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22 Dicembre 2025
Il pullman si ferma davanti al Toho Stadium quando in città è ancora freddo di prima mattina. Sul sedile in fondo, cappellino calato e borsa a tracolla, c’è un uomo che ha preso l’abitudine di piegare le lancette. È Kazuyoshi “Kazu” Miura: tra poche settimane compirà 59 anni e sta per ripartire da Fukushima. Non come ospite d’onore, ma con il tesserino in tasca e la voglia sommessa – ma ostinata – di giocare ancora. L’annuncio ufficiale è atteso in una cornice che è ormai un rito personale: l’11 gennaio 2026 alle 11:11, un orario “simmetrico” che richiama la sua storica maglia numero 11 e che, in Giappone, è diventato una firma scenica, quasi una scaramanzia. Stavolta il palcoscenico è la J3 League, la terza serie, con la maglia del Fukushima United: prestito in arrivo dall’Atletico Suzuka, la squadra con cui ha appena chiuso la stagione in JFL (quarta divisione). Per qualcuno sarebbe nostalgia; per Kazu, è semplicemente un’altra partita.
La notizia – circolata inizialmente sui media giapponesi e rilanciata a livello internazionale – racconta di un accordo di prestito di un anno tra Atletico Suzuka e Fukushima United. L’operazione, secondo le testate locali, è in via di formalizzazione: la presentazione è pianificata nella finestra “simbolica” di domenica 11 gennaio 2026 alle 11:11. Il club di Fukushima milita stabilmente in J3 dal 2014 e gioca al Toho Stadium: uno scenario che negli ultimi mesi è diventato anche laboratorio di rigenerazione urbana, grazie a un progetto di nuovo stadio in legno – annunciato dal club – pensato come struttura a impatto minimo e circolare, con il coinvolgimento diretto della comunità locale. Un contesto carico di significati, per una città che da 2011 porta addosso il peso della ricostruzione e della parola resilienza.
Gli spostamenti recenti di Kazu hanno spesso seguito la liturgia dell’11:11: un dettaglio che è diventato segno distintivo. I media giapponesi ricordano che gli annunci delle sue ultime avventure sono stati schedulati a quell’ora, l’11 gennaio, in omaggio all’11 sulle spalle. Anche l’imminente presentazione a Fukushima si inserisce in questa tradizione: un modo per dire che il tempo è una variabile pieghevole, soprattutto quando si racconta una carriera in cui i numeri non sono cifre, ma simboli.
L’ultima annata con l’Atletico Suzuka è stata di resistenza: rientro da un problema alla gamba a gennaio, un debutto stagionale arrivato soltanto a metà giugno 2025 e spezzoni per provare a incidere quando la benzina pesa quanto l’esperienza. Nel bilancio c’è anche un epilogo amaro per il club – la retrocessione nei campionati regionali dopo i playout – che rende ancora più logico il prestito a Fukushima per una vetrina stabile in J3.
Il 2026 per Miura non è un numero qualunque. Sono 40 anni di carriera professionistica: una linea temporale che parte dall’adolescenza brasiliana e arriva alla terza divisione nipponica senza perdere la tensione emotiva del debutto. “Non ho mai desiderato davvero smettere”, ha confidato in una recente intervista pubblicata dalla FIFA, sottolineando come il motore sia rimasto sempre lo stesso: “Voglio vincere. Voglio migliorare. Voglio giocare.” Parole che, a questa età, valgono da manifesto.
Il Fukushima United è in J3 dal 2014 e negli ultimi due anni ha alzato l’ambizione manageriale, ottenendo anche le condizioni infrastrutturali e licenziali per guardare in prospettiva alla J2 quando la classifica lo permetterà. L’idea del “minna no stadium” – uno stadio “di tutti” – si inserisce in una visione di lungo periodo, con un’architettura modulare, smontabile e riciclabile, alimentata da strategie energetiche “passive” legate al microclima della conca di Fukushima. Un progetto con un forte contenuto pedagogico: dal coinvolgimento di cittadini e scuole alla trasmissione di competenze di lavorazione del legno.
A livello internazionale, il dialogo sui record di longevità nel calcio è spesso confuso: esistono calciatori “tesserati” oltre i 60 o i 70 anni in contesti dilettantistici o semi-pro, ma Miura ha mantenuto per decenni uno status di attività continuativa nel professionismo che lo rende caso unico per visibilità, impatto mediatico e continuità. Nel 2025 le agenzie internazionali ricordavano come si trattasse della sua 40ª stagione e del ritorno in campo a 58 anni, con la prospettiva – oggi concreta – di alzare ulteriormente l’asticella nel 2026. L’elemento distintivo non è soltanto l’età, ma la volontà di competere dentro campionati strutturati, con carichi e requisiti di idoneità sportiva verificati.
Le parole di Kazu – “Non ho mai sentito il desiderio di ritirarmi” – non sono slogan, ma una traccia di metodo. La disciplina citata nell’intervista FIFA è la cifra di una manutenzione quotidiana fatta di micro-obiettivi: elasticità, forza funzionale, prevenzione degli infortuni, qualità del sonno. In termini sportivi, la prospettiva più realistica è un impiego da rotazione: pochi minuti a gara, mirati, per dare densità alle scelte di game management dell’allenatore. A Fukushima, dove la J3 si decide spesso per dettagli, quei minuti possono valere punti.
Se il Fukushima United opterà per un 4-4-2 “ibrido” o per un 4-2-3-1 flessibile, l’impiego di Kazu può avere due declinazioni:
Tra i molti virgolettati, colpisce la semplicità con cui Miura ha sempre raccontato la sua relazione con il calcio. “Voglio vincere. Voglio migliorare. Voglio giocare”, ha ribadito. E – aggiunge – “non giocare mi fa male”. È la frase che tiene insieme le quattro decadi di carriera, dai colpi d’esterno a Santos ai minuti in JFL, dal Genoa al Portogallo di Oliveirense, fino al presente che lo riporta in J3. Una traiettoria che, a Fukushima, potrà dire ancora qualcosa. Magari poco, magari tantissimo. Ma lo dirà in campo.
Al momento in cui scriviamo (22 dicembre 2025), i media giapponesi e internazionali danno l’operazione come imminente, con la formalizzazione attesa nell’evento dell’11/01/2026. In assenza di comunicati conclusivi, alcuni dettagli operativi (durata del prestito e opzioni) restano soggetti a conferma.