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«(Tutto fuorché) una squadra di calcio»

La storia del Velasca raccontata da chi l'ha vissuta: Matteo Cammarata (MC5)

Velasca

Questo libro riesce fin dal titolo a suggerire subito che non si tratta della classica epopea sportiva d’altri tempi: «(Tutto fuorché) una squadra di calcio» anticipa che qui la vera essenza non è la gloria della vittoria, ma la vita che ruota attorno amichevolmente caotica, autentica, piena di inciampi e risate.

Sul piano narrativo, l’opera prende spunto da un esperimento reale: un gruppo che durante il primo lockdown riscopre la voglia e il bisogno di scrivere insieme, di raccontare le proprie “disavventure” calcistiche, per dar loro una forma. Il risultato, come ci tiene a sottolineare lo stesso autore, è “grezzo” ma in senso positivo: senza finitura patinata, senza retorica da stadio, ma con il calore del vero raccontare.

Il valore più grande è proprio quello del collettivo. Non è il singolo campione a emergere, ma la squadra (nel senso umano), i compagni, gli ex-compagni, le battute, i falli, gli spogliatoi, le corse dietro a un pallone che non è solo di gomma ma di ricordi. L’ambientazione dell’epoca del lockdown aggiunge un ulteriore livello: una “interruzione” della vita quotidiana che permette di ritrovarsi, di rimettersi in contatto, e forse di trasformare ciò che era solo memoria in scrittura condivisa.

Sul piano stilistico, l’edizione, autopubblicata, con copertina flessibile, 160 pagine, conferma l’impronta intima e amatoriale del progetto. Ci sono momenti in cui la spontaneità (e talvolta la goffaggine della scrittura non professionale) si avverte: dialoghi, annotazioni, ricordi che emergono come commenti sui social. Questa “imperfezione” che in realtà diventa pregio: rende il racconto più umano e meno costruito.

Punti di forza del libro

  • Autenticità: il racconto è vissuto, non idealizzato. Si percepisce che chi scrive ha “giocato” davvero, ha condiviso spogliatoi e risate.

  • Spirito di gruppo: più che scegliere un eroe, si celebra il “noi”. È un gesto di amicizia, un ripensare collettivo.

  • Contestualizzazione temporale: il lockdown come detonatore, come “spunto” che ha dato la scusa per mettere nero su bianco ciò che altrimenti forse sarebbe restato solo un post.

  • Ironia e leggerezza: nonostante tutto, si ride. E si ride con commozione: quel tipo di risate che arrivano col tempo, guardando in dietro.

È un libro che vale la pena leggere, soprattutto per chi ha giocato in una squadra, per chi ama il calcio come momento di comunità più che come arena di campioni, e per chi apprezza racconti veri, con difetti, con risate, con amici che si sono ritrovati e hanno deciso di scrivere insieme. Non è perfetto: e proprio per questo è vero. Lo si legge con il sorriso, forse con un pizzico di nostalgia, e si sente, tra le righe, che il pallone è una scusa per “fare squadra” nella vita.

Il libro è disponibile su Amazon

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