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28 Settembre 2025
Alberto Tomba in azione
Immaginate un momento: è il 1996, campionato mondiale di sci a Sierra Nevada. La tensione è palpabile, Alberto Tomba è sesto dopo la prima manche. La voce al microfono, calda e appassionata, inizia a tessere il racconto del possibile trionfo, mentre ora dopo ora le possibilità di vittoria si trasformano in una certezza. Quel narratore è Furio Focolari, una voce che sarebbe diventata per molti italiani il cuore pulsante dello sci alpino per oltre un decennio, grazie anche a un rapporto unico, professionale e umano, con il campione bolognese.
Furio Focolari, nato a Roma nel 1947, e noto giornalista sportivo, è stato la voce ufficiale Rai dei successi di Alberto Tomba dagli anni Ottanta fino ai trionfi mondiali. La loro collaborazione comincia negli anni delle prime vittorie di Tomba, quando Furio segue il campione dalla stazione di partenza alla linea d’arrivo, trasformando ogni discesa in un racconto epico. Focolari non era uno qualsiasi: appassionato di sci ma prima di tutto un autentico narratore, capace di un’energia contagiosa.
Il loro primo momento iconico insieme si registra proprio in una gara che sembrava impossibile da vincere: Alberto parte con il pettorale 25, una posizione non favorevole, eppure trionfa. Focolari ha raccontato: «Alla vigilia mi dissero che avrebbe vinto, neanche io ci credevo. Quando accadde mi disse ‘Te l’avevo detto, l’indomani replico’ e partì col 24 vincendo anche il gigante». Questo scambio denota non solo una complicità professionale, ma anche un rapporto fatto di fiducia reciproca.
Le telecronache di Focolari non furono mai solo commenti tecnici, erano anche storie umane che raccontavano il dietro le quinte dei grandi eventi. Alla vigilia di una gara a Garmisch, per esempio, Tomba si presentò al cancelletto di partenza con gli occhi rossi e l’espressione pallida. Focolari, notandolo impietrito, chiese cosa fosse successo. La risposta fu schietta e quasi comica: «Sono stato fino ad ora con una ragazza». Quell’episodio divenne parte della leggenda, narrato con ironia e affetto, perché Focolari riusciva a cogliere gli aspetti più intimi del campione senza mai tradirne la privacy, anzi mostrando un lato di Tomba che pochi conoscevano.
Tra le pagine più alte della loro collaborazione ci sono i Mondiali del 1996 a Sierra Nevada, dove, come ricordato, Tomba fece il bis vincendo due ori. Furio raccontò quei momenti con una forte dose di pathos, intrecciando numeri, emozioni e gesta atletiche con la sua voce istrionica e fuori dagli schemi, capace di accendere lo spirito di un’Italia intera.
Il racconto non si limitava a essere la cronaca delle gare, ma diventava parte integrante dell’esperienza per milioni di appassionati, coinvolti in prima persona grazie al linguaggio familiare e diretto del giornalista. Furio era anche uno che non lesinava battute e commenti ironici, rendendo ogni telecronaca un piccolo spettacolo, come quella volta che raccontò l’esilarante ritardo di Tomba cui seguì il trionfo: «Non facciamoci illusioni, purtroppo Alberto ha avuto disturbi intestinali...» ironizzò prima di assistere alla vittoria.
Quel rapporto non era solo lavoro: Furio e Alberto condivisero momenti di stima e complicità, raramente scontati tra cronisti e sportivi. Il giornalista era considerato parte della "famiglia Tomba", ben visto anche dal coach Paletta, figura chiave nella carriera di Alberto. Questa intimità professionale si tradusse in una narrazione autentica, sincera, in grado di captare le mille sfumature della personalità del campione, tra forza agonistica e qualche momento di umanità fragile.
Furio ha raccontato non solo Alberto Tomba, ma anche un'epoca e uno sport che si facevano raccontare da una voce che, con il passare degli anni, è diventata iconica: quella di un giornalista capace di fare della cronaca sportiva un racconto vivo e partecipato.
Dopo il ritiro dal grande schermo televisivo, Furio ha continuato la sua attività a Radio Radio, di cui è stato direttore, fino alla sua scomparsa a 78 anni dopo aver lottato con una grave malattia. La sua voce e il suo stile non solo hanno segnato un’epoca di sport italiano, ma hanno anche fatto sognare generazioni di tifosi con il racconto di un campione che ha saputo vincere con classe e carisma.