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05 Dicembre 2025
Una mano alzata verso la Curva, un respiro profondo, poi i primi palloni tra i guanti. A San Siro, la sera del 3 dicembre 2025, il nome di Josep Martínez appare sul tabellone: titolare contro il Venezia negli ottavi di Coppa Italia. L’ultima volta che lo spagnolo aveva imboccato la strada per Appiano Gentile era il 28 ottobre, poco prima delle 9.45, lungo la Provinciale 32 di Fenegrò. Lì, un urto, la sirena dell’elisoccorso, una comunità sotto choc. È morto un 81enne, Paolo Saibene, e da quel momento il portiere dell’Inter ha iniziato un percorso doppio: il recupero mentale per tornare in porta e un cammino giudiziario che difficilmente sarà breve. La prima tappa, calcisticamente, è arrivata con l’Inter-Venezia 5-1: Martínez in campo dal primo minuto. Sullo sfondo, restano da sciogliere i nodi della perizia cinematica disposta dalla Procura per ricostruire dinamica e velocità.
La scelta di impiegare Martínez non è stata un gesto simbolico ma una decisione tecnica accompagnata da sensibilità. L’Inter ha gestito il rientro con discrezione, puntando su un percorso di accompagnamento psicologico e su un contesto di spogliatoio protettivo. La gara con il Venezia ha restituito un portiere presente, inserito nel flusso del match, e allo stesso tempo un uomo che sta cercando una nuova normalità. Secondo le formazioni ufficiali, lo spagnolo ha iniziato tra i pali in un 3-5-2 rinnovato e ha vissuto la partita senza incidenti emotivi apparenti. È poco, è tanto: è un passo.
Il 28 ottobre 2025, a Fenegrò (Como), l’auto di Martínez — un SUV BYD — ha urtato il quadriciclo elettrico guidato dall’81enne. I primi rilievi e le testimonianze raccolte subito dopo indicano che la carrozzina avrebbe effettuato uno spostamento improvviso dalla ciclabile verso la carreggiata. Il portiere, illeso ma sotto choc, si è fermato per prestare aiuto. La vittima è deceduta sul posto nonostante i soccorsi. L’indagine per omicidio stradale a carico del calciatore è stata aperta come atto dovuto, con sequestro dei mezzi e accertamenti tossicologici di prassi.
Le fonti ufficiali confermano almeno due testimoni: una automobilista che seguiva la vettura di Martínez e un conducente che arrivava dalla direzione opposta. Entrambi avrebbero riferito di uno spostamento improvviso del mezzo dell’anziano verso sinistra, invadendo la corsia. In parallelo, la Procura di Como ha avviato la strada degli accertamenti tecnici: tra questi, la consulenza cinematica per determinare la dinamica esatta e, soprattutto, la velocità del veicolo del portiere al momento dell’impatto.
Subito dopo l’incidente, il sostituto procuratore di Como, Giulia Ometto, ha disposto l’autopsia sulla salma di Paolo Saibene. Gli esiti, riportati dalla stampa sportiva, escludono che il decesso sia stato provocato da un malore antecedente all’impatto: un dato che, pur non chiarendo la genesi dello sbandamento, restringe il campo delle possibili spiegazioni medico-legali. Gli accertamenti, comunque, proseguono e verranno correlati con i risultati della perizia tecnica sulla dinamica.
L’iscrizione nel registro degli indagati per omicidio stradale (art. 589-bis c.p.) apre scenari diversi a seconda delle violazioni accertate. In termini generali, le pene variano da un minimo di alcuni mesi fino a 2-7 anni nei casi standard di violazione del codice della strada, con ulteriori aggravanti possibili in presenza di alcol o droghe. Se invece venisse confermata una condotta della vittima ritenuta eccezionale e imprevedibile, il procedimento potrebbe chiudersi senza conseguenze penali per il conducente, lasciando il tema del risarcimento all’ambito civile e assicurativo. Al momento non risultano esiti ufficiali degli esami tossicologici; la prudenza è d’obbligo in attesa degli atti.
Dal 29 ottobre, la società ha affiancato a Martínez un team di psicologi coordinato all’interno della struttura sanitaria del club. L’obiettivo è stato duplice: aiutarlo a gestire l’evento traumatico e arginare l’overload emotivo, anche limitando l’esposizione ai social. Il portiere ha scelto di chiudere i propri profili per allontanare rumore e commenti ostili, seguendo un percorso di rielaborazione guidata dello shock. Una cornice che, unita alla vicinanza dello spogliatoio, ha consentito di preparare gradualmente il rientro agonistico.
