Storie di calcio e di vita
12 Luglio 2025
il video e la foto postate sul profilo instagram di Julio Sergio
Nel giorno in cui il calcio è spesso accompagnato da polemiche sterili, da scudetti persi vissuti come tragedie e da tensioni esagerate, c'è chi ci ricorda che questo sport e i suoi protagonisti possono regalarci, fortunatamente, altro. Molto altro.
Un gesto semplice ma potente.
Julio Sergio si taglia i capelli a zero, all'apparenza un gesto quotidiano quanto banale. Ma questo gesto lo fa insieme al figlio, nello stesso momento, dallo stesso barbiere.
Poi condivide il reel sui social. Un video breve, ma capace di lasciare il segno più di mille parole e cento trofei. Due teste rasate, un abbraccio silenzioso, un amore che scavalca qualsiasi traversa.
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Il motivo è tanto semplice quanto profondo: condividere con chi si ama un percorso complesso e incerto.
In quel gesto – così intimo, e nello stesso tempo così pubblicamente condiviso – c'è tutta la forza di un legame. E tutto il significato più profondo del calcio. Non quello urlato dagli spalti o deformato dalle polemiche televisive.
Ma quello che ci riporta all’essenza di questo magnifico sport: essere squadra. Essere padri. Essere, naturalmente e soprattutto, uomini. E quando si è uomini si ha a che fare con la vita, inevitabilmente.
Julio Sergio, ex portiere di Roma e Lecce, ha vissuto la pressione dei grandi stadi e la gioia delle imprese impossibili. Ma oggi gioca una partita diversa. Più dura, più vera. Una partita che non si disputa sotto i riflettori, ma nel silenzio di un salone da barbiere. Una partita in cui non si difende la porta, ma si protegge un figlio, un amore, ciò che conta di più.
E allora, nel momento in cui comincia la partita, cosa può fare un padre?
ESSERCI.
Può dire «sono con te» rasandosi i capelli. Può diventare identico al proprio figlio, nel corpo e nello spirito. Può ricordargli – con un gesto semplice e profondo – che non è solo. Che si vince e si perde insieme. E noi speriamo tutti che si avveri il primo pronostico.
Viviamo in un tempo in cui, accanto a un pubblico appassionato e corretto, si verificano ancora episodi che fanno male al calcio: scontri tra tifoserie, cori inaccettabili, tensioni che nulla hanno a che vedere con lo sport. Sono una minoranza, certo, ma spesso fanno più rumore dei gesti autentici e delle emozioni vere. Per questo ogni tanto serve fermarsi, cambiare sguardo, e ricordare cos'è davvero il calcio. Anzi cosa è davvero la vita.
E il video postato su Instagram e ripreso da molti giornali, come quello di Julio Sergio, fa fermare tutto.
Perché quel reel – condiviso con naturalezza, senza retorica – ha il potere di ricordarci cos'è davvero la vita. Anche quando la osserviamo attraverso l’esperienza di un ex calciatore, abituato a parare rigori davanti a migliaia di persone. Perché ci sono sfide che richiedono molto più coraggio, lucidità e forza interiore di qualsiasi finale da vincere o rigore da parare. Sono il momento in cui un portiere si sfila i guantoni per accarezzare il figlio. Per stringerlo in un abbraccio che sostiene, che accompagna, che protegge.
La vita, quando entra in campo, non concede sconti.
Non fa melina, non gioca a perdere tempo, non aspetta il fischio finale.
Ti affronta a viso aperto, ti mette in ginocchio, ti costringe a tirare fuori chi sei.
E allora non servono trofei. Serve umanità.
Julio Sergio ha dimostrato che anche in un momento difficile si può essere esempio.
E che a volte un video di pochi secondi vale più di un’intera carriera.
Perché ci sono partite che non si giocano per i tre punti.