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08 Dicembre 2025
Là dove di solito si ascoltano cori e si vedono fumogeni, venerdì mattina a Istanbul gli ingressi degli stadi sono rimasti chiusi e in silenzio. Le notizie correvano più veloci dei pullman delle squadre: la Procura ha disposto 46 mandati di arresto nell’ambito dell’inchiesta su scommesse e combine che da settimane scuote il calcio turco. Tra gli indagati – dicono gli atti – 27 calciatori sospettati di aver puntato persino su gare delle proprie squadre. Nel fascicolo spunta il nome del giovane difensore del Galatasaray, Metehan Baltacı, già sanzionato in sede sportiva e ora citato nei provvedimenti della magistratura. Un terremoto che non risparmia i piani alti: in manette o fermati anche dirigenti e figure note dell’ambiente, mentre la scure tocca pure gli arbitri, già al centro di un’ondata di sospensioni senza precedenti. Il sospetto, sempre più concreto, è che la rete dell’azzardo illegale abbia infilzato la piramide del calcio turco dai vertici fino alle serie minori.
Il primo tassello visibile risale a fine ottobre 2025, quando il presidente della TFF, İbrahim Hacıosmanoğlu, ammette pubblicamente che 371 su 571 arbitri hanno conti su piattaforme di scommesse, con 152 che avrebbero scommesso attivamente. In conferenza parla di “tolleranza zero” e annuncia deferimenti immediati. È il sasso che rompe lo stagno.
Segue una raffica di atti disciplinari: a metà novembre 2025 il PFDK comunica 102 squalifiche tra Süper Lig e 1ª Liga, mentre vengono sospese per due settimane le attività di Seconda e Terza Divisione, al fine di completare gli accertamenti. In quell’elenco compaiono – tra gli altri – il difensore del Galatasaray Metehan Baltacı (stop di nove mesi) e il compagno Eren Elmalı (45 giorni). La fotografia che emerge è quella di un sistema permeabile all’azzardo, non di singole mele marce.
Il 5 dicembre 2025 scatta però il passaggio più sensibile: la Procura di Istanbul apre la seconda fase dell’indagine penale, ordina 46 arresti e dichiara che 27 calciatori sono sospettati di aver scommesso sulle proprie partite. Tra i nomi rilanciati dai media, oltre a Baltacı, spunta quello del centrocampista del Fenerbahçe, Mert Hakan Yandaş, che – secondo gli inquirenti – avrebbe piazzato giocate tramite un terzo. Le procure sottolineano, in più, i sospetti su alcune gare delle categorie inferiori, con ipotesi di manipolazione del risultato.
Sullo sfondo, il coinvolgimento di dirigenti e volti noti del calcio turco – tra cui l’ex numero uno dell’Adana Demirspor, Murat Sancak, e il fischietto Zorbay Küçük – a dimostrazione di un’indagine che corre su più binari: dalle condotte individuali dei calciatori alla possibile rete di scommesse illegali che avrebbe condizionato segmenti del calcio professionistico. Le cronache, in queste ore, parlano di 35 persone già in stato di fermo e di 5 ricercate all’estero.
Il dato “nudo” – 46 mandati, 27 calciatori al centro – vale più di qualsiasi commento. Ma la gravità si legge anche nei numeri che preparano il terreno: 371 arbitri con account su siti di betting, 1.024 calciatori deferiti, 102 squalifiche già irrogate, 2 settimane di stop ai tornei minori. È l’evidenza quantitativa di una contaminazione diffusa che travalica il gesto isolato. In un campionato in cui gli interessi economici sono cresciuti, la diffusione capillare del gioco d’azzardo online ha rappresentato il detonatore perfetto.
Gli atti accennano a gare di terza serie sotto la lente tra 2023 e 2024, e a una rete di contatti fra giocatori e dirigenti. Lo scenario investigativo – che resta da verificare in aula – è quello classico: flussi di denaro sospetti, scommesse pre-match e live su mercati “di nicchia”, e possibili aggiustamenti in campo su micro-eventi (ammonizioni, rimesse, calci d’angolo) o sul risultato. La letteratura internazionale sul tema insegna: le serie inferiori, con stipendi spesso più bassi e controlli meno stringenti, sono l’habitat ideale per i corruttori.
La reazione della TFF è stata imponente, almeno sul piano amministrativo: lista dei deferiti, squalifiche plurime, sospensione di interi campionati per consentire ai club di riorganizzarsi e agli inquirenti di lavorare. Il presidente Hacıosmanoğlu ha parlato di “crisi morale” e promesso di ripulire il sistema. Una retorica che dovrà trasformarsi in governance: maggiori controlli sui tesserati, tracciabilità dei pagamenti, cooperazione sistematica con l’unità antiriciclaggio turca e con i provider legali di scommesse per le segnalazioni di allerta (movimenti anomali delle quote, pattern sospetti).
Cosa non sappiamo ancora? Mancano – per evidenti esigenze investigative – i dettagli su tutte le partite sotto esame, le modalità precise delle combine e la mappa completa dei flussi finanziari. Le autorità hanno fatto trapelare che cinque sospettati si troverebbero all’estero, ma non è stata resa pubblica la lista integrale dei 27 calciatori indagati. In altre parole: la storia è tutt’altro che chiusa.
Nel calcio turco la forbice tra top club e serie inferiori è ampia. La combinazione di salari modesti in Seconda e Terza Divisione e la disponibilità capillare di app di betting crea un’asimmetria tentatrice: piccoli importi possono diventare grandi incentivi. Se la compliance dei club è debole, i varchi si aprono.
Le piattaforme moderne offrono centinaia di mercati per singola partita. I cosiddetti micro-bets (falli, rimesse, corner, cartellini) sono difficili da monitorare in tempo reale e riducono la soglia del rischio percepito per chi vuole manipolare: alterare un corner al 20’ sembra “meno grave” di truccare un risultato, ma è altrettanto tossico.
Che 371 arbitri risultino in possesso di conti scommesse è un campanello d’allarme gigantesco. Anche senza combine, il solo conflitto d’interesse mina la fiducia. L’integrità arbitrale non è negoziabile: serve un sistema in cui il legame fra ufficiali di gara e betting sia non solo vietato, ma reso impossibile sul piano tecnico.
Sul piano penale, la Turchia dispone di una normativa specifica contro la manipolazione delle competizioni legata alle scommesse. In caso di condanna, sono previste pene detentive e sanzioni accessorie. In parallelo, la giustizia sportiva – tramite PFDK e organi di controllo della TFF – può comminare squalifiche e ammende, fino all’estinzione del tesseramento nei casi più gravi. La recente ondata di 102 squalifiche e il deferimento di oltre mille tesserati indicano che l’azione disciplinare proseguirà su un binario autonomo rispetto all’esito dei processi.
Non è solo un caso turco. Il betting online è un fenomeno globale, le quote si muovono in tempo reale su piattaforme accessibili ovunque, e le filiere che cercano di sfruttare le asimmetrie informative non conoscono confini. La tenuta del calcio europeo – non solo in Turchia – passa da regole comuni, scambi di dati e standard condivisi di integrità. Se una Süper Lig semplificata dal mercato e ferita dall’azzardo perde valore, l’eco arriva anche nelle coppe europee e nei bilanci dei club del continente.
Il caso dei 46 mandati di arresto è un allarme, ma anche un’occasione: trasformare una crisi morale in un salto di qualità nelle tutele, nei controlli e nella cultura. Perché le storie migliori del calcio – quelle che ricordiamo – non sono mai scritte nella chat di un allibratore, ma in novanta minuti in cui tutto, finalmente, rimane sul campo.