Anche la comunicazione è stata calibrata. Il 28 ottobre l’Inter ha annullato la conferenza stampa di Cristian Chivu prevista alla vigilia di Inter-Fiorentina, segnale di rispetto verso la vittima e di tutela del proprio tesserato in un momento di vulnerabilità. Nelle ore successive, uomini-chiave del club hanno presidiato accanto al giocatore le procedure di legge. Piccoli gesti, ma incisivi: dallo spazio per il silenzio al ritorno misurato al lavoro ad Appiano, passando per la telefonata di vicinanza alla famiglia Saibene.
È stato un ritorno sobrio, senza protagonismi. Nella partita finita 5-1 per l’Inter, con doppietta di Marcus Thuram e reti di Diouf, Pio Esposito e Bonny, Martínez ha gestito ordinaria amministrazione. Il gol del Venezia porta una deviazione che lo coglie di controtempo: episodio che non cambia la sostanza di una gara governata dai nerazzurri fin dall’inizio. L’aspetto più significativo resta simbolico: la capacità del portiere di stare nel gioco, dentro una routine che — per un estremo difensore — è fatta di attenzione e tempi d’uscita. Sono movimenti ripetuti migliaia di volte in carriera che, dopo un trauma, bisogna ri-impadronirsi. E lui lo ha fatto.
Tre domande guidano la perizia tecnica:
La consulenza cinematica, con misurazioni e calcoli sui segni di frenata, mira a rispondere in modo oggettivo. I tempi non saranno corti: si parla verosimilmente di settimane per i primi riscontri e di mesi per chiudere il fascicolo. Fino a quel momento, l’indagine resta aperta e lo status di indagato non equivale a colpevolezza.
Il luogo del sinistro, la SP32 – via Bergamo a Fenegrò, è una strada di scorrimento con una ciclabile a margine. Le ricostruzioni giornalistiche descrivono un tratto non presidiato da telecamere, con limiti che nel comprensorio possono variare tra 50 e 90 km/h a seconda dei segmenti. A prescindere dalla casistica, è il classico scenario in cui basta uno scarto imprevisto, un occhio distolto, e la distanza di sicurezza si consuma in un attimo. È precisamente questo crinale — fra imprevedibilità e condotta di guida — che la Procura proverà a definire con i propri consulenti.
Nel racconto interno all’Inter, pesa l’idea di un cerchio intorno al portiere. Compagni, staff e allenatore hanno fatto scudo nei giorni dell’impatto emotivo, accompagnandolo nelle prime sedute ad Appiano. L’allenatore Cristian Chivu ha sottolineato più volte — anche nelle conferenze delle settimane scorse — l’importanza di un gruppo capace di tenere insieme energie mentali e motivazioni. Un frame che si ritrova nella gestione del rientro: passo dopo passo, senza forzare. In questo equilibrio, la componente psicologica fornita dal club ha fatto il resto.
È inevitabile che, per un atleta, la partita diventi anche strumento di rielaborazione. Tornare in porta significa confrontarsi con la routine, ma non rimuovere. Finché la perizia non avrà chiarito ogni passaggio, il caso resterà in primo piano. Da un lato, dunque, c’è il calendario della Coppa Italia (ai quarti i nerazzurri affronteranno la vincente di Roma-Torino), dall’altro i tempi della giustizia, che non sono sovrapponibili. L’auspicio è che l’accertamento tecnico, incrociato con l’autopsia e le testimonianze, consenta una lettura univoca dei fatti. Fino ad allora, ogni commento deve restare ancorato alle fonti e alla prudenza.
Al netto dei colori, c’è un tema che supera il calcio: la convivenza tra ciclabili, micro-veicoli elettrici e traffico sulle provinciali; la qualità della segnaletica; la necessità di educazione stradale per automobilisti e utenti vulnerabili. Quando una tragedia accade su margini stradali senza barriere fisiche, ogni elemento — un improvviso malfunzionamento, un sbandamento, una distrazione — può diventare fatale. Non è il tribunale del tifo a dover giudicare: lo faranno i magistrati, con dati e misure. Al calcio, semmai, spetta un compito minimale ma non banale: offrire un contesto umano a chi deve continuare a vivere e lavorare dopo un trauma, e riconoscere con rispetto la memoria della vittima.
Dal punto di vista tecnico, il rientro di Martínez consegna a Chivu una soluzione concreta nelle rotazioni, specie in una fase densa tra Serie A e Coppa Italia. La gara con il Venezia ha mostrato un portiere allineato ai principi del sistema nerazzurro: gestione palla con i piedi, appoggi interni puliti, uscite misurate. In notti come queste, il voto conta meno della disponibilità mentale: stare tra i pali quando tutto intorno urla altro richiede un tipo di concentrazione particolare. È un pezzo di professionalità che spesso diamo per scontato. La strada resta in salita, ma la prima curva è stata presa.