Nel 2008, mentre i giganti del calcio mondiale si contendevano la Champions League, un ragazzo di nome Chris Smalling, alto e promettente, calcava i campi dellaIsthmian League Division One South, l'ottavo livello della piramide calcistica inglese. Indossava la maglia giallonera delMaidstone United, un club semi-professionistico del Kent. Il suo stipendio?50 sterline a settimana. Per lui, il calcio era un impegno "part-time", una passione da incastrare tra gli studi per il diploma di scuola superiore (i cosiddetti A-levels) in economia e commercio. Era un sogno, certo, ma la realtà era fatta di campi fangosi e spogliatoi modesti, un mondo lontano anni luce dai riflettori della Premier League.
La sua storia, però, è la prova vivente che il talento, unito alla dedizione, può emergere dai contesti più inaspettati e sovvertire ogni pronostico.
Gli inizi: tra libri di scuola e campi di provincia
Nato a Greenwich, Londra, Smalling aveva iniziato la sua carriera nelle giovanili del Millwall, ma era stato svincolato a 16 anni perché ritenuto "troppo piccolo". Invece di arrendersi, si era concentrato sugli studi, continuando a giocare a livello non professionistico. Fu al Maidstone United che, dopo appena12 presenze, la sua vita cambiò per sempre. Nonostante la sua giovane età, la sua compostezza, la sua velocità e la sua imponente statura (quasi 1,94 m) non potevano passare inosservate.
L'occhio giusto e la grande occasione: Fulham e Roy Hodgson
Il primo a credere in lui a livello professionistico fu ilFulham, allora guidato da Roy Hodgson. Un osservatore del club londinese lo notò e, dopo un provino, Smalling firmò un contratto nel giugno 2008. Curiosamente, aveva già un accordo verbale con il Middlesbrough, ma la chiamata dalla Premier League era irrinunciabile.
Il suo esordio arrivò il 24 maggio 2009, contro l'Everton, subentrando a partita in corso. In quella stagione, il Fulham raggiunse una storica finale di Europa League, e sebbene Smalling non fosse un titolare, l'esperienza in un ambiente così professionale fu fondamentale per la sua crescita.
La chiamata di Sir Alex Ferguson: destinazione Old Trafford
Bastò una manciata di presenze in prima squadra con il Fulham per attirare l'attenzione del manager più vincente della storia britannica.Sir Alex Ferguson, noto per il suo fiuto nello scovare giovani talenti, vide in Smalling il potenziale erede della leggendaria difesa del Manchester United.
Nel gennaio 2010, quando Smalling aveva giocato appena una decina di partite in Premier League, lo United annunciò il suo acquisto per una cifra stimata intorno ai10 milioni di sterline, lasciandolo in prestito al Fulham fino a fine stagione. Ferguson lo descrisse come "uno dei migliori giovani difensori del paese", elogiandone "velocità, buona statura e capacità di leggere il gioco". La sua ascesa era stata così rapida che in una conferenza stampa, Ferguson commise una celebre gaffe chiamandolo "Mike Smalling", un aneddoto che ancora oggi accompagna la sua carriera.
Il salto nel Gotha del calcio: dalla Non-League alla Champions League
Il momento che cristallizza la sua favola arriva il13 febbraio 2013. In un'intervista, Smalling ricorderà sempre quel giorno. Meno di cinque anni prima guadagnava 50 sterline a settimana giocando contro attaccanti che di giorno facevano l'idraulico o l'elettricista. Quella sera, scendeva in campo alSantiago Bernabéuper gli ottavi di finale di Champions League.
Davanti a lui, il tridente delle meraviglie del Real Madrid:Cristiano Ronaldo, Mesut Özil e Karim Benzema. Il salto era stato vertiginoso: dai campi d'erba spelacchiata della non-League inglese al palcoscenico più prestigioso d'Europa, con il compito di marcare uno dei calciatori più forti di tutti i tempi. La partita terminò 1-1 e Smalling, pur non giocando dal primo minuto, subentrò per difendere il prezioso pareggio.
Oltre la favola: maturità, titoli e la rinascita a Roma
La sua carriera al Manchester United è stata un percorso di alti e bassi, ma costellato di successi:due Premier League, una FA Cup, una League Cup e un'Europa League. Con la nazionale inglese ha collezionato 31 presenze, partecipando a due Mondiali e un Europeo.
Nel 2019, quando la sua avventura a Manchester sembrava al capolinea, Smalling ha dimostrato ancora una volta la sua forza mentale, accettando una nuova sfida: il trasferimento allaRoma. In Italia ha vissuto una seconda giovinezza, diventando un pilastro della difesa e un idolo dei tifosi, che lo hanno affettuosamente soprannominato "Smaldini". Con la maglia giallorossa ha vinto laUEFA Conference League nel 2022, riportando un trofeo europeo nella capitale dopo oltre 60 anni.
Un messaggio universale
Oggi, la storia di Chris Smalling non è solo quella di un calciatore di successo, ma un manifesto per chiunque insegua un sogno. Il suo percorso ci insegna che non è importante da dove si inizia, ma la determinazione, il lavoro e la fiducia in se stessi che si investono lungo il cammino.
Perché, a volte, il viaggio dal guadagnare 50 sterline a settimana al marcare i più grandi campioni del mondo, e poi rinascere in una nuova città, può essere più breve e sorprendente di quanto si possa immaginare. Basta un'occasione, l'occhio giusto che ti nota, e la fame di chi sa cosa significa lottare per ogni singolo pallone, sia in un campo di provincia che al Santiago Bernabéu.
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