato per comprare un regalo a mio padre. Non è stato qualcosa di costoso. Era un modo per dirgli “Grazie”. Lui ha creduto in me quando nessuno lo faceva. Lui si svegliava all’alba per portarmi agli allenamenti. Lui è il mio primo tifoso.

Quando il Real Madrid mi ha chiamato, ero incredulo. Mi sentivo come un bambino davanti a un sogno. Ma ho fatto una cosa prima di firmare: ho chiesto che pagassero più del necessario. Non per me. Per il Fenerbahçe. Per dire grazie anche a quel club che mi ha dato tutto.

Ho avuto tanti infortuni quest’anno. Non è stato facile. Ma ogni volta che sono entrato in campo, ho dato tutto. Perché io non gioco solo per me. Gioco per quelli che mi hanno guardato crescere. Per quelli che ancora oggi mi mandano messaggi dicendomi “Vai Arda, siamo con te”.

Essere turco, per me, significa non arrendersi mai. Significa portare nel cuore le proprie radici, anche quando giochi davanti a 80.000 persone al Bernabéu.

Non so cosa mi riserverà il futuro. Ma so questo: continuerò a lottare. A lavorare. A sorridere.

E, ogni volta che segnerò un gol, penserò a quel bambino con la maglia troppo grande che calciava il pallone nei campi polverosi di Altındağ.

Quel bambino non è mai andato via.

È ancora qui.

Con me.»

Arda Güler, The Players’ Tribune

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