Il caso
28 Agosto 2025
Franco Bragagna è una delle voci più amate e riconoscibili del giornalismo sportivo italiano, specialmente nel mondo dell’atletica leggera e degli sport invernali. Nato a Padova nel 1959 e residente a Bolzano, Bragagna conta oltre trent’anni di carriera alla Rai, dove ha seguito eventi sportivi internazionali di rilievo come 15 edizioni dei Giochi Olimpici (sia estivi che invernali), numerosi campionati mondiali di atletica e sci nordico e altre grandi competizioni. La sua voce, capace di unire tecnica, passione e approfondimento, ha accompagnato milioni di appassionati in decenni di storie sportive.
Il paradosso che da oltre un anno lo tiene lontano dai microfoni dei maggiori eventi internazionali è legato a un accumulo consistente di ferie arretrate da smaltire, accumulate negli anni. Secondo le normative interne della Rai, e analogamente ai contratti nazionali di lavoro per giornalisti, è obbligatorio che l’impiegato usufruisca delle ferie accumulatesi prima di poter andare in pensione. Bragagna, attualmente in attesa della pensione, è dunque bloccato in questa condizione, nonostante la sua espressa disponibilità a rinunciare a quei giorni di ferie pur di poter tornare in telecronaca.
Il giornalista ha avviato una causa legale contro la Rai proprio per poter esercitare questo diritto: chiedere di poter lavorare senza dover necessariamente smaltire tutte le ferie arretrate. Tuttavia, la Rai ha opposto un rifiuto, sostenendo la necessità di rispettare le normative vigenti per i piani di ferie di tutto il personale. Il caso ha scatenato un dibattito pubblico, poiché in passato la Rai ha concesso deroghe in altri casi analoghi, come quelli di Gigi Marzullo o Riccardo Iacona, che hanno potuto continuare a lavorare anche dopo la pensione o con modalità contrattuali diverse.
I fan di Franco Bragagna hanno risposto creando una petizione online, con l’obiettivo di far sentire la propria voce alla Rai e ottenere uno sblocco della situazione in tempo per i prossimi grandi eventi sportivi. La petizione, promossa dal gruppo Facebook "Franco Bragagna Fan Club", chiede che la Rai consenta al telecronista storico di seguire i Mondiali di atletica leggera di Tokyo, in programma dal 13 settembre 2025, e soprattutto le Olimpiadi invernali di Milano-Cortina 2026, definite dallo stesso Bragagna come la sua “ultima danza” (“The Last Dance”). Ad oggi, però, è difficile pensare che la situazione burocratica possa risolversi a breve, con il rischio concreto che il telecronista non possa tornare in cabina di commento prima del grande evento olimpico in Italia.
Perché è importante questo caso? Da un lato racconta la storia di un giornalista di enorme esperienza che vorrebbe concludere la propria carriera con grandi eventi sportivi; dall’altro mette in luce alcune rigidità dei contratti di lavoro pubblici – in particolare nei grandi enti come la Rai – che a volte possono sembrare più burocratiche che ragionevoli. Il contratto nazionale dei giornalisti, infatti, prevede chiaramente che le ferie accumulate debbano essere usufruite prima della cessazione del rapporto di lavoro. Ma esistono possibilità di deroga aziendali, da concordare con i comitati di redazione e i vertici, per situazioni particolari. Nei casi di Bragagna e di altri giornalisti, come Marzullo, Iacona o Maggioni, la Rai ha adottato approcci diversi, con soluzioni occasionali più flessibili quando era interesse dell’azienda.
Dal punto di vista normativo, le ferie arretrate sono state pensate per garantire il diritto al riposo dei lavoratori, ma in realtà accumularne molte può creare situazioni di stallo, anche a danno dell’azienda che perde figure professionali esperte nei momenti più importanti. Dal punto di vista della pensione, la legge italiana stabilisce che i lavoratori possono andare in pensione maturando requisiti anagrafici e contributivi, ma il proseguimento del rapporto dopo il pensionamento resta a discrezione del datore di lavoro, come ha ribadito di recente la Cassazione in casi analoghi per giornalisti Rai.
In conclusione, il caso Bragagna è emblematico perché rappresenta una partita non solo legale ma anche culturale sul rapporto tra diritto alla tutela dei lavoratori, esigenze aziendali e valorizzazione delle competenze professionali. La comunità degli appassionati di atletica e dello sport in generale spera di vedere la voce di Bragagna tornare a commentare grandi eventi nell’immediato futuro, mentre i dirigenti Rai dovranno valutare se trovare un accordo per consentire a un pilastro del giornalismo sportivo italiano di vivere un finale di carriera da protagonista, con la speranza che questo dialogo porti a soluzioni sostenibili anche per altri colleghi.