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Viaggio dentro l'Ajax Academy: la scuola della scelta

A De Toekomst, “Il Futuro”, il talento non viene celebrato: viene reso affidabile. Prima si educa lo sguardo, poi il piede

Viaggio dentro l'Ajax Academy: la scuola della scelta

C'è un momento, nelle sedute dell'Ajax, in cui capisci che qui il calcio non è un gesto: è una sequenza di micro-decisioni. La palla viaggia veloce, lo spazio è poco, il tempo ancora meno. Eppure la scena non è frenetica: è lucida. La vera differenza non la fa chi “sa fare”, ma chi sa cosa fare un battito prima degli altri.

Se stai leggendo, la promessa è semplice: alla fine di questo articolo avrai chiaro perché l'Ajax è diventato un sinonimo di formazione. Non per il mito. Per il metodo.

Il luogo: De Toekomst

Il centro di tutto è De Toekomst: il nome significa «Il Futuro» e racconta già l’ambizione. È un posto in cui il presente serve a una sola cosa: costruire comportamenti che reggano domani, quando il ritmo sale, quando la pressione morde, quando le scelte pesano.

L'ossessione numero uno: vedere prima

All'Ajax la parola “scansione” non è un vezzo moderno: è una necessità. La postura del corpo, l'angolo delle spalle, il controllo orientato non sono dettagli estetici: sono strumenti per guadagnare mezzo secondo. E mezzo secondo, in certi campi, è una vita intera.

Qui si allena il gesto insieme alla lettura:

  • ricevi già sapendo dove sta l’uomo libero,
  • tocchi già sapendo dove vuoi portare la palla,
  • passi già immaginando il movimento successivo.

È una scuola che trasforma il talento in abitudine. E l’abitudine, nel calcio, è ciò che resta quando l’emozione ti toglie lucidità.

Come appare una seduta “in stile Ajax”

Non serve immaginare esercizi esotici. Il punto è come vengono resi difficili quelli normali.

  1. Rondo ad alta richiesta
    Pochi metri, tanti corpi, tocchi rapidi. Ma il dettaglio è nei vincoli invisibili: ricevere orientati, cambiare lato appena la pressione si sbilancia, trovare il “terzo uomo” quando sembra non esistere.

  2. Giochi di posizione
    Spazi divisi, jolly, zone che contano. Qui non si “palleggia”: si costruiscono linee, si crea superiorità, si obbliga la testa a restare accesa. L’esercizio non premia l’ego, premia la soluzione.

  3. Transizione immediata
    Regole semplici e severe: palla persa, reazione immediata. Non come gesto atletico, ma come cultura: la riconquista non è un momento separato, è parte della stessa frase calcistica.

Tutto torna alla stessa idea: se sei bravo solo quando hai tempo, non sei ancora pronto.

Tecnica “sporca”, non tecnica “pulita”

L'Ajax non cresce giocatori da tutorial. Cresce giocatori da partita vera: controlli “utili”, passaggi che arrivano nel tempo giusto, conduzioni brevi per attirare e liberare, cambi ritmo essenziali.

La tecnica viene spostata dal piano dello spettacolo a quello della funzionalità. È un’educazione quasi adulta: non ti chiede di fare di più, ti chiede di fare meglio e più spesso.

Il talento come responsabilità

Un altro tratto che resta addosso è la responsabilità. Se sei dentro un sistema così, non puoi vivere di colpi: devi essere leggibile per gli altri, devi dare continuità all’azione, devi farti trovare. Il giocatore, qui, non è un artista solitario: è un interprete. E l’interpretazione è libera solo quando la grammatica è solida.

La frase chiave (quella che regge tutto)

All'Ajax il talento non è un episodio. È una ripetizione di scelte corrette.

In 60 secondi

De Toekomst («Il Futuro») è il simbolo di una formazione che non punta a creare gesti rari, ma comportamenti ripetibili. L'Ajax educa a vedere prima, decidere meglio, reggere la pressione. La differenza non è l’esercizio: è l’intensità mentale con cui ogni esercizio diventa un problema da risolvere.

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