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01 Dicembre 2025
Johan Cruyff Arena, la curva sommersa dal fumo dei fumogeni
La scintilla non è un gol, ma un lampo che corre lungo la prima curva: il cielo dello Johan Cruyff Arena si riempie di scie e boati, la nebbia di fumo avanza, l’odore acre si ferma in gola. In campo, i giocatori si guardano spaesati; in tribuna, qualcuno applaude, altri scattano indietro. Dopo appena cinque-sei minuti l’arbitro Bas Nijhuis ferma tutto. Passano 45 minuti, si prova a ricominciare. Altri fuochi. Fine. Gara interrotta e poi formalmente abbandonata: è il destino di Ajax–Groningen del 30 novembre 2025, serata in cui il calcio europeo ha ripreso a interrogarsi sulle proprie regole e sulle conseguenze, dentro e fuori gli stadi. Nella stessa giornata, lontano da Amsterdam, il Real Madrid strappa un 1-1 a Girona con un rigore di Kylian Mbappé e sale al secondo posto della Liga: due immagini opposte della stessa domenica, una di caos e l’altra di normalità agonistica. Ma è la prima a lasciare strascichi, perché accende il faro su un tema spinoso: chi paga — e quanto — quando la passione sconfina nel rischio?
La versione ufficiale, ripresa da più fonti, è netta: pirotecnici e fumogeni sulla curva dietro la porta, primo stop dopo 5’; tentativo di ripresa e nuova accensione; decisione finale di Nijhuis: sicurezza non garantita, gara sospesa per la serata e poi abbandonata. Il club di casa ha parlato di comportamento “assolutamente scandaloso”, promettendo di individuare i responsabili con le immagini a circuito chiuso. Secondo ricostruzioni coincidenti, la coreografia sarebbe stata un tributo a un tifoso recentemente scomparso. Le autorità cittadine e la KNVB hanno quindi avviato l’iter per decidere modalità e tempi di recupero, verosimilmente a porte chiuse. Non è la prima volta: nel settembre 2023, la “Klassieker” Ajax–Feyenoord venne prima interrotta e poi definitivamente fermata per lanci di fumogeni; la KNVB punì con una gara senza accesso alla storica “F-Side” e con ammende, e dispose il recupero di parte del match in un Arena deserta. Precedente che oggi torna attuale.
Quasi in contrappunto, quella stessa giornata vede il Real Madrid impattare a Girona: Mbappé sigla dal dischetto, 1-1, blancos al secondo posto a 33 punti (uno in meno del primo posto). È il richiamo alla normalità del gioco, mentre i riflettori giudiziari si spostano su Amsterdam: l’accaduto chiama in causa regolamenti nazionali e internazionali su responsabilità oggettiva, sicurezza e sanzioni.
Nelle competizioni europee vigono regole severe. L’Articolo 16 del Regolamento Disciplinare UEFA sancisce la responsabilità dei club per comportamenti dei tifosi: accensione di fuochi d’artificio, lancio di oggetti, invasioni di campo, atti di danneggiamento e messaggi provocatori possono tradursi in multe, chiusure parziali o totali, divieti di vendita biglietti ai tifosi ospiti e squalifiche dei settori. Le decisioni recenti sono un repertorio concreto: €50.000 di multa e chiusura della “Tribune Auteuil” al Paris Saint‑Germain; sanzioni a Benfica, Bayern, Marsiglia, Fenerbahçe, Slovan Bratislava, fino alla richiesta di risarcire i danni per sedili rotti o infrastrutture danneggiate. La logica della probatio sotto condizionale è chiara: spesso le pene scattano “con sospensione” per due anni e si attivano alla prima recidiva.
Questa architettura non riguarda solo lo scenario europeo: crea uno standard che influenza anche le leghe nazionali, in un clima di minore tolleranza verso la pirotecnica non autorizzata. È utile ricordare che, oltre alle ammende, le decisioni UEFA includono anche ordini di contattare il club danneggiato per risarcire entro 30 giorni: la responsabilità non è solo sportiva, ma anche patrimoniale.
In Olanda, chi introduce o accende fuochi d’artificio rischia un stadionverbod nazionale (divieto di accesso) di durata commisurata alla gravità e all’eventuale recidiva, con sanzioni pecuniarie accessorie fino a €450 e pene più pesanti per la violazione del divieto: fino a sei mesi di carcere e €900–€2.000 di multa in caso di ingresso nonostante il bando. La KNVB specifica che i divieti possono essere emessi anche per soggetti senza rapporto contrattuale (potere di procura conferito dai club), coprendo lo stadio e le aree limitrofe prima, durante e dopo le partite.
In Spagna, la Commissione Antiviolencia propone — oltre alle misure per i club — una batteria di sanzioni individuali: per esempio €3.001–€10.000 e fino a 12 mesi di divieto per invasioni di campo o accensione di bengale; cifre molto più alte per recidivi o soggetti già colpiti da bando. Le delibere periodiche mostrano un quadro di contrasto crescente, con particolare attenzione alle condotte pericolose in aree esterne agli stadi, ai cortei e ai pre‑partita.
In Italia, ai singoli possono essere applicate misure di prevenzione di polizia (come i DASPO) e, in sede sportiva, l’azione disciplinare colpisce la società: per i tifosi individuati scattano però procedimenti penali per reati specifici (lesioni, danneggiamento, resistenza) o violazioni di norme su esplodenti e sicurezza. Il messaggio è identico ovunque: la pirotecnica non autorizzata è un reato o un illecito amministrativo grave, oltre che una violazione sportiva, con conseguenze personali e per il club.
Il diritto sportivo non è cieco: anche dove vige la responsabilità oggettiva, esistono attenuanti. In Italia l’art. 29 CGS consente di ridurre o escludere la responsabilità della società se ricorrono condizioni come: modelli organizzativi adeguati, cooperazione con forze dell’ordine, uso efficiente di videosorveglianza, interventi immediati per far cessare la condotta e dissociazione dello stadio “sano”. È un elenco che si traduce in una checklist operativa.
In ambito UEFA, l’enfasi è su tre linee: prevenzione, collaborazione e servizio. Le decisioni disciplinari mostrano come i club che documentano piani di sicurezza, stewarding robusto, informazione preventiva ai tifosi e cooperazione con i Supporter Liaison Officer (SLO) possano ottenere valutazioni più favorevoli rispetto a chi appare inerte. La figura dello SLO, inserita nei criteri di licenza UEFA dal 2012 (oggi ribadita in guide pratiche e workshop con ECA e FSE), è l’asse di un dialogo che abbassa la temperatura delle curve e anticipa i rischi.
Le sanzioni economiche sono solo la punta dell’iceberg. La chiusura di settori o dell’intero stadio deprime il matchday revenue, colpisce sponsor e hospitality, e introduce un danno competitivo: giocare senza la propria curva, o senza pubblico, cambia il rendimento in casa e, in tornei a gironi o a eliminazione, può incidere sul cammino sportivo. Le diffide con sospensione per due anni creano un “tetto di cristallo”: un singolo episodio futuro può far crollare tutto.
C’è poi la traccia reputazionale: i dossier disciplinari restano, pesano nelle valutazioni delle autorità e influenzano gli apparati statali (prefetture, questure, ministeri) quando si decide su trasferte, capienze ridotte o regimi di vendita nominativa dei biglietti. In Francia, per esempio, la LFP ricorre sempre più a misure cautelari di huis‑clos parziale immediato in attesa dell’istruttoria, poi confermate (o modulate) a decisione finale. In Spagna, la Commissione Antiviolencia è divenuta negli anni un attore amministrativo incisivo, capace di combinare multe salate e chiusure temporanee ai club, e di proporre banning orders lunghi ai singoli.
È accaduto a Marsiglia il 29 ottobre 2023: l’aggressione al pullman del Lione con il ferimento di Fabio Grosso ha spostato il baricentro dal giudice sportivo al codice penale. In questi casi, le sanzioni sportive si affiancano a indagini, arresti e processi, e la priorità è la tutela dell’ordine pubblico. Il match fu rinviato e recuperato il 6 dicembre in clima vigilato, con vieto trasferta per gli ospiti: un promemoria che, quando la violenza esplode fuori dall’impianto, i club non sono automaticamente “colpevoli” in sede sportiva, ma restano parte di un sistema che deve prevenire, dialogare e segnalare i rischi.
La serata di Amsterdam ha riaperto una discussione antica con strumenti più moderni. Oggi i club non possono limitarsi a spegnere gli incendi: devono evitarli. La pirotecnica in curva non è un folklore innocuo, ma un fattore di rischio che produce chiusure, multe, diffide, gare a porte chiuse e, nei casi estremi, processi penali. Le norme ci sono — UEFA, FIGC, LFP, RFEF, KNVB — e i precedenti pure: ora la differenza la fa la capacità di prevenire. Con SLO credibili, controlli intelligenti, tecnologie efficaci e campagne chiare, il calcio può ridurre gli inciampi e tornare a parlare soltanto di gol. Nel frattempo, la domanda a cui tutti — club e tifosi — devono rispondere resta la più semplice: vale davvero la pena di mettere a rischio una stagione, o una carriera da tifoso, per dieci secondi di luce in più?