Storie di calcio
26 Agosto 2025
Jürgen Klopp
C’è un modo tutto suo di stare al mondo per Jürgen Klopp, un allenatore che ha rivoluzionato il calcio moderno non solo con idee tattiche vincenti, ma anche con un carattere genuino e trasparente. Quando il Borussia Dortmund torna campione di Germania nel 2011 interrompendo il dominio del Bayern Monaco, Klopp non si limita a vivere la festa da protagonista, ma si cala nella realtà del tifoso come uno di loro: appassionato, chiassoso, vulnerabile.
A fine partita, il fischio finale e la celebrazione in campo si trasformano in una notte lunga e allegra. A raccontare quella festa esuberante è lo stesso Klopp nella docuserie Inside Borussia Dortmund (2018), prodotta da Amazon Prime Video, che ha offerto al grande pubblico scorci inediti della sua vita da allenatore e uomo.
«Esagerai con l’alcol – racconta Klopp con ironia nel documentario – e, dopo la festa in campo, mi svegliai da solo dentro un camion, nel garage dello stadio Westfalen. Non ricordavo come ci fossi finito. Era un momento surreale, quasi da film.»
La notorietà di questa scena nasce proprio dalla sua franchezza: un uomo che ammette l’eccesso ma soprattutto si prende in giro, senza nascondersi. Anche il quotidiano tedesco Sport1 ha confermato l’episodio, aggiungendo che nello stesso garage, poco dopo, apparve anche Aki Watzke, l’amministratore delegato del club, che cercava di capire come far rientrare il proprio allenatore a casa, in un contesto di festeggiamenti che avevano letteralmente invaso la città di Dortmund.
La soluzione trovata da Klopp e Watzke è da commedia: decidemmo di fermare un’auto qualsiasi – scrivono diversi media tedeschi e italiani – offrendo 200 euro per il passaggio. Quel veicolo però nascondeva un particolare inatteso: il bagagliaio era pieno di polli vivi, destinati probabilmente a qualche mercato o ristorante.
Questa cavalcata notturna tra strade transennate per la parata, in un’auto “pollaio”, è diventata un aneddoto culto tra tifosi e addetti ai lavori. Non un racconto di vizi, ma di umanità e spontaneità.
L’anno seguente, Klopp fa il bis e conquista un altro scudetto con il Borussia Dortmund. Stavolta, ammette lui stesso in un’intervista ripresa da All Football, di aver “perso” quasi del tutto i festeggiamenti, essendo stato ancora una volta parecchio brillo. Non ci sono dettagli rocamboleschi questa volta, ma resta intatto il tratto genuino di Klopp, che condivide i propri limiti senza pose né vergogna.
Anni dopo, Klopp porterà questo modo di esserci al Liverpool. Nel 2019, alla conquista della sesta Coppa dei Campioni, l’allenatore è il volto simbolo di una città e una tifoseria elettrizzata. A bordo del bus scoperto, Klopp non si limita a guidare la carica emotiva, ma si immerge nella festa con uno spirito espansivo e coinvolgente, che si traduce nel famoso tormentone «Let’s talk about six».
Diversamente dalle feste del passato, qui l’immagine di Klopp è quella di un leader sobrio ma entusiasta, che conosce i propri limiti e anche l’importanza del gruppo. I media inglesi come This Is Anfield e Fox Sports hanno raccontato quegli attimi di commozione e allegria, sottolineando come Klopp non si sia mai staccato dalla realtà, mantenendo sempre uno stile popolare.
Questa storia non parla di eccessi o sregolatezze, ma di vicinanza e autenticità. Klopp non si mette su un piedistallo, non recita un ruolo di perfezione. Al contrario, è capace di mostrarsi vulnerabile, di ironizzare sulle proprie cadute, di ridere e cantare stonato con i suoi. La sua figura emerge come quella di un uomo che, per una notte, può anche diventare passeggero inatteso di un’auto con polli nel bagagliaio.
La mattina dopo però, il lavoro ricomincia: idee chiare, campo, pallone, pressing. Per Klopp la festa resta un ricordo prezioso da raccontare tra amici, mentre il calcio e la competizione sono il terreno serio su cui esercitare la propria arte